UDINE - «Se passa questo tipo di testo ci batteremo per arrivare al referendum abrogativo». Il gruppo consiliare di An e il deputato diessino Alessandro Maran rilanciano l'attacco sul friulano. Un asse destra-sinistra che contesta alcuni punti chiave del testo di legge uscito giovedì dalla commissione: silenzio-assenso, uso veicolare della lingua, obbligo del bilinguismo negli atti pubblici e nella cartellonistica. In mattinata a Udine, presente anche il senatore Giovanni Collino, i consiglieri di An Ciriani, Ciani, Dressi e Di Natale non le mandano a dire. Ce l'hanno con «certi friulanisti», quelli che renderanno «il Friuli e i friulani una sorta di riserva indiana», oltre a scaricare sulle amministrazioni locali «i costi aggiuntivi di una burocrazia bilingue a forte rischio di costituzionalità)». Sono due i passaggi che, secondo An, vanno cambiati in una legge che, altrimenti, «non ci farà capire non solo a Treviso o Venezia ma anche a Trieste e Monfalcone», considerata «inutile, dispendiosa, wliuta dal rifondatore Roberto Antonaz, e che già vede la corsa ai milioni di euro per libri di testo che sarannoi vagliati dal carrozzone politico dell'Arlef per amici e compagni di merende». Il primo passaggio è quello legato all'introduzione del friulano nella pubblica amministrazione. «Quando gli enti locali capiranno che dovranno assumere traduttori e specialisti si renderanno conto che i costi sono spropositati e cercheranno di tirarsi fuori», osserva il capogruppo Ciriani. E Di Natale aggiunge: «Chi andrà a spiegare alla gente che, per quelle assunzioni, si è dovuto rinunciare a forme di assistenza locale per motivi di bilancio?». Il secondo nodo è il silenzio-assenso. «È assurdo - dice Ciani - che i genitori debbano comunicare una non volontà». Ma An si scaglia pure contro l'uso veicolare della lingua ed è fortemente perplessa sull'articolo 3 che prevede la possibilità per i consigli comunali di decidere, con semplice delibera, l'uscita dalla «perimetrazione». E ancora i finiani denunciano «costi altissimi». «Quando si parla di costi della politica - riileva Collino - dobbiamo avere in mente anche queste cose. Cioè leggi che creano solo centri di spesa. E per giunta a favore di chi comanda». Referendum, dunque, «se il testo non cambierà». Referendum anche per Maran, come ribadito ieri sera pure a una trasmissione di Tele Pordenone, condotta da Michelangelo Agrusti, presente anche l'editorialista del Piccolo Paolo Segarti. «Aspetto dì vedere il testo che uscirà dal consiglio regionale - dice il deputato dei Ds - ma, se non si risolvono in altra mainiera le questioni dell'uso veicolare e del silenzio-assenso, la strada referendaria è aperta». Sempre ieri anche il gruppo della Margherita ha discusso di friulano, alla vigilia dell'incontro odierno della maggioranza. «Due i punti da chiarire meglio - riassume il capogruppo Cristiano Dogano -: l'uso della lingua nelle pubbliche amministrazioni, con la formulazione della 482 che mi pare preferibile a quella del testo uscito dalla commissione, e l'autonomia scolastica, che va garantita evitando eccessive infrastrutture». E oggi a Udine le assise delle rappresentanze friulane si ritrovano alle 17.30, nell'aula magna dell'Ateneo friulano, per l'appello ai consiglieri regionali: quello di approvare una buona legge di tutela.
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