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SEBEROS DE IMPRENTA

02/03/2007
Montanaru, poeta randagio sulle strade del sardismo

de Duilio Caocci 

Unione Sarda del 02.03.2007 

A cinquant'anni dalla morte la sua amata Desulo gli dedica una giornata di studio, riflessioni e preghiere 

Il 3 marzo 1957, a quattro anni dalla paralisi che lo aveva colpito e ne aveva irrimediabilmente minato la salute, moriva a Desulo Antioco Casula, uno dei maggiori poeti sardi della prima metà del Novecento. Nella ricorrenza del cinquantenario della morte il suo comune, in collaborazione con l'associazione culturale "Padentes", ha deciso di onorare la memoria del poeta, dedicandogli una intera giornata. Nato nel 1878, Antioco Casula, più noto con lo pseudonimo di "Montanaru" con cui firmava le sue poesie, fu uno studente insubordinato e, abbandonata la scuola dopo qualche anno di ginnasio a Cagliari e un'esperienza presso il collegio di Lanusei, si arruolò nell'arma. Fu così che, "randagio per tutte le strade della Sardegna", conobbe la sua isola dai "picchi di Gallura alle colline del Logudoro", da Cagliari a Sassari, da Tempio a Nuoro, e ne apprezzò la ricchezza linguistica e letteraria. Mentre leggeva e ascoltava i poeti sardi e li confrontava con i poeti italiani contemporanei e con i classici, avvertiva, nel cortocircuito di tradizioni, l'inattualità di alcuni moduli letterari ? come quelli arcadici ? e la necessità di una poesia capace di esaltare i valori identitari della sua terra. Aveva senz'altro presente la poesia del grande Bustianu Satta, di soli dieci anni più grande di lui, che nei primi anni Novanta dell'Ottocento aveva pubblicato a Sassari i Versi ribelli, e certamente conosceva la prima produzione civile del Carducci, quando decise di presentare alla "Piccola Rivista" di Ranieri Ugo quelle prime acerbe poesie che colpirono diversi intellettuali. Incoraggiato dai consensi, si dedicò allora alla compilazione della sua prima raccolta di versi, Boghes de Barbagia, pubblicata a Cagliari nel 1904 e, per potersi con più agio dedicare agli studi e alla scrittura, decise di abbandonare l'arma dei carabinieri e di accettare l'incarico di direttore dell'ufficio postale di Desulo e quello di insegnante della scuola elementare. Nel 1909 si sposò ed ebbe due figli, il primo dei quali morì ad appena cinque anni, seguito immediatamente dopo dalla moglie del poeta. Dopo la guerra e a diciotto anni dalla prima raccolta, nel 1922, Montanaru decise di firmare una seconda raccolta di suoi versi, ancora una volta intitolandola alla sua terra e ai suoi monti: Cantigos d'Ennargentu. La silloge, pubblicata dall'editore Giovanni Ledda e illustrata da Filippo Figari, riscosse un clamoroso successo di critica che gli consentì di essere invitato come rappresentante della Sardegna al Congresso nazionale dei dialetti d'Italia tenutosi a Milano nel '25. La raccolta tiene insieme l'ispirazione più soggettiva che caratterizzerà l'ultima fase della sua produzione e quella più impegnata dei canti indirizzati al popolo sardo. Accanto agli indimenticabili versi di Est una nott'e luna, appaiono già alcuni splendidi ritratti di personaggi emblematici: Tiu Bustianu Sale, Tiu Bobore Mannu, Sa tia de filare. Tra la fine degli anni Venti e la prima metà degli anni Trenta, la sovraesposizione del poeta e la sua scarsa prudenza nelle rivendicazioni identitarie si scontrarono con le oscillanti prese di posizione del governo fascista in fatto di regionalismi e di scelte linguistiche. Nel 1933, in occasione dell'uscita di Sos cantos de sa solitudine, l'arguto Giulio Anchisi scatenò una polemica contro l'anacronistico (!) uso del sardo in poesia sulla quale si versò molto inchiostro in una contrapposizione che, almeno, ebbe il merito di chiarire le posizioni in campo. Montanaru continuò, anche nei tragici anni della seconda delle guerre mondiali cui dovette assistere, a scrivere i suoi versi e a farli circolare in vario modo. Il suo entusiasmo di sardista, mentre la sua vena di poeta era sempre più orientata verso componimenti lirici e introspettivi, si riaccese nel dopoguerra nell'adesione alle idee del Partito sardo d'azione e in una serie di interventi di carattere politico e culturale alcuni dei quali purtroppo ancora inediti. Era ormai un poeta celebre anche oltre i confini insulari e, nel 1948, fu chiamato a far parte della giuria di un concorso nazionale di poesia dialettale presieduto da Giuseppe Ungaretti. Le sue ultime due raccolte di poesie, già pronte per la pubblicazione nel momento della sua morte, furono riordinate dal genero Giovannino Porcu e uscirono postume con il titolo di Sas ultimas canzones e Cantigos de amargura. Il fitto programma previsto per ricordare la figura di Antioco Casula si aprirà domani alle 10 nella chiesa della Madonna del Carmelo con una messa presieduta da monsignor Ottorino Pietro Alberti, Arcivescovo emerito di Cagliari, e con la visita alla tomba del poeta al cimitero monumentale di Ovolaccio. Alle 11,30, nella Casa Montanaru saranno presentati alla stampa il Cd musicale E prite tottu custu dei tenores "San Gavino" di Oniferi e la XVI edizione del Premio letterario "Montanaru". Le celebrazioni proseguiranno nel pomeriggio alle 16,30 all'Istituto professionale intitolato al poeta con un incontro su "L'attualità della figura di Montanaru a cinquant'anni dalla scomparsa" nel quale, dopo i saluti di Giuseppe Zanda, sindaco di Desulo, e Sabina Fais, assessore comunale alla Cultura, Giovanni Pirodda e Gonaria Floris, docenti di Letteratura italiana all'Università di Cagliari, terranno due lezioni su Antioco Casula. A seguire, coordinati da Ornella Demuro, interverranno Giovanna Cerina, membro Commissione Cultura del Consiglio Regionale, Gianni Filippini, direttore editoriale dell'Unione Sarda e storico presidente della giuria del Premio "Montanaru", e Simone Pisano, vice presidente della Federazione associazioni dei sardi in Italia. La chiusura, alle 18,30, sarà una festa musicale con la partecipazione dei tenores "San Gavino" di Oniferi, dei Cori "Montanaru", "Boghes d'Ennargentu" e "Padentes" che canteranno la poesia di Antioco Casula. 

Duilio Caocci 


  




 

 
 
 

 

 
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