di Giulio Angioni
Pro Giulio Angioni "campidanesu" e "logudoresu" sunt duas limbas comente tedescu e frantzesu in Isvìtzera
È difficile vivere senza preoccuparsi in un luogo dove succedono cose come queste qui di seguito. Solo tre di un elenco lungo, a cui si fa fatica a contrapporre cose sarde positive.
Uno. Come mostrano gli articoli di questi giorni, l'agricoltura sarda non produce più di quanto investe. Anzi, non produce da decenni nemmeno quanto riceve in sovvenzioni pubbliche regionali nazionali e comunitarie. Come dire che sarebbe meglio risparmiare il lavoro e spartirsi le sovvezioni, con un parassitismo chiaro e netto.
Che la situazione di altre regioni in Europa a volte sia più o meno simile alla nostra non consola, anzi al contrario. Così, la nostra isola si fa pensare più come una piattaforma marina interamente dipendente da approvvigionamenti dalla terraferma che come un luogo dove abbondano la terra e tutte le altre condizioni della produzione agricola.
Due. I recenti fatti di Lula, che sembra sul punto di ripiombare nel commissariamento degli anni passati, dopo gli spari a un amministratore comunale. Altro record negativo per noi sardi, che per essere l'eccezione e caso unico in ambito regionale e in Europa, non è meno negativo. Si riuscisse almeno a capire un po' meglio quel che succede a Lula, che sentiamo tutti come una sorta di parte emersa di un iceberg isolano, a capire meglio, al di là dei luoghi comuni come quello dei privilegi inveterati nell'uso dei terreni comunali o la presunta scarsezza tra i sardi delle virtù civiche dell'autogoverno.
Tre. Mi dicono che a Mogoro il sindaco sta entrando in rotta di collisione col buonsenso della maggioranza dei mogoresi perché ha organizzato un corso per i dipendenti comunali per apprendere la Limba Sarda Comuna da usare oralmente e per iscritto con i cittadini negli uffici. Cosa buona e lodevole, che si sta facendo in altri comuni sardi con finanziamenti regionali e statali, se non fosse che per un parlante nativo di Mogoro la Limba Sarda Comuna non è altro che un puro e semplice logudorese, in pratica più estraneo dell'italiano a un marmillese di oggi, specialmente se scritto.
L'imput pare venga dalla provincia di Oristano, dove pure la parlata logudorese si spartisce col campidanese il territorio provinciale. La cosa non è da prendere sottogamba, perché da qui a pretendere di insegnare nelle scuole di Quartu o di Guamaggiore il logudorese della fantomatica Limba Sarda Comuna il passo è breve.
So che ci sono degli agguerriti sostenitori di una tale impresa, spacciata per patriottica e sardista, tanto che si vorrebbe che magari anche a Carloforte e a Tempio si insegnasse a scuola e si parlasse e scrivesse negli uffici il logudorese della LSC, come a Mogoro e anche a Tortolì, dove pare che abbiano deciso che la lingua ufficiale dell'Ogliastra debba essere il bassologudorese della Limba Sarda Comuna, in quanto lingua ufficiale e standard di tutti i sardi, per decisione di qualcuno, ignoto ufficialmente, che ben sapendo che una lingua ufficiale è un dialetto armato di fucile, non avendo il fucile usa l'imbroglio.
Chi l'avrebbe detto che tutto il dire e il progettare sulla salvezza del sardo sarebbe finito in un pateracchio come questo? Chissà che cosa direbbero gli svizzeri del Canton Ticino se per decisione di non si sa chi dovessero parlare e scrivere negli uffici comunali di Lugano il francese di Ginevra o il tedesco di Berna. Per la plurilingue Svizzera questa sarebbe solo un'ipotesi da ridere. In Sardegna no.
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