Caro direttore, ho letto con interesse il redazionale militante nel sito della vostra rivista on-line. Tu sai, che nella mia fibra
vi è una naturale vocazione politica. Ciononostante, o forse per questa ragione, ho fatto voto scientifico di fuggire i giudizi
di valore e ogni sorta di moralismo, normativismo, prescrittivismo, politicismo dai miei orizzonti di ricercatore. Purtroppo,
la ricerca che alberga nell'accademia italiana è spesso inquinata da quei vizi.
Tutti i giorni, mi tocca (mi perdonerai l'uso dell'italiano regionale) confrontarmi con esempi di pseudo-ricerche dense di moralismo.
D'altronde, l'università ha da sempre un ruolo molto ambiguo con il potere (sotto tutte le amministrazioni). E il potere cerca nei
rapporti scientifici niente altro che una legittimazione dei propri indirizzi di governo.
Evidentemente, gli orizzonti della politica e della scienza non possono essere più distanti. Come ti avevo detto avevo qualche
perplessità sui modi in cui il Rapporto veniva presentato. Il rischio che intravvedevo era di confondere se non contrapporre gli
interessi degli amministratori, le attese di un pubblico interessato (nel duplice significato del termine) con i doveri dei
ricercatori.
L'articolo che ho finito di leggere conferma e approfondisce le mie perplessità.
D'altronde, il clima che mi sembra si sia creato a Paulilatino ha favorito alcuni equivoci. E il comportamento poco presidenziale del
Presidente deve aver contribuito alla creazione di un clima poco salubre. Per farla breve, sono stupefatto, avendo letto il Rapporto,
dell'accoglienza riservata alla prof.ssa Anna Oppo che è capace di un eloquio particolarmente brillante. Mi chiedo come sia possibile poter
affermare che si minimizzi l'importanza data dalla gente alla lingua sarda.
Mi ha lasciato particolarmente perplesso il passo del vostro articolo ove si dice che
"s'impressione chi sos resurtados gasi craros de
volontade de sos sardos pro su bilinguismu ufitziale no apant fatu praghere a sos chircadores matessi chi los ant bogados. E su chi est
prus dannàrgiu est chi medas de sos cummentos "iscientìficos" sunt partos a sa gente presente tropu indiritzados a minimare sos
resurtados prus "polìticos" de sa Chirca. Sos duos acadèmicos ant refudadu peroe custu imputu.
Si tratta di una frase come minimo infelice, ma anche profondamente ingiusta e poco rispettosa dell'autonomia della ricerca rispetto alle
scelte politiche.
I dati parlano chiaro. Hai ragione. Ma i dati non parlano da soli. Il dato è una costruzione, il risultato di un processo teorico e
metodologico di raccolta e trattamento dei dati. Il risultato non è una fotografia del mondo E' un oggetto teorico. Non è la realtà, è
un'ipotesi sulla realtà.
Se i dati parlano chiaro, e dicono molte cose, in effetti, il merito va ai ricercatori, mica "alla gente", o "ai dati". Un
questionario non è un plebiscito. Inoltre, i commenti dei ricercatori sono sempre molto scrupolosi e prudenti. Soru avrebbe dovuto ringraziarli per la scrupolosità e
l'onestà scientifica.
Ti saluto con antica amicizia e con immutata simpatia per le vostre iniziative
Marco Pitzalis
Prof. Marco Pitzalis
Dipartimento di Ricerche Economiche e Sociali
Facoltà di Scienze della Formazione
Università di Cagliari
Tel. 070 6753673
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