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Diretore: -       Coord.Editoriale: Micheli Ladu
CHISTIONES

04/07/2008 
Unu minutu, un'istòria
[de Alexandra Porcu]
Il basco suona molto spagnolo, ma non si capisce neanche una frase. Un isola linguistica in Europa con un popolo che, come noi sardi, È diverso geneticamente dagli altri abitanti di questo continente. Il basco si parla nella Comunidad Autònoma Vasca in Spagna e in tre departments della Francia. Non fa parte delle lingue Indo-Europee. Lingua vecchia, con tante sfumature strane: l'ergativo, sintassi agglutinante e numeri che si chiamano zortzi, bederatzi, hamar (8,9,10). La signora leggeva ad alta voce, uno sguardo intenso e diretto, con un orgoglio congenito, fuoco nel sangue. Il sole le accarezzava le sue guance rossastre sulla sua pelle pallida. Indossava un abigliamento tradizionale, camicia nera e gonna rossa, aveva un pezzo di stoffa sulla testa, ma non si capiva bene se era un capello o un fulard. Non era l'unica che si aveva messo un costume speciale, anche una delle signore africane aveva cercato di dimostraci come la gente si veste nelle sue parti. Portava un vestito verde di seta che la riuniva con l'erba e gli alberi che la circondavano. 




Il vento caldo annunciava l'estate che stava bussando alla porta. La festa era in un parco, gli auditori seduti già per terra osservavano il microfono, chiedendosi quale fosse la prossima persona, la prossima lingua, la prossima storia. All'improviso un calore ha colpito il mio cuore, la voce di una donna che ha iniziato a cantare. La signora, sicuramente tedesca, non sapeva cantare molto bene, ma si sentiva che per lei era una canzone che le infiammava l'anima come una candela l'oscurità . Una bambina con colore chioccolato, sicuramente la sua figlia, le stringeva la mano: " mio marito deve lavorare e per questo sono venuta. Vi presento questa canzone che mi ha insegnato la mia suocera. Questa lingua africana non è la mia Muttersprache, ma è la lingua della madre del mio marito e per questo posso ben dire che è la mia Muttersprache". In tedesco esistono tante parole composte ed è anche possible crearle. Una delle più belle è Muttersprache (mamma-lingua). 




Non ero sicura quale testo sarebbe stato quello giusto per dare un immagine del sardo. Ho pensato di leggere Procurade e moderare, non solo canzone, ma quasi l'inno nazionale della regione. O una delle prime poesie di Grazia Deledda, America e Sardigna (1893) che inizia con i versi "O limbatzu chi ammentas su romanu/ durche faeddu de sa patria mea" sarebbe stato carino, ma troppo corto. Convinta ho deciso di leggere l'inizio del libricino Sa limba est s'istoria de su mundu di Franziscu Masala. Prima di tutto per dare una piccola hommage allo scrittore, perchè pur troppo si è spento l'anno scorso; nel 1978 presidente del Comitadu pro sa limba; un uomo che incorporava la sarditudine. D'altro lato, parla direttamente della lingua. "Cos'è la lingua?" si intitolava la relazione del grande liguista Tullio de Mauro alla Freie Universitàt Berlin il 09.06.2008. Certamente non esiste solo una risposta giusta. Possiamo raccontare la storia della filosofia e della lingua come de Mauro o possiamo raccontare la storia della nostra vita e delle nostre esperienze come Masala. O possiamo anche fare entrambe le cose in un minuto. 




Il signore nordamericano: occhiali giganteschi ed una pettinatura terribile (calvo sulla fronte, i capelli rimasti ricci e lunghi, colore: viola) ha recitato la pledge to the flag. Con tanta ironia e persino un po' di sarcasmo ci ha raccontato che tutti i bambini che vanno a scuola negli Stati Uniti, prima che inizi la prima lezione, devono giurare sulla bandiera. E per questo motivo, visto che lui è nato e cresciuto lì, è uno dei pochi testi che, nella sua lingua, conosce a memoria. Questo era un minuto pieno di gioia perchè da un lato prendeva in giro questo rituale d' alzarsi, mettersi una mano al cuore e ripetere ogni giorno l'amore per la propria patria. D'altra parte dobbiamo anche sottolineare che i nordamenicani, già da bambini assorbiscono un certo sentimento, un feeling per la loro identità , per i concetti della loro cultura e una coscenza che riguarda la lingua, la loro lingua che forse è la lingua franca d' oggi. 




Pur troppo in altre parti d'Europa, proprio la forza dell'inglese ha ammazzato altre lingue; come l'irlandese. Aveva un piccolo libro nero in mano dove aveva raccolto delle frasi e delle storie della nonna, nella lingua della nonna. Ma lui non parlava più questa lingua celtica. Le lingue celtiche che nel primo millennio ante Cristo erano diffuse in quasi tutta l'Europa: in Spagna, in Francia, in Svizzera, nel sud della Germania ed in Asia minore, oggigiorno sono quasi tutte scomparse. Esempi sono il Manx e il Cornish, ed alcunee stanno scomparendo come il Breton e lo Scots. Proprio l'irlandese è un esempio del passare da una lingua al altra. Gli unici parlanti che stanno ancora combattendo forte contro la morte della propria lingua vivono nel Galles. Ma dobbiamo essere positivi, una lingua è ancora viva quando esistono persone che la conoscono e quando viene parlata ed anche se è solo per un minuto. 




Il 01.06.2008 marcava l'ultimo giorno delle Wochen der Sprache und des Lesens in Neukölln (Le settimane delle lingue e delle letture di Nuovacolonia/ www.sprachwoche-neukoelln.de). Neukölln è un quartiere di Berlino dove abitano tantissimi immigranti che organizzano spesso letture, feste ed eventi per far parte della società tedesca e per promuovere la propria cultura. In questo caso l'idea era quella di presentare scrittori sconosciuti e leggere dei testi tradizionali iniziando il 18.05.08. Con almeno cinque o sei eventi al giorno, il responsabile Kazim Erdogan, il sindaco del quartiere Heinz Buschkowski e tanti aiutanti, come il moderatore e giornalista Kemal Hür, volevano avvicinare le persone che vivono insieme, volevano insegnare la communicazione tra estranei, volevano che ogniuno sappia chi è il suo vicino di casa. Lo slogan era: Varietà , tolleranza e comunicazione. L'ultimo giorno doveva essere speciale, doveva essere fantascico, doveva essere su cuccuru. Gli oranizzatori avevano l'idea di chiudere le due settimane con un incontro di cento persone che parlano cento lingue diverse, un Sprachmarathon (maratone di lingue). Avevano mandato una richiesta ad alcune instituzioni per trovare parlanti, anche al Circolo Sardo di Berlino. Alla fine erano 109 lingue, una di queste: il sardo. Ogni parlante aveva un minuto per leggere un testo a propria scelta. 




Scrutavo per filo e per segno le persone e perdevo la paura dei popoli, dei paesi, del planeta. La stoffa del nostro corpo puo' essere bianca, gialla, marrone, rossa, nera, rosa, arancione. Anche il viso sardo ha tante impronte, ma rimane lo stesso sardo. "Mi, guarda che faccia sarda. Si vede la razza." Cos'è la "razza" sarda? Il sardo puo' essere basso, rosso, grasso- magro, moro e mannu. Puo' avere gli occhi chiari, i capelli biondi, i tratti morbidi o duri. Ciò che rimane quando siamo nudi: siamo noi. Alla fine non ne siamo coscenti quale sia il tocco genetico che ci aiuta a riconoscere il nostro stesso sguardo sardo. 

"Il mio nome è Alexandra Porcu e leggo in sardo. Il sardo si parla in Sardegna ed è una lingua romanza. La lingua, in generale, fa parte dell'identità di ogniuno e del come scopriamo il mondo quando siamo bambini. In Italia, durante il fascismo tanti bambini dovevano abandonare il medio più importante tra il loro spirito e il mondo che lo circondava. Dovevano usare "la lingua della patria". Anche Masala era uno di questi bimbi e racconta come il maestro a scuola lo picchiava quando parlava sa limba de mama. Poi ho letto l'incipit. Adoro la frase di Masala che consumava gli ultimi secondi del mio minuto di lettura: "Pro cussu, como chi so bezzu, s'idea mia est custa: de azotare subra sas manos a totus sos italianos chi no faeddant sa limba sarda". Un minuto, la nostra storia. 



 
 
 



 
 
 

 

 
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