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31/07/2008 
Anna Oppo e la scienza "neutrale" 
[de Micheli Pinna]

Essendo io un militante attivo del partito della Lingua Sarda e de “su moimentu” che in tutti questi anni si è costruito intorno al problema, annoso e complesso, leggo ogni tanto gli interventi che qua e la appaiono nei giornali e nei dibattiti telematici. Non nascondo la mia sorpresa quando leggo interventi come quello della signora Anna Oppo, che si professa scienziata, Weberiana, e quant’altro.

E questo niente sarebbe se non fosse che la signora in questione risulta che abbia svolto una ricerca sociolinguistica a nome e per conto della R.A.S. pagata profumatamente con danari pubblici andati, a quanto pare, ai collaboratori della signora professoressa. La signora si abbandona a giudizi nei confronti di assessori e presidenti come se parlasse della sua vicina di casa. L’assessore Mongiu le appare “simpatica” il presidente Soru che ha osato chiederle maggiore chiarezza sui dati da lei reperiti ed esposti in un pubblico convegno a Paulilatino le fa “paura”. Povero Soru. Dopo tutto ciò che gli hanno detto ora apprendiamo che fa paura alle signore. E che mai sarà quest’uomo! Bolognesi che è professore a contratto in prestigiose Università europee viene declassato al rango di dottore.

Da sociologa, come lei si definisce, la signora Oppo si professa Weberiana ingenua, o ingenuamente Weberiana. Le sfugge però che l’ingenuità Weberiana è una categoria scientifica finalizzata a spacciare per oggettivi o, come altri scienziati ingenui, se non sprovveduti dicono, neutri, dati che non sono né ingenui né neutri, ne tantomeno oggettivi. L’oggettività è come la “sostanza” metafisica. Un principio. Niente di più. A meno che qualche positivista tardivo non ci voglia ancora fracassare le… con l’assurda voglia di dimostrarci che i dati parlano da soli. Basterebbe che la signora Oppo si leggesse tutto ciò che in questi venti trent’anni è stato scritto e detto sulla relatività e sulla intenzionalità della ricerca scientifica sia nell’ambito delle scienze cosiddette “esatte” sia nell’ambito delle cosiddette scienze “umane”, per capire che la sua ingenuità Weberiana altro non è che una sciocchezza o uno di quei luoghi comuni che si possono esporre in qualche circolo ricreativo di periferia o sotto il casco del parrucchiere.


Parla di dialetti. Basterebbe essere un orecchiante di linguistica per capire che “dialetti” nell’accezione della signora Oppo non significa nulla. Si tratta di un sintagma per definire politicamente ciò che non sono lingue. Ma se il sardo, secondo quanto lei sostiene, non è una lingua non si capisce come possano esserci i suoi dialetti. I dialetti, infatti, nell’accezione politica hanno come riferimento una lingua. In un’accezione etimologica “dialetto” e “lingua” si equivalgono. La signora Oppo ci dovrà dire, se vorrà, in quale accezione usa il termine “dialetti” piuttosto che lingua.


A proposito di intercomunicabilità dei “dialetti”, altro tema trattato dalla signora Oppo, devo dire, in maniera abbastanza approssimativa, posso dimostrare, in un rapporto uno a uno, che qualunque sardofono che usi un qualunque idioletto o topoletto è in grado di comprendere, se vuole, qualunque altro idioletto o topoletto. Per non dire poi che qualunque lingua in un’accezione costruttivistica è un’invenzione artificiale. Anche le lingue più individuali e creative come le lingue poetiche, sono sottoposte ad un processo di codificazione e dunque di artefazione.

Perché mai, dunque, provare stupore, se non terrore, dinanzi all’esigenza della regione, Soru o non Soru, Mongiu o non Mongiu, di adottare una proposta di standard linguistico ad uso della pubblica amministrazione?. L’unica responsabilità del Presidente Soru è quella di essersi circondato di consulenti se non incapaci, almeno sleali, che prima hanno mangiato dal piatto offerto loro e poi vi hanno sputato dentro.

Michele Pinna.

 
 
 

 

 
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