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Diretore: -       Coord.Editoriale: Micheli Ladu
CHISTIONES

16/07/2008 
Chie controit a totus 'para fastidiar', controit finas a issa matessi?
[de Davide Corda (dae www.altravoce.net)]



Lorinczi ha cambiato idea sulla divisione del sardo? fatti suoi, valida quella della Lsc
di Davide Corda  (www.altravoce.net)

“Questa di Marinella è la storia vera”...Vorrei ringraziare Daniela Paba per l' intervista alla signora Marinella Lõrinczi. Si sentiva la mancanza dei suoi pareri riguardo la LSC! Devo dire che però stavolta è riuscita a stupirmi oltremodo.

La signora Lõrinczi nella sua intervista dichiara infatti che esiste una suddivisione piuttosto netta tra i dialetti sardi: “Capo di Sopra” (meglio noto come “Logudorese”) vs “Capo di sotto” ( meglio noto come “Campidanese”). Questa naturalmente è una sua legittima opinione, è sufficiente che dica dove passi questo confine. Ciò che più mi colpisce è che questa suddivisione così netta contraddice in modo altrettanto netto le suddivisioni da lei stessa applicate in precedenza.

Vediamo quindi come la signora Lõrinczi suddivideva il sardo, in un intervento pubblicato nel Gennaio 2006 dal sito www.sotziulimbasarda.net. Secondo la signora Lõrinczi il sardo era:

“Suddivisibile - procedendo da sud - in Campidanese, Arborense, Logudorese comune, Nuorese-barbaricino, Logudorese settentrionale”.

http://www.sotziulimbasarda.net/gennaio2006/st.socioling.sardo.pdf

Sempre dall'identico documento, prendiamo la definizione di “Arborense” secondo la Lorinczi:

“Ho ritenuto di dover concludere con la zona arborense, in quanto in essa si presenta oggi, come nel Medioevo (anche se la distribuzione sarà cambiata), quel fascio concentrato di isoglosse per cui la zona arborense (e soprattutto la parte settentrionale) può considerarsi una zona di transizione o, meglio, una terza zona dialettale. Come gruppo a sè stante e mediano tra logudorese e campidanese è stato individuato già da Angius”

Addirittura, andando più a fondo nell'analisi, la signora Lõrinczi rileva che:

“In particolare nella parte settentrionale dell'ex Giudicato di Arborea abbiamo la compresenza di k(+e,i) < K(+E,I) e ts < TJ/KJ, di cui il primo tratto è tipicamente logudorese e il secondo tipicamente campidanese. Soltanto che nel logudorese il mantenimento della velare k < K si associa a th,t < TJ/KJ (più in generale: mancanza di palatalizzazione), mentre nel campidanese ts < TJ/KJ si associa alla palatalizzazione ts^ < K+voc.palatale (più in generale: palatalizzazione). Esempi kentu/centu, prattha/pratta/prattsa, ossia per il logudorese kentu + prattha/pratta, per il campidanese centu + prattsa, per l'arborense kentu + prattsa”

Per chi è totalmente profano di linguistica sarda questo significa che nel cosiddetto “Logudorese” la pronuncia è “chentu” e “prata”, nel cosiddetto “Campidanese” la pronuncia è “centu” e “pratza”, mentre nel cosiddetto “Arborense” si pronuncia “chentu” e “pratza”. Guarda caso, è quest'ultima esattamente la soluzione adottata nella LSC (che ora diventa Logudorese!).

Adesso andiamo a vedere nella ricerca condotta dal Prof. Roberto Bolognesi quale sia il dialetto sardo che in assoluto si avvicina di più alla LSC. Come egli stesso ha precedentemente affermato su Altravoce.net stando alle sue misurazioni il più simile è il dialetto di Abbasanta, che, ri-guarda caso, è posto esattamente nell' area “Arborense settentrionale” citata dalla L?rinczi come “zona di transizione” o “terza zona dialettale”. E, ri-ri-guarda caso, ad Abbasanta si dice sia “chentu” che “pratza”.

Naturalmente nel mentre la signora L?rincz può anche aver cambiato idea riguardo la divisione del sardo, è suo pieno diritto. È suo pieno diritto affermare: “per anni ho creduto che fosse Arborense ed invece era Logudorese”. Basta semplicemente dirlo.

Non vorrei infatti che la signora Lõrinczi, certamente non a digiuno di antropologia sarda, voglia utilizzare a mò di clava la classica divisione “Capu de Subra vs Capu de Jossu” per remare contro qualunque riconoscimento ufficiale del sardo in una sua forma univoca.

Che so, affermare che “Dietro la Lingua sarda comune c'è l' Arborense” può suscitare un semplice “E ita est?” oppure “Ogni dialetto è indiano, gli Arborensi si sentono più indiani degli altri, per questo sono più aggressivi e sono sempre lì a sbraitare” può invece suscitare “E chini funt custus? Custus funt indianus diaderus!”.

Ciò detto, anch'io ritengo che per l' abitante medio del Campidano, del Sulcis del Sarrabus o della Trexenta la norma LSC sia più ostica, più difficile da digerire e meno immediata dal punto di vista dell' identificazione nel proprio sardo locale. Ritengo sia dovuto soprattutto alla cosiddetta "Riduzione vocalica", ovvero le -e finali che diventano -i e le -o finali che diventano -u.

Un esempio su tutti: “Is òminis sardus” nella norma LSC va scritto “Is òmines sardos” (ri-ri-ri-guarda caso l' esatta pronuncia dell' “Arborense”). Ciò provoca un immediato senso di alterità, di difficoltà non tanto tecnica, ma strettamente antropologica. Due semplici vocali, ma importantissime. Ed è esattamente per questo che mi trovo d' accordo col Prof. Bolognesi e la sua ipotesi di standard scritto unico a pronuncia doppia o multipla.

Fosse stato fatto 50 anni fa magari il simpatico Soriga avrebbe scritto il suo “Sardinia Blues” in sardo e magari io avrei studiato Dante su un libro scritto interamente in sardo. Magari tra 10-20 anni sarà anche possibile se questo standard dovesse affermarsi.

Che sia questo il problema per la signora Lõrinczi?

“Questa di Marinella è la storia vera...”.


ca in antis........

venerdì 4 luglio 2008

Guerra delle lingue e il silenzio degli intellettuali il logudorese per forza, violenza e anche bottega pari dignità al campidanese che si vuole castrare  www.altravoce.net
di Daniela Paba

Nel dedalo del conte Dracula, Marinella Lorinczi, dolce e chiara com'è, forse non sarebbe sopravissuta a lungo. Il destino l'ha portata in Sardegna, dove vive e lavora da molti anni come filologa romanza, all'Università di Cagliari. All'isola e alla sua lingua ha dedicato studi innumerevoli. Da qualche tempo ha aperto una polemica, tanto garbata quanto decisa, sulla politica di valorizzazione del sardo intrapresa dalla Giunta e sulle sue accelerazioni posa lo sguardo pacato della studiosa che conosce i tempi storici. “Dietro la Lingua sarda comune c'è il logudorese” sostiene senza enfasi, e in questa scelta vede una nuova censura del campidanese che difende con naturalezza, perché, come spiega “In Sardegna sono arrivata dal sud, nel Campidano. Lamarmora è arrivato tra i graniti della Gallura. Da qui ho la percezione che il povero campidanese venga maltrattato, con la scusa che la vera lingua sarda è logudorese. Da bambina ho ricevuto un'educazione trilingue, ma tutte erano importanti allo stesso modo, senza complessi d'inferiorità, l'ungherese, l'italiano e il romeno. Tutte hanno un registro molto elaborato e, passando dall'una all'altra, non avevo la sensazione di parlare con un registro più basso. Qui sono pochi quelli che usano la lingua sarda per conversare di tutto, ci riesce Lilliu. Anche Soru, ma sempre in situazioni formali. All'appuntamento per l'intervista si presenta con una serie di articoli e con un piccolo volume scritto da Francesco Manconi per la Cuec Tener la patria gloriosa, dove si tratta dei conflitti tra i sardi del Capo di Sopra e quelli del Capo di Sotto: “I popolo che hanno dietro di sé origini nomadiche si sentono superiori - spiega- Gli ungheresi, i mongoli, i germani hanno fondato imperi. Rumeni e sardi hanno un senso di inferiorità perché non possono dimostrare di venire da un altrove. E infatti l'eroe fondatore non è locale”.

Cosa pensa della LSC, la lingua sarda comune?

Sul piano psicologico a cosa serve spaccare l'opinione pubblica dicendo che il Capo di Sopra vale di più? E a cosa serve una delibera sull'emergenza incendi in LSC, se uno non la capisce? In Molise e Calabria vivono, dal Medioevo comunità grecofone, croatofone, albanofone, si tratta di una decina di comunità in trenta villaggi. Tra le iniziative recenti c'è quella di usare le lingue del posto come attrazione turistica. Ovviamente la ricchezza è nella varietà delle lingue. Il turista vuole conoscere la variante locale, e la valorizzazione sta nella varietà. Qua è diverso, c'è una Regione autonoma, ci sono altri finanziamenti, un altro territorio. La maggioranza della popolazione è sarda, così gli algheresi, per dire, vengono mollati. È una scortesia nei confronti dei catalani. Se ci fosse più attenzione per Alghero, magari la Catalogna investirebbe di più per dare visibilità alla Sardegna. I galluresi sono indifferenti, sembrano dire “fate vobis, noi parliamo gallurese”, sono rivolti alla Francia e ai corsi. Ogni minoranza è degna di interesse, e che dire degli italofoni puri o impuri? Flavio Soriga non scrive mica in sardo, non è matto. Ci sono minoranze storiche e ci saranno neo minoranze. In Svizzera se ne discute molto anche in relazione alla scuola.

Perché secondo lei, sulla questione della lingua, gli intellettuali non si pronunciano?

Quelli che hanno dissentito sono stati tacciati di tradimento, ma non possono sardizzare ad oltranza. Conoscere le proprie cose è un bene vantaggioso ma poi bisogna conoscere l'altrui. Per l'Occitano (il provenzale) c'è una legge del 1951 che forse adesso comincia a dare i suoi frutti. Lo Stato francese è molto centralizzato, ma il problema che ci si è posti per l'introduzione della lingua a scuola è l'appesantimento dei programmi: volete il latino o il provenzale? Non possono essere in alternativa, la lingua minoritaria deve essere in aggiunta, cosa che i genitori non accettano. In più, non c'erano docenti qualificati. Se varrà come punteggio la conoscenza del sardo, oltre la laurea, bisogna capire che la conoscenza di una lingua non è sinonimo di cultura alta. Può un sardo dire Dante non lo so perché sono sardo? La scuola plurilingue c'è in Lussemburgo ma sono lingue tutte di prestigio, non si fanno guerra e garantiscono ascesa sociale. Lingue minoritarie sono anche ungherese e romeno ma è chiaro cha una madre transilvana punta sull'inglese non sull'ungherese. A mio avviso anche le repubbliche baltiche che hanno rinunciato al russo si sono castrate. Negli stati baltici gli immigrati russi del primo ‘900 non imparavano la lingua locale mentre gli abitanti dovevano imparare il russo. Ora la situazione è rovesciata, chi non parlava la lingua locale è stato discriminato.

Quindi lei è convinta dietro le quinte ci sia una difesa arrogante del logudorese o del nuorese?

Per quanto si coprano le spalle con la scusa della lingua degli atti formali si tratta di censura linguistica. Perché non usare due varianti fondamentali? Chi ha detto che lo standard deve essere uno? L'importante è che si parli il sardo. La koiné si forma, come si è già formata. Ma questi sono i tempi storici e non biologici. I tempi biologici impongono carriere rapida e di sistemarci. Tutto molto umano.

Come nella disputa descritta da Manconi ci sono due fazioni, i dialetti del capo di sopra e quelli del capo di sotto. Lo dicono tanti studiosi prima di Wagner, ma una percezione comune, documentabile dal ‘600, riserva un occhio di riguardo al logudorese che non ho capito fino in fondo. La spiegazione, piuttosto infantile, è forse che assomiglia di più all'italiano e allo spagnolo, con gli infiniti in -are, -ere e -ire, dà familiarità.. Anche la sillaba in più in poesia: come si fa a dire che non c'è poesia in campidanese, quando abbiamo ottimi poeti improvvisatori? In sintesi l'immagine che alcuni autorevoli critici e studiosi offrono della poesia improvvisata logudorese obnubila la presenza di forme di poesia diversa e ne riduce il valore, indicandola come forma a diffusione locale e di ridotto prestigio, e così i criteri di valore diventano che la poesia logudorese è più bella, più profonda più sentita. Quando si arriva alla questione del bello, a me cadono le braccia. La bellezza dipende dai valori prestigiosi e formali dell'uso. Infatti non citano mai le commedie di Garau che, come Lobina, non gli torna e non viene mai nominato.

Ma perché nessuno parla?

Soru ha messo il dito sulla piaga: basta parlare di sardo, parliamo in sardo. Adesso chi è troppo attivo non è all'altezza chi sarebbe all'altezza è poco attivo. Corraine e Corongiu ce l'hanno tanto con l'accademia che pure li ha protetti e agevolati dentro l'Università. Dire adesso che gli universitari sono contrari è offensivo. Il loro modo di rappresentare il sardo non mi piace. E poi finché conveniva loro che fossi l'universitaria, bene. Ora per “Diariu Limba” non sono più un professore ordinario di Cagliari ma una studiosa rumena e dirlo in questo momento significa stai zitto che non hai titolo.

Quante lingue conosce?

Io sono nata da una madre cittadina italiana e da padre ungherese, cittadino rumeno, mi classifico come ungherese di Bucarest, è la mia città, ha il parco urbano più bello del mondo. Sono passata attraverso tante lingue, l'italiano, l'ungherese, il rumeno in casa, a scuola la lingua veicolare era l'ungherese. Poi ho studiato latino francese e russo, poco purtroppo, fino alla maturità. All'Università di Bucarest ho studiato spagnolo, tedesco inglese e arabo. Leggo tutte le lingue romanze. Il sardo per me è stato difficile all'inizio, la varietà della Trexenta con tutte le nasalizzazioni e le metatesi. Però ora capisco bene tutte le varietà e Garau l'ho letto in sardo. Sentendo parlare campidanese, mi chiedevo spesso ma perché questo è meno sardo? Dietro le contrapposizioni linguistiche ci sono altre contrapposizioni. Mi sono trovata a difendere il campidanese senza rendermene conto, anche perché non pensavo che ne avesse bisogno. C'è un aneddoto molto divertente del giovane Lévi-Strauss che incontra il grande antropologo Franz Boas, nella sua casa in America. Davanti a una cassapanca indiana di grande bellezza Levi-Strauss commenta “Deve essere un'esperienza fantastica occuparsi di indiani così bravi”. Boas risponde secco “Sono indiani come gli altri”. Ogni dialetto è indiano, i logudoresi si sentono più indiani degli altri, per questo sono più aggressivi e sono sempre lì a sbraitare.

Con Diego Corraine rapporti eccellenti

Riceviamo e pubblichiamo

“Ho sempre considerato l'attività di Diego Corraine, spesa concretamente per l'emancipazione del sardo, come pionieristica, senza la quale quanto accade oggi, nel bene e nel male, non esisterebbe. Abbiamo sempre avuto e spero continueremo ad avere rappporti amichevoli. Se ha ricevuto l'appoggio di universitari, mio ma soprattutto di altri, del tutto disinteressati, l'hanno ricevuto anche altri, dopo di lui, ed abbondantemente. I tempi di allora e i tempi di adesso sono però diversi e gli appoggi hanno altro significato. Non ho mai percepito ostilità nei miei confronti, da parte sua, mentre in altre occasioni, dove io non ero presente, avrà tirato fuori anche lui unghie e denti. Per cui ci sarà stato nel mio discorrere una certa dose di imprecisione che avrà indotto ad equiparare erroneamente il suo agire a quello di altri. Me ne scuso. Marinella Lorinczi”


 
 
 

 

 
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