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NOAS

12.06.2006  
Tàtari ammentat a Wojtyla cun su Babbu Nostru in sardu 

La nuova Sardegna 29-04-06, pag. 22, Sassari
Domani nella chiesa di Santa Maria ricordo in sardo di Giovanni Paolo II
Marco Deligia

SASSARI. Un “Padre Nostro” in lingua sarda scandirà, domani nella chiesa di Santa Maria di Betlem, una commemorazione di Papa Giovanni Paolo II inserita nella celebrazione eucaristica che avrà inizio alle 11. Il grande pontefice polacco verrà ricordato, a poco più di un anno dalla sua scomparsa, con l’iniziativa promossa dalle associazioni culturali Acuvacamus e S’Iscola Sarda, con il coordinamento di Fabritziu Dettori. 

Sarà presente anche l’associazone culturale Thathari. I componenti indosseranno l’abito etnico del capoluogo turritano, il maestro di launeddas Sergiu Leccis, di Assemini, presidente dell’associazione Sonus de Canna, che eseguirà composizioni della tradizione isolana inserita nella liturgia, e il Chuncordhu di Sassari, al quale spetterà il compito di interpretare brani a carattere religioso. 

Durante la messa, officiata da padre Giuseppe Simbula, guardiano del convento di Santa Maria di Betlem, avrà uno spazio solenne il “Padre Nostro” in sardo. Alla fine della celebrazione verrà distribuita ai presenti l’icona che ne riproduce il testo, ripreso direttamente dal chiostro della basilica del Pater Noster di Gerusalemme. 

«L’iniziativa viene riproposta per il secondo anno consecutivo, dopo la commemorazione di papa Wojtyla tenutasi nel 2005, poco dopo la sua morte - precisa Fabritziu Dettori -. Intendiamo ricordare non solo la figura di un grande Papa ma anche un grande amico della Sardegna. 

Karol Wojtyla, infatti, conosceva bene la nostra terra, le sue espressioni culturali e la lingua, che considerava bellissima. Durante la sua visita nell’isola, nel 1985, lo ricordiamo, a Nuoro, con il Vangelo di Luca tradotto in lingua sarda, donatogli dai fedeli del capoluogo barbaricino. E nella stessa città, Papa Giovanni Paolo II ha manifestato, in quell’occasione, il desiderio di conoscere meglio la lingua isolana per potersi sintonizzare con le voci della popolazione». 

La preghiera comunitaria dedicata a Karol Wojtyla vuole essere, nelle intenzioni dei suoi promotori, un segnale per il recupero della piena dignità della lingua e dell’identità sarda anche nella liturgia. «L’eccelsa testimonianza di Papa Giovanni Paolo II deve far meditare - ribadisce Fabritziu Dettori -. 

Una testimonianza che ha riservato sempre speciale attenzione alle minoranze nazionali. A nostro parere questa sensibilità deve richiamare l’esigenza di uno slancio indirizzato a dare il legittimo valore dell’espressione sarda anche in ambito liturgico. E poi ricordiamo che nella chiesa carmelitana del Pater Noster, a Gerusalemme, si trova, assieme alle iscrizioni in altre 61 lingue, il testo della preghiera del Padre Nostro “in limba”, scritto su piastrelle maiolicate. Così anche il sardo è riconosciuto come lingua di evangelizzazione». 


Archivio La Nuova Sardegna, 04-05-06, pag. 23, Sassari


Preghiera in sardo per Giovanni Paolo II


SASSARI. Per il secondo anno consecutivo si sono raccolti in preghiera nella chiesa di Santa Matia di Betlem, nella celebrazione eucaristica presieduta domenica scorsa da padre Giuseppe Simbula, per rendere omaggio a Papa Giovanni Paolo II. Con l’iniziativa dedicata al grande pontefice polacco, le associazioni culturali Acuvacamus e S’Iscola sarda, con il coordinamento di Fabritziu Dettori, si sono ancora una volta impegnate a dare risalto alla storica sensibilità di Papa Wojtyla nei confronti delle minoranze linguistiche. 

Un “Padre nostro” recitato in sardo, ripreso dal testo del “Babbu Nostru” che si trova nella basilica del Pater Noster a Gerusalemme tra altre sessantun iscrizioni della preghiera in altrettante differenti espressioni linguistiche, ha rimarcato l’esigenza di un recupero adeguato della lingua isolana nella liturgia. La preghiera per Giovanni Paolo II, a poco più di un anno dalla sua scomparsa, ha visto partecipi anche i rappresentanti dell’associazione culturale Thathari, in abito etnico, il maestro di launeddas, Sergiu Lecis di Assemini, presidente dell’associazione Sonos de Canna, e il gruppo “Cuncordhu” di Sassari. 

La messa è stata accompagnata da brani tradizionali della liturgia e da canti sacri interpretati secondo la matrice musicale isolana. Padre Giuseppe Simbula, guardiano di Santa Maria di Betlem, nel sottolineare i contenuti dell’iniziativa, ha messo in evidenza i valori di pace che hanno caratterizzato il ministero di Giovanni Paolo II e che hanno costituito un motivo centrale nella giornata promossa dalle associazioni in ricordo di Karol Wojtyla. (m.d.) 
 



 

 
 
 

 

 
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