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Diretore: Micheli Ladu - Editore: Sòtziu
Limba Sarda
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CHISTIONES
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18/02/2009
Rilanciare il movimento linguistico
[dae http://gianfrancopintore.blogspot.com] |
Che
la sardità sia stata il filo conduttore della campagna elettorale è
un dato incontrovertibile. Non sono poi tanti, a stare agli spot
visti in Tv, i candidati che hanno cercato voti cantonali, quelli
che si sono proposti come “difensori del territorio” (depravata
parola di nuovo conio che tende a cancellare persino il nome della
regione della Sardegna cui si appartiene) o paladini del proprio
vicinato (“Ho un solo interesse da difendere”, l’Ogliastra, o la
Gallura, o il Sulcis). La sardità, insomma, come status distintivo e
come idea di identità. Quanto al sardismo, coscienza del fare
sardità, le cose sono andate meglio del prevedibile: si è diffuso
trasversalmente (tenga pazienza Gavino Sale se lo intruppo in un
concetto che gli dispiace, ma qui si parla di sardismo come capacità
di autodeterminarsi).
A parte il 3,7 raggiunto dai movimenti indipendentisti, che non
saranno rappresentati per via di una legge sciagurata, penso al Psd’az,
ad Insieme per l’autonomia, all’Uds, ai Riformatori sardi, a Fortza
paris, ai Rossomori, a qualcosa come 16 o 17 deputati regionali, ciò
che mai si è realizzato nei 60 anni e rotti di autonomia. A questi,
vanno aggiunti i singoli possibili consiglieri che nella loro
campagna elettorale hanno segnalato, nei “santini”, nei volantini e
negli spot elettorali (con un ballo sardo a colonna sonora, per
esempio) la loro scelta di campo. Non dimentico, naturalmente,
Renato Soru e alcuni dei suoi sostenitori. Bene, la situazione è
dunque eccellente. O meglio, sarebbe eccellente se, sulle questioni
dell’identità, si mettesse da parte il reciproco guardarsi in
cagnesco e si considerasse che la campagna elettorale è finita e che
il popolo sardo ha fatto le sue scelte. Il presidente della
Provincia di Cagliari, Graziano Milia, ieri ha detto: “Credo che sia
arrivato il tempo di superare il concetto di autonomismo del
ventesimo secolo, e di passare a una seconda fase in cui potremo
sentirci sardi, europei e liberi”. Pensava alla sconfitta del suo
partito, ma la riflessione ha carattere generale.
Il centro destra ha in mano una proposta in questo senso (la Carta
de Logu nova, elaborata dal Comitato per lo Statuto) e la proposta
di una Assemblea costituente avanzata dal Partito sardo come
condizione per far parte dell’alleanza. Il centro sinistra darà
ascolto a Milia e abbandonerà quelle pulsioni giacobine che lo
portarono a scatenare una guerra campale contro la modestissima
riforma costituzionale di qualche anno fa? E, soprattutto, è pronta
a lanciare la sfida al centrodestra sull’urgenza della riscrittura
dello Statuto? Le questioni dell’occupazione, del lavoro, del Piano
paesaggistico sono importantissime e non possono non essere
nell’impegno del nuovo Governo regionale per i primi cento giorni di
legislatura. Ma se non si capisce che questi problemi possono essere
risolti solo all’interno di un profondo cambiamento del rapporto
Sardegna-Stato centrale, la Regione sarà costretta ad inseguire le
crisi che si aprono qua e là. Cosa che deve assolutamente fare, per
carità.
Ma se questa questione non verrà subito messa all’ordine del giorno,
anche solo simbolicamente nel programma dei primi tre mesi di
attività, se questo non sarà immediatamente all’orizzonte, temo che
altri cinque anni passeranno all’inseguimento delle emergenze,
secondo la frustra idea che prima si risolvono le questioni
economiche e solo dopo, quindi mai, le questioni istituzionali. Fra
queste, quella riguardante la politica linguistica, scioccamente
messa tra parentesi durante il mese di campagna elettorale. Sarebbe
materia da Assemblea costituente, ma se dovessimo attendere troppo,
saremmo destinati a fare una operazione perfetta sul cadavere della
lingua. L’importante movimento per la lingua, creatosi negli ultimi
anni, ha un’occasione unica non solo per rilanciarsi, ma anche per
dimostrare che di fronte a una questione così decisiva per la nostra
identità, le scelte politiche individuali riguardano altre sfere:
non la lingua sarda.
Dae http://gianfrancopintore.blogspot.com/
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