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Diretore: Micheli Ladu - Editore: Sòtziu
Limba Sarda
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CHISTIONES
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12/03/2009
La semiotica a sa sarda, da Gugliemo d’Occam a Ciscu Sedda, passando per Marco Carta, Soriga e dintorni…….
[de Michele Pinna ] |
L’
Italia in Sardegna, semioticamente parlando, ha le sue icone, - con
buona pace di Ciscu Sedda, ispiratore e mentore di Gavino Sale, il
quale forse non sa che il primo grande semiologo ancor prima di Eco
e dello stesso Ciscu è stato Guglielmo da Occam-: sono Flavio Soriga
e Marco Carta.
Clicchi su Carta ed il mondo ti si schiude come se d’un tratto ti
apparisse per la prima volta. Innocente, fresco, semplice,
trasparente, tanto da procurarti persino stupore in un mondo che non
si stupisce più di nulla e per nulla. Gestualità mediatica e
timbricità fonica patinate, niente che possa evocare appartenenze
locali, memorie, radici domestiche, odori di quartiere, niente,
insomma che possa situarlo in un luogo in qualche luogo. Marco Carta
è Marco Carta e boh! Lui, Maria De Filippi, la Rai, i riflettori,
gli appalusi e boh! Marco Carta!
Clicchi su Flavio Soriga e trovi Sardinia Blues.
E it’est? Una cosa nè goi né gai. Battor nuraghes in sa cobertina e
poi b’at de tottu e non b’at nudda. Nessun luogo nessuna adesione,
nessun appartenenza, nessun compromesso con il mondo. Liquidità
pura, insomma, acqua fresca. Una mamma una volta mi chiese “ma
potrei far leggere questo romanzo a mio figlio?. Quello di Soriga
mi…”, “ma perché Soriga ha scritto un romanzo?” “ ei mi quello
sardinia blu”. “No” le dico io “credo proprio che farebbe meglio a
non farglielo leggere”. Questione di gusti e di opinioni. E’ una
scommessa, quella di Soriga, a sottrarsi al mondo, che continua con
il recente “L’amore a Londra e in altri luoghi”. Una sorta di
gestualità suicida, un esorcismo continuo della vita.
Ite dannu, piseddos! Ma dove si vuole andare? E tue Micheli Ladu ses
galu isettende chi torrent a aberrer s’isportellu limbisticu
regionale e Bolognesi chi fattant un’atera cummissione pro sa limba
sarda. Segundu me Diamus fagher bene tottus a leare su caminu de sa
cantone o de s’iscrittura de romanzos che sos de Soriga. Ite nde
nades frades caros?
Saludos coriales a totus.
a s'artìculu arribadu in custas dies ponimus finas unu artìculu
essidu in sa Nuova Sardegna su 12/03/2009 a pag 35
sena cummentos (sic!)
Sardegna, la terra delle star televisive del Terzo Millennio
Negli ultimi dieci anni l’isola è diventata la prima fornitrice di
veline e ora tocca ai cantanti
FABIO CANESSA
Giovani, carini e occupati. A cantare, ballare, recitare,
presentare. A diventare famosi, personaggi familiari a tutti perché
protagonisti di trasmissioni televisive di successo. E da qui,
magari, partire per spiccare il volo verso una carriera sognata da
bambini. Percorsi diversi che hanno un comune denominatore alla
base: le radici sarde di queste nuove star. L’isola in questi ultimi
dieci anni sembra diventata la massima esportatrice dei giovani
volti che colonizzano la tv popolare: ragazze e ragazzi con vero o
presunto talento. Da Elisabetta Canalis alle sue eredi sul bancone
di «Striscia la notizia» Giorgia Palmas e Melissa Satta, da
Francesca Lodo alla collega letterina Caterina Murino, che dopo i
balletti a «Passaparola» ha iniziato la sua ascesa fino a diventare
una delle più apprezzate attrici internazionali. Ora, dopo essere
diventata prima fornitrice nazionale di veline, segni particolari
brune e bellissime, l’isola si è specializzata in un’altro settore
dello spettacolo: la musica. L’incredibile successo di Marco Carta,
in meno di un anno re di «Amici» e vincitore del Festival di
Sanremo, non sembra un caso isolato. In rampa di lancio c’è già il
suo successore Valerio Scanu tra i favoriti di questa edizione del
talent show condotto da Maria De Filippi. E la scorsa settimana si è
affacciata alla ribalta un’altra voce che ha incantato il pubblico
del televoto: quella di Laura Giordo vincitrice della prima puntata
dei «Raccomandati» su Raiuno.
Da terra di carabinieri, ma anche di politici e più recentemente di
scrittori, la Sardegna è diventata la patria di veline e popstar. Ma
come si può spiegare questa particolare tendenza? «Preferivo quando
l’isola esportava Gramsci e Berlinguer. Non aggiungo altro». Questo
il lapidario commento dell’autore televisivo Diego Cugia. Prova a
dare una spiegazione a questo fenomeno lo storico Manlio Brigaglia :
«Un vecchio luogo comune - evidenzia - diceva che più una regione
era depressa e più facilmente si orientava a zone di sport o
spettacolo abbandonate dalla gente di regioni a più alto reddito.
Così i ciclisti venivano dal povero Veneto, i pugili dalle periferie
urbane. Poi abbiamo avuto grandi pugili sardi, anche un po’ meno
grandi ciclisti sardi. Ora abbiamo invaso la periferia della tv
popolare che alleva veline, cantanti e amici di Maria. È la legge
ineluttabile del progresso. Oppure il contrario».
Un adeguamento alla realtà che sottolinea anche lo scrittore Giulio
Angioni: «Eravamo abituati a vederci esclusi e fino a qualche anno
fa era una cosa eccezionale che qualche sardo diventasse famoso. È
il segno di una normalità, di un’avvicinamento alla contemporaneità
italiana ed europea».
Che si tratti di un’omologazione, alla quale la Sardegna non fa
eccezione, è il pensiero di Michela Murgia: «È una pura legge di
mercato - dice la scrittrice -, esportiamo quello che si vende.
L’esportazione di cui dovremmo preoccuparci non è quella dei
personaggi televisivi, visto che oggi 5 minuti in tv non si negano a
nessuno, ma quella dei cervelli. Il numero delle eccellenze in ogni
campo che la Sardegna esporta in tutto il mondo supera di gran lunga
quello delle veline e dei Marco Carta». Un adattamento al trend
interattivo e televisivo che non per tutti va visto negativamente o
deve allarmare. «Mi diverte - afferma lo scrittore Marcello Fois -
Siamo insomma arrivati anche noi. Prima c’era un rapporto più
diffidente mentre ora c’è un esplosione di sardi in tv, che
partecipano a trasmissioni o televotano. Ho chiamato anche io per
Marco Carta. Entra in gioco un campanilismo lieto che non è niente
di male. Sulle ragazze, beh si presentano da sole: sono
strepitosamente belle. E in più danno la sensazione di avere un
carattere tosto. Fatte le debite distanze si assomigliano tra loro e
a quella che può essere definita la capostipite, Pamela Prati.
Ripeto, non sarei così snob. È una normalità che ci fa vedere come
siamo, che ci rappresenta senza berritta e le pecore. Una condizione
moderna della sardità che passa anche attraverso queste
superficialità».
Sulla bellezza assoluta delle sarde concorda anche il critico
letterario Massimo Onofri che sardo non è: «Una bellezza
mediterranea che non si discute. Semmai il mistero è per i maschi! A
parte gli scherzi ci può anche essere un nesso con una certa
letteratura isolana, mediocre ma di moda, che porta avanti
l’immagine di una Sardegna falsa. Quella di cui il continente sembra
avere bisogno, fatta di presunti antichi valori. C’è il sospetto di
un certo esotismo, si una strumentalizzazione che porta al successo
anche personaggi mediocri come Marco Carta».
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