L'ultima iniziativa è in limba, per rilanciare l'uso del sardo. Ma da semprele t-shirt sono un veicolo per amplificare pensieri e slogan.
diPaola Medde
Non è riuscita a entrare nelle scuole, nella pubblica
amministrazione, nei cartelli stradali: ora la lingua sarda prova a entrare nelle ma-gliette. «Agiuda sa limba, chi-stiona su sardu» recitano le t-shirt vendute dall'associazione “Sotziu limba sarda”, che pro-muove la diffusione de sa
limba. Per portarsi l'orgoglio sardo stampato sul petto, a soli 12euro. E di orgoglio sardo ce
ne deve essere da vendere se inpochi giorni le prime centinaia di t-shirt pioniere, stampate
e distribuite in maniera total-mente artigianale - «senza il sostegno di denaro pubblico»sottolineano gli organizzatori -sono andate a
ruba. Nonostante la tutela da riserva indiana creata da una, anzi ben due leggi
regionali - la 26 del '97 e la 482 del'99 - il sardo rimane ancora una
lingua in via d'estinzione. E l'iniziativa delle magliette, se-condo i suoi promotori, può
servire a sfondare non già il silenzio, ma la parola solo ed esclusivamente italiana.
A sfondare il pregiudizio - mai sbiadito dal fascismo in poi -che il sardo sia una lingua«rozza e separante come mez-zo di comunicazione».
A SDOGANARE SA LIMBA e portare l'orgoglio sardo a spasso,stampato su cotone e indos-sato, sono state le magliette,del resto. Ma quella volta lohanno fatto per business e soloper business. Dai classici quat-tro mori - «l'articolo più ri-chiesto» testimonia le com-messa delle Librerie della
Costa,in via Roma a Cagliari-alle t-shirt ironiche che giocano adistorcere i loghi delle mul-tinazionali, sostituendo il
Can-nonau al marchio CocaCola o i Malloreddus a quello Mc Do-nald. E dopo quelle storiche,variazionisultema:imoriben-dati -ancora loro - infilati nellasinuosa finestra Microsoft,
per diventare Mi crosard, oppure No Mirto, no party nella stri-scia del Martini, Eversard an-zichè
Everlast, Ayhoo!, anagramma di Yahoo! Poi è venuta la saga dei personaggi in ver-sione isolana: Bart
Simpson ribattezzato Bar toneddu edHarryPotterche da queste parti non potrebbe che
chiamarsi HarryPuddu. Un micro mondo sardo per rispondere all'inva-denza esterofila: un modo percapovolgerla e interiorizzarlainsieme.EPPU R E,se vai a leggere leetichette,finiscechescoprichea cannibalizzare la Sardegna
-dopo le coste,l'oro di Furtei e il mirto Zedda Piras - sono state
proprio le aziende “continen-tali”. La T-scrivo, che produce
alcune fra le più celebri ma-gliette, è una poliedrica casa
editrice romana. I suoi per-sonaggi-ilmaialetto,l'asino,ilcinghiale - vivono tutti in Sar-degna: tutti tranne lei, la
casa editrice. In compenso, altre aziende made in Sardinia, co-me la Waltale, sulle t-shirt
dell'orgoglio sardo ci hanno co-struito un'autentica fortuna.Il dato
Targhino rossoblù,così iniziò l'affare La storia della Waltale Sono
partiti nel'91 dal“targhino”,WaltereAle:un piccolo adesivo rossoblù
dei quattro mori da applicare alle targhe automobilistiche in segno di
riconoscimento.Con un capitale iniziale di 100 mila delle vecchie lire
è cominciato il loro business digadg e
temagliette-tuttoasfondosardo-cheoggifatturapiùdi3milionidieuroeoccupaoltre60persone.