25/11/2004 Lettera aperta a Renato Soru da un circolo di Progetto Sardegna
"Presidente, sulla limba intervenga lei"
de Nino Pala - Circolo La Torre - Quartu S.Elena
Lettera aperta al Presidente Renato Soru
Presidente,
quando nel maggio di quest'anno prendemmo atto del suo "PROGRAMMA PER CAMBIARE LA SARDEGNA INSIEME" fummo in molti ad accogliere il suo invito. Ci convinse il suo modo diverso di proporsi ai Sardi; ci convinse il programma con i suoi punti di forza incentrati sull'identità, l'ambiente, le innovazioni, la cultura… Finalmente un programma rispettoso della Sardegna e dei suoi valori.
Lei chiedeva ai Sardi, a tutti noi, di collaborare, di fare ciascuno la sua parte affinché i punti programmatici contenuti nel famoso libretto rosso del maggio 2004 potessero essere realizzati. Non tutti in una volta, non tutti immediatamente, ma gradualmente, operando tutti insieme nella direzione da lei tracciata a quei risultati saremmo prima o poi pervenuti.
Il suo appello fu subito accolto positivamente da moltissimi Sardi. Una folta schiera di concittadini - di cui anch'io con entusiasmo ho scelto di far parte - molti dei quali mai prima di allora si erano dedicati ad attività politica, si è messa in moto, con passione, con senso di responsabilità, ciascuno con rinnovata fiducia in sé stesso e nel programma condiviso. Così circoli di Progetto Sardegna sono sorti un po' dappertutto nell'Isola, diventando fucina di idee e centri di studio e di vivaci dibattiti, dove venivano avanzate proposte concrete ed elaborati progetti per enucleare, per sviluppare quei concetti necessariamente sintetici contenuti nel programma di base.
Anche il nostro circolo si è formato con lo stesso spirito e ha operato con serietà ed impegno in questa direzione. La nostra attenzione si è soffermata prioritariamente su un punto importante del programma, anche se alquanto trascurato dalla generalità dei candidati: il problema linguistico.
Politica linguistica non significava per noi occuparci solo di lingua sarda.
Siamo consapevoli che la situazione linguistica isolana è caratterizzata da tre livelli: Il primo livello è quello dalla lingua sarda, non unitaria com'è noto, con le sue centinaia di dialetti ciascuno con peculiarità proprie pur facendo tutti parte di una lingua comune. Il secondo livello è caratterizzato dalla lingua italiana, ormai saldamente acquisita dalla generalità dei sardi. Il terzo livello comprende le lingue veicolari in funzione internazionale.
Riteniamo pertanto che si debbano creare strumenti che consentano: (1) di riappropriarci del nostro idioma etnico, favorendone e potenziandone lo sviluppo; (2) di favorire e incentivare l'acquisizione e la padronanza delle lingue veicolari di portata internazionale per meglio inserirci e dialogare col mondo: inglese, certamente, ma non solo…
La tutela e lo sviluppo della lingua sarda non va dunque considerato come processo culturale isolato, ma come uno degli investimenti più importanti, una fra le risorse più significative all'interno di un sistema ambientale, culturale, sociale ed economico.
Dobbiamo investire su lingua e cultura sarda perché la lingua, assieme alla nostra storia e alla nostra cultura, è elemento primario della nostra identità: i due aspetti non possono essere disgiunti. Non c'è identità senza la lingua.
Il sardo, dunque, va affiancato con pari dignità all'italiano e alle altre lingue che il mondo civile ci impone e che dobbiamo necessariamente imparare a padroneggiare.
Del resto, questa linea e queste motivazioni sono puntualizzate nel programma di Sardegna Insieme, dove tra l'altro si afferma che il patrimonio culturale, di cui la lingua è parte essenziale, è un elemento costitutivo dell'identità dei sardi.
Ma se pure non volessimo far leva solo sull'identità, se volessimo essere pragmatici, non dimentichiamo che la tutela, lo sviluppo e la diffusione della lingua, e più in generale della cultura e dell'arte, non è un'esigenza o una prerogativa esclusivamente intellettuale, ma un investimento di enorme portata in grado di contribuire validamente anche alla crescita economica.
Ispirandoci, dunque al programma di base, abbiamo elaborato la nostra piattaforma di politica linguistica, integrandola anche con suggerimenti e proposte che ci venivano da altre fonti: da qualificati rappresentanti dei Sardi all'estero, da dibattiti svolti in altri circoli dislocati in varie parti dell'Isola dove la nostra piattaforma è stata discussa, valutata, ampiamente condivisa e dove ha riscosso larghi consensi.
Lei, presidente, ne è a conoscenza perché la Piattaforma è stata pubblicata sul sito del nostro circolo; nel contempo ne abbiamo recapitato copie su supporto cartaceo e su CD a lei e ai suoi più vicini collaboratori. È stata anche ripresa e diffusa da altri siti, primo fra tutti Sotziulimbasarda.
Ma, che cosa ci riproponiamo, prioritariamente col nostro progetto?
Innanzitutto, attuare senza indugi quanto già previsto dagli strumenti legislativi vigenti e finora rimasto sulla carta. Citiamo i punti principali:
o realizzare il censimento del repertorio linguistico dei Sardi previsto dall'art 10 della L.R. 15 ottobre 1997, n. 26;
o istituire le consulte locali per la cultura e la lingua previste dall'Art. 8 della stessa L.R. 15 ottobre 1997, n. 26;
o intraprendere le azioni necessarie per definire e ufficializzare la lingua sarda standard;
o valorizzare le conoscenze delle persone anziane realizzando con sistematicità interviste, con registrazioni visive e sonore;
o realizzare per tutto il territorio della Regione Sardegna (strade, uffici, negozi, luoghi pubblici in genere…) le insegne, le etichette, i cartelloni stradali e turistici con scritte bilingui: sardo standard e italiano;
o creare stimoli, incentivi ai genitori, ai nonni che trasmettano oralmente a figli e nipoti la lingua sarda nella varietà locale. (Che parlino in sardo a figli e nipoti, ciascuno nel proprio dialetto, ovviamente!).
o Istituire una commissione di esperti per l'elaborazione di un progetto didattico compatibile con la legislazione scolastica statale e con la politica linguistica regionale, che preveda la partecipazione attiva della scuola alla formazione linguistica globale dei discenti, dove il sardo sia presente, con pari dignità, assieme alle altre lingue.
o Operazione Professori bilingui. Creare gli strumenti legislativi che prevedano, sia pure con la dovuta gradualità, che i docenti che insegnano nelle scuole della Regione Sardegna dimostrino di conoscere il sardo standard o una variante locale.
Questo, dunque, il progetto che abbiamo presentato ai nostri elettori ed essi su queste proposte hanno risposto, premiando la nostra candidata con un apprezzabile consenso, anche se non sufficiente perché fosse eletta consigliere regionale.
Noi siamo uomini e donne inseriti nella realtà della nostra epoca. Usiamo Internet e le lingue che il mondo moderno c'impone, compreso l'italiano, l'inglese e le altre lingue veicolari di portata internazionale quando occorre. Ma nella lingua sarda sono le radici di noi tutti, anche di coloro che non hanno avuto il privilegio di parlarla fin dall'infanzia. Siamo dunque consapevoli che viviamo in un'isola meravigliosa (ce lo ripetono in tanti e ce lo ripetiamo noi stessi) col privilegio e la responsabilità di essere custodi di un inestimabile patrimonio culturale (materiale e immateriale: dalla lingua in tutte le sue varianti e le sue espressioni, ai nuraghi, ai muretti a secco, al canto a tenore). Come vede, presidente, uso le stesse parole, le stesse espressioni contenute nel suo programma di base - mi correggo: nel nostro programma di base, da realizzare insieme.
Siamo certi di essere nel giusto quando sosteniamo l'urgente necessità di tutelare e favorire lo sviluppo della lingua sarda, confortati in ciò anche dal parere di illustri uomini di cultura.
Diceva il prof. Antonio Sanna: "La lingua è il legame più vitale, più ricco e più sottile tra le generazioni passate, presenti e future in una grande unità … e non c'è violenza più intollerabile di quella che cerca di derubare un popolo della sua eredità, frutto di innumerevoli generazioni. Prendete tutto ad un popolo e questo popolo sarà capace di riaversi: prendetegli la lingua e non rinascerà mai più."
Questi concetti sono stati ribaditi dal prof. Giovanni Lilliu, in una recente intervista: "Mi rincresce notare che in questa campagna elettorale raramente, forse solo una volta, ho sentito la parola lingua. Ho l'impressione che non se ne tenga più conto. Evidentemente non sono ancora entrati nell'idea che se vogliamo essere un popolo con una identità, dobbiamo avere una lingua. Se muore la lingua, muore anche il popolo."
Nella sua "Lettera a un giovane sardo", così si esprime Bachisio Bandinu: "Dominazioni straniere hanno imposto le loro lingue per sottomettere e per facilitare la dipendenza. Ma la lingua vietata, impedita, contaminata, ha resistito. Eliminare la lingua sarda non è riuscito a secoli di dominazione, riesce oggi a trent'anni di modernizzazione."
Non può certo essere questa la modernizzazione che lei ha promesso ai Sardi.
Non è questa la modernizzazione che vogliamo.
Per questo motivo non possiamo che esprimere il nostro più vivo dissenso su quanto, secondo i media, avrebbe affermato proprio il suo assessore regionale alla cultura, secondo cui "Cultura non è lo studio della lingua sarda". La linea politica che emerge da una simile affermazione, se non smentita, sconfesserebbe e disconoscerebbe quanto si afferma nelle linee programmatiche di Sardegna Insieme, con conseguente immancabile discredito sulla coerenza e la serietà d'intenti del movimento al quale abbiamo aderito in tanti con fiducia ed entusiasmo.
Noi, con fermezza e determinazione, rivendichiamo il diritto degli elettori affinché siano fedelmente mantenuti gl'impegni programmatici.
Crediamo che la nostra generazione, anche se svantaggiata da un ritardo di almeno mezzo secolo, debba senza ulteriori indugi recuperare quanto ancora è vivo della nostra lingua e della nostra cultura etnica, compiendo ciò che le generazioni precedenti non hanno saputo fare, lasciando che un prezioso tesoro, allora ben più cospicuo, andasse deteriorandosi e assottigliandosi.
Questa è la linea che perseguiremo investendo del problema il costituendo COMITATO DI COORDINAMENTO del PROGETTO SARDEGNA, formato dai consiglieri eletti, dai candidati non eletti e dai rappresentanti dei vari circoli.
Inoltre, incoraggiati dai vasti consensi che, per il riconosciuto equilibrio, la nostra piattaforma ha finora riscosso in diverse sedi, intendiamo proporci come punto d'incontro dei numerosi gruppi e comunità sparse in tutta l'isola che, pur affrontando gli stessi problemi connessi con la valorizzazione della lingua sarda, operano spesso isolatamente, quando non in pieno disaccordo fra loro, disperdendo preziose energie. La formazione di un movimento che si presenti con unità d'intenti, almeno su un nucleo condiviso di punti fondamentali, potrà offrire un positivo contributo all'attività e alle decisioni dei nostri amministratori, potrà con più forza richiamare gli amministratori stessi alle loro responsabilità e al mantenimento degli impegni assunti.
Confidiamo, presidente, in un suo intervento chiarificatore che ci rassicuri sulla volontà della Giunta di voler operare anche in questo campo con coerenza e determinazione nel pieno rispetto delle linee programmatiche, non tralasciando di prendere in esame e di valutare con obiettività anche le proposte e i progetti elaborati dalla base.
Le porgo cordiali saluti.