Sarebbe un peccato lasciare ai soli specialisti e alle dispute accademiche il nuovo lavoro del fonologo Roberto Bolognesi e di Wilbert Heeringa "Sardegna fra tante lingue", pubblicato dalla Condaghes (pagg. 144, 15,00 €). È un libro che cambia il nostro modo di guardare al sardo: una controstoria della nostra lingua. Il libro riesamina i pregiudizi sulla presunta arcaicità e purezza del sardo, alla luce delle ultime scoperte nell'ambito della linguistica computazionale. Quello dell'arcaicità del sardo è un mito largamente diffuso, non solo in Sardegna, e sostenuto e riprodotto da un continuo rimando di citazioni non verificate che si fanno risalire a Max Leopold Wagner. Ecco allora l'idea degli autori: verificare quei luoghi comuni secondo la normale prassi della ricerca scientifica. Sorprendentemente, neanche un pregiudizio regge al confronto coi calcoli del computer. Addio allora al mito della purezza del sardo, alla sua presunta arcaicità, al suo sognato conservatorismo esasperato. Ma c'è un'ulteriore delusione per i puristi: perfino l'italiano risulta più conservativo del sardo! Il sardo si è evoluto come tutte le altre lingue, grazie ai suoi stessi meccanismi interni, presentando quindi tratti conservativi e innovatori. Il mito del nostro immobilismo e isolamento del quale ci siamo beati fino ai giorni nostri viene così inevitabilmente a crollare. Sempre in base ai calcoli statistici di questa ricerca, il tanto elogiato "arcaico" logudorese risulta più simile all'italiano di quanto non lo sia il tanto vituperato campidanese. Opportunamente si fa notare nel libro come simili risultati si siano caricati di una forte valenza sociale ed emotiva. Il dibattito sulla lingua sarda infuria e non si può evitare di trarre da questo studio qualche conclusione, sociolinguistica appunto. Sicuramente il fraintendimento che esista un sardo o dei sardi puri e un sardo o dei sardi meno puri, molto male ha fatto alla coesione sociale e alla coscienza nazionale isolana. Si sono create fratture, divisioni, perfino razzismi tra maurreddinos e gabillus, tra Campidano e Logudoro. "Sardegna fra tante lingue" non si muove nella direzione di fomentare queste lacerazioni, anzi, mettendo in discussione presunte purezze, vuole riavviare il dibattito sulla base di conoscenze scientifiche serie. Queste sono confutabili solo sulla base di altre ricerche altrettanto serie e non con speculazioni personali o giochi di citazioni non verificate. Chi non fosse d'accordo con le conclusioni dei due autori, ha solo da ripetere la ricerca, seguendo la metodologia da loro impiegata e interamente esplicata nel libro. Per concludere, un libro che merita di essere letto e conosciuto e di avere ampia circolazione. Sia per il rigore scientifico e la serietà della ricerca e degli autori, sia per lo spessore e l'originalità delle idee presentate. La portata delle quali non mancherà di creare un dibattito tra chi crede nel mito purista e chi ritiene che sia ora di percorrere strade razionali.