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27/11/2004 Tribuna lìbbera pro sotzios

Is mercadeddus de Manitese

Mercatino della Solidarietà

Domenica 28 Novembre Cagliari 
9,oo - 13,oo


presso il Mercatino dell'Antiquariato di Piazza del Carmine



Se tutta la popolazione mondiale consumasse quanto noi occorrerebbero 
sette pianeti, e saremmo sommersi dai rifiuti. 
Guerre e devastazioni, malattie e morte.
In nome del consumo.

Per rendere concreto il dissenso verso il consumismo e la pressione che esercita su tutti gli aspetti della nostra vita, buttiamo fuori dal nostro stile di vita l'immagine della famiglia felice al sapore del "Mulino bianco", le raccolte punti che soddisfano l'immaginario più che i bisogni delle casalinghe, i piccoli mostri dei cartoni animati che ipnotizzano le fantasie dei piccoli e svuotano i portafogli degli adulti. Questo è un invito alla sobrietà e a ripensare alla solidarietà e alla gratuità quali componenti attive di un'economia sostenibile.
Eccole, le vittime delle politiche orientate alla massimizzazione dei consumi: dalle popolazioni del Sud (ma sempre più anche del Nord) del mondo deboli di fronte alla globalizzazione dei mercati, all'ambiente deturpato da rifiuti e inquinamento, alla colonizzazione dell'immaginario a opera di pubblicitari che propongono modelli di vita irrealizzabili per la maggior parte della popolazione del mondo. 

È l’invito simbolico fatto a ogni persona affinché si riappropri del mondo che gli appartiene, senza essere schiacciata dalla frenesia consumistica dell’acquisto privo di reale motivazione.

Consumare e fare la spesa sembrano fatti banali che riguardano solo noi consumatori, i nostri gusti, le nostre voglie, il nostro portafoglio, il nostro diritto a non essere imbrogliati. Eppure il consumo è tutt’altro che un fatto privato e non può essere affrontato badando solo al prezzo e alla qualità.

La banana che sto per comprare è stata prodotta usando pesticidi pericolosi?

Quale salario è stato pagato agli operai che hanno costruito questo giocattolo?

La colla usata per le mie scarpe ha avvelenato i polmoni di chi le ha prodotte?

Con questa mentalità il consumo può diventare uno strumento decisivo per condizionare le imprese attraverso due opzioni, una distruttiva e una costruttiva: il boicottaggio e il consumo critico. Il boicottaggio è un’azione straordinaria e consiste nell’interruzione organizzata e temporanea dell’acquisto di uno o più prodotti per forzare le società produttrici ad abbandonare certi comportamenti.

Il consumo critico è un’iniziativa più silenziosa, paragonabile ad un’abitudine di vita. I criteri per l’acquisto che diventano fondamentali sono la storia del prodotto (cioè come e attraverso quali vie è stato realizzato) e la condotta della casa produttrice. 

L’esperienza dimostra che dove i consumatori si fanno sentire, le imprese sono disposte a cambiare, non perché si convertono all’ambiente e alla giustizia, ma perché non vogliono perdere quote di mercato.

La ricchezza dei 358 uomini più ricchi del mondo è superiore al reddito annuo del 45% degli abitanti più poveri, quasi 2 miliardi e mezzo di persone.

Il volume d’affari della General Motors è più vasto del prodotto nazionale lordo della Danimarca, quello della Ford più del PNL del Sud Africa, quello della Toyota sorpassa di gran lunga il PNL della Norvegia.

Il progresso delle multinazionali non implica il progresso delle nazioni sviluppate. Anzi al contrario, maggiore è il loro profitto, maggiore è il livello di povertà che si distribuisce anche in queste nazioni.

Negli Stati Uniti, l’1% degli americani più ricchi hanno il 61.6% della ricchezza complessiva nazionale, l’80% dei più poveri condividono solo l’1.2%. In Gran Bretagna il numero di senza casa è cresciuto: il numero di bambine che vivono grazie allo stato sociale sono andati dal 7% nel 1979 al 26% nel 2004 

Nei paesi sotto il giogo delle multinazionali la forza lavoro soffre di una realtà precaria: estrema mobilità, lavoro senza contratti, salari irregolari, in generale inferiori al fabbisogno vitale. In agricoltura l’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi sta avvelenando le falde acquifere e sta rendendo sterili vaste estensioni di terra. I liquami emessi dalle stalle industriali alterano fiumi e terreni. I prodotti chimici che ci vengono venduti per tenere le case così linde, avvelenano le zone di produzione con sostanze tossiche di ogni tipo. La carta, che utilizzata ormai per tutti gli scopi, sta provocando un pauroso impoverimento di boschi e foreste a livello planetario. 

Siamo le prime vittime del consumismo; perché siamo sommersi dai rifiuti, ci troviamo addosso le malattie da sovralimentazione, siamo affetti da centomila nevrosi a causa delle insoddisfazioni e della vita frenetica che conduciamo. La sobrietà è uno stile di vita che sa distinguere i bisogni reali da quelli imposti, che si organizza a livello collettivo per garantire a tutti il soddisfacimento dei bisogni fondamentali con il minor dispendio di energia, che dà alle esigenze del corpo il giusto peso senza dimenticare le esigenze spirituali affettive, intellettuali e sociali della persona umana.

Il 20% della popolazione mondiale consuma l’80% delle risorse del pianeta


Nel 1999 nelle piantagioni di ananas di Del Monte in Kenya, un bracciante guadagnava solo 3000 al giorno, quanto bastava per comprare appena 3Kg di farina di mais.

Nel 1998, in Indonesia, nelle fabbriche che producono per la multinazionale Nike, gli operai lavoravano 270 ore al mese ed erano pagati meno di 64.000 mensili (30000 lire se si trattava di un bambino). Questa somma, anche se corrispondeva al salario minimo stabilito dal governo, copriva appena il 31% dei bisogni vitali di una famiglia di quattro persone. 

Dal 1997, grazie ad una concessione illegale da parte di autorità governative, la Shell-Premier minaccia operazioni di notevole impatto ambientale nel parco nazionale del Kirthar, il più grande del Pakistan.

In Guatemala le donne del settore tessile sono pagate meno di un dollaro al giorno e subiscono frequenti abusi sessuali. Nella fabbrica Lucasan, ogni 15 giorni sono messe in fila e sono colpite alla pancia per scoprire chi è incinta. Chi lo è viene licenziata in tronco.


Che fare?

Per non essere complici dello spreco di risorse del nostro sistema consumista possiamo fare azioni precise e significative.

Ridurre lo spreco energetico:

mangiamo troppo e buttiamo via troppi avanzi, accumuliamo troppi vestiti, usiamo l’automobile quando potremmo andare a piedi o in bicicletta, usiamo troppo lo scaldabagno e lasciamo la luce o la Tv accese inutilmente.

Recuperare attraverso il riciclaggio:

abbiamo riserve di rame per 36 anni, riserve di zinco per 20, di piombo per 21. In Italia si ricicla solo il 20% della carta, 53% del vetro, il 25% delle lattine di alluminio

Recuperare attraverso il riutilizzo: 

dobbiamo chiedere alle imprese attraverso le nostre scelte di privilegiare prodotti con confezioni leggere e in materiale riciclato, preferendo le bevande in bottiglie di vetro, acquistando prodotti sfusi invece che prodotti confezionati

Riparare invece che sostituire:




RICICLA... RIUSA... RIPARA... sono le parole d'ordine del 
Mercatino della Solidarietà di Manitese


Piccole cose piccole utili o inutili

giocattoli per grandi e bambini
dischi cassette videocassette
soprammobili e sotto mobili
piccoli elettrodomestici
quadri e quadretti
libri e libretti
vasi e vasetti

Se non vi servono più... Non buttateli... Venite a portarceli domenica... li rivenderemo al Mercatino

Lo facciamo per finanziare i progetti di solidarietà: 
il ricavato va tutto per i progetti di ManiTese (li trovate su www.manitese.it)

Lo facciamo per chi non vuole/non può spendere troppo: 
ci accontentiamo di una piccola offerta

Lo facciamo per promuovere la cultura del Riusa Ricicla Ripara:
per produrre consumare inquinare un po' meno


manitese.ca@lillinet.org
tel. 335 6993969

A segus