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12/11/2004 Elezioni Regionali 2004: riflessioni e prospettive di un settore culturale in rapida evoluzione /1

Sas gherras debadas

de Fabritziu Dettori

In Sardegna il fermento patrioticu sta imprimendo una forte presa di coscienza nazionalistica, la quale sta connotando, finalmente, sardo il Popolo Sardo. In virtù di questo cambiamento storico è in forte crescita l'utilizzo, in vari ambiti sociali, dei quattro mori come manifestazione di sardità. I politici sardi gli usano, sempre di più, per legittimarsi sardi e per rendersi credibili di fronte al Popolo Sardo. La Brigata Sassari gli strumentalizza, accompagnandoli con un motto (Forza Paris = forza tutti insieme) e un inno in lingua sarda, per investire nel sentimento "sardista" che i quattro mori suscitano. Ciò avviene poiché ogni popolo, libero o meno, ha bisogno di un simbolo che lo rappresenti con dignità al cospetto del mondo. La bandiera assolve benissimo questo compito in quanto racchiude in sé gli avvenimenti storici condivisi dalla nazione che l'adotta. Ma i quattro mori, sono realmente lo specchio della storia dei sardi? Il Governo Sardo, che nel passato - ma anche oggi - registrava un livello di consapevolezza di sé bassissimo, assunse come "bandiera" istituzionale quella che alla Sardegna strappò col sangue sovranità e civiltà giudicale: il drappo dei quattro mori! Tale insegna parrebbe creata da Pietro I d'Aragona nel 1096, per immortalare la vittoria sui "mori" avvenuta ad Alcoraz, ma è nel 1281 che sarà compiutamente palese in un sigillo della cancelleria catalano - aragonese di Pietro II detto "il Grande". In Sardegna gli aragonesi la imposero, quale rappresentante giuridico del "Regnum Sardiniae". 
Sotto la dominazione piemontese, i quattro mori, accecati da una benda per uno "sbaglio" grafico, rappresenteranno, dal 1848, la Sardegna soltanto come: "Un'appendice molto incerta d'Italia" (Cavour). I Savoia, tuttavia, useranno lo scudo aragonese in piastre, bandiere e fregi, per ornare le divise di molti corpi militari del loro esercito sanguinario. 
Il P.S.d'Az. (Partito sardo d'azione), nel 1921, scelse il medesimo stendardo quale simbolo di partito per la sua politica autonomista e federalista, in sintonia alla linea anti nazionalista e indipendentista. Su la base dell'ignoranza storica, supportata da E. Lussu (Capitano della Brigata Sassari e fondatore del P.s.d'az.) che sosteneva: "…in realtà noi non abbiamo avuto storia. La nostra storia è quella di Roma, d'Aragona, ecc. ecc.", pervenne al Consiglio Regionale della prima legislatura, il 30/11/1949, la proposta di legge del Consigliere regionale sardista socialista prima e del PSI poi, Giuseppe Asquer (dirigente "regionale del P.S.d'az. dal 1922 al 1947), relativa alla dotazione dei "mori" a titolo di emblema per la Regione. L'anno successivo, attenti a "non parlare di bandiera ma di gonfalone" per non turbare i sentimenti dello Stato, l'approvarono (al terzo tentativo il 19/06/1950 - XCVII seduta -, il secondo fu il 29/05/1950 - XCVI seduta -) con i voti del partito sardo, comunista e socialista. In quest'atto di auto colonialismo, ratificato col DPR del 05/07/1950, fu compiuto il più alto oltraggio alla storia dei sardi. Si spense la possibilità di una rinascita di vera sovranità, la cui base poggiasse solidamente sulla storia della Nazione Sarda Indipendente, rappresentata nel mondo con la reggenza Arborense. 
Il simbolo dei quattro mori costituisce la storia dei dominatori e con questa i sardi hanno combattuto cause di pertinenza straniera, come la "Grande Guerra" del '15 e '18, nella quale, per difendere una nazione straniera, qual è l'Italia, cadde inutilmente un'intera generazione di giovani sardi. Taluni la giustificano, affidandosi alla leggenda, creduta nostrana, secondo cui le quattro teste raffigurerebbero quelle dei re mori caduti per mano sarda in Sardegna. Questa in realtà è la versione sarda della narrazione tradizionale aragonese di Alcoraz, tuttora osservata in Catalogna ed Aragona. L'emblema a tutt'oggi rappresenta giuridicamente la Provincia di Saragozza. 
Nel 1999, un emendamento di Forza Italia al testo di legge sardista che istituiva la "bandiera" della Sardegna, superando il riduttivo "gonfalone", permise di togliere le bende dagl'occhi dei mori. Si rimediò all'errore, ma tale "segno distintivo" continuò ad essere - e a tutt'oggi lo è - la negazione dell'identità storica del Popolo Sardo. L'Albero degli Arborea, invece, è l'immagine della civiltà autoctona Giudicale che il Popolo Sardo ha potuto esprimere in quanto popolo libero e indipendente. La cultura Giudicale, esercitata giuridicamente e con una continuità di circa cinquecento anni dallo Stato d'Arborea, rivela pienamente con questo Giudicato le virtù di un organismo sovrano che conglobava istituzioni che anticipavano di secoli la conquista dei diritti umani. Era sancito, infatti, attraverso norme giuridiche scritte nella luminescente Carta de Logu, lo Stato di diritto, nel quale si esercitava l'uguaglianza delle persone davanti alla legge, sia per classe sociale sia per sesso. Spicca, infatti, il riconoscimento della donna quale soggetto di diritto. L'Albero degli Arborea è la testimonianza storica della grandiosa peculiarità giudicale, nella quale il Popolo Sardo e il proprio Stato, s'integravano solidi e armoniosi in un unico corpo omogeneo. L'originalità di questa istituzione, democratica e civile, si fondava nella superindividualità (o subiettività) del Regno, il quale non apparteneva al patrimonio del sovrano ma all'entità dello Stato. Il popolo, infatti, esercitando il diritto alla partecipazione democratica del Giudicato, attraverso le Coronas de Logu, ne decideva gli indirizzi politici. Il Popolo per lo Stato, lo Stato per il Popolo! Il nobile vessillo Arborense, che per Lussu non fece storia, è in realtà la fiaccola che mette in luce il fulcro della sardità. L'alfiere della rievocazione storica di un illustre passato, vissuto interamente e con coscienza nazionale da Sardi per la Patria Sarda! I nostri antenati riponevano in questo simbolo di libertà le speranze di mantenere salda l'indipendenza della loro compiuta Nazione Sarda, combattendo, da nazionalisti, quasi 100 anni, contro gli acerrimi nemici catalano - aragonesi. Un vincolo indissolubile lega il Popolo Sardo ad un simbolo della sua Storia: l'Albero verde diradicato! S'Alvure irraighinadu è il richiamo austero dello spirito patriottico delle antiche vestigia che sviluppa nei sardi la coscienza di essere Nazione. E' auspicabile che il Popolo Sardo dimostri la volontà di volersi emancipare dal colonialismo, assumendo come bandiera di sovranità quella storica dessa Republica Sardisca.

Chiesa di San Serafino di Ghilarza (Oristano): stemma del Regno d'Arborea

1 denaro, col simbolo dello Stato d'Arborea. Coniato durante la reggenza del Sovrano Ugone III°

Chiesa di Santa Chiara ad Oristano: il sovrano Mariano IV che affida il figlio Ugone III° alla Santa

Fabritziu Dettori, via IV novembre 28/a - 07100 Sassari - tel e fax. O79.270235. patriotu@tiscali.it

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