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19/11/2004 Parres Liberos - Convegni sulla lingua dove manca il confronto

Limba, perché non si dialoga tra gruppi?

de Francesca Deiana

Sempre più sardi, grazie al lavoro di studiosi, appassionati, insegnanti, operatori culturali, o semplici cittadini di buona volontà, si avvicinano alla lingua sarda, e tornano a prendere coscienza di quelle che, al giorno d’oggi, possono essere le potenzialità che la nostra lingua sarda può assumere sia dal punto di vista culturale, in quanto rappresentazione massima del popolo sardo, sia economico, sociale etc.

Ci si domanda ancora, come mai, la massima Istituzione in Sardegna (La Regione), continui ad essere la grande assente, da questo palcoscenico così interessante, complesso, per certi versi contraddittorio, ma al tempo stesso appassionante e, determinante (a mio avviso) per lo sviluppo socio-culturale dei prossimi anni avvenire.

Oltre a Sotziu Limba Sarda, continuano a lavorare alcune province, con una scelta comune di una lingua unificata, che unificata non è (ma i cittadini sono d'accordo?) e neppure ufficiale, che attraverso finanziamenti regionali e statali, sono riuscite in questi ultimi anni a lavorare per la lingua sarda. 

C’è da domandarsi, come hanno lavorato? E con chi? Cosa hanno prodotto?

Faccio questa domanda, perchè si sono visti solamente spazi sui giornali con pubblicità di grandi convegni, ai quali, alla fine, sono stati invitati a partecipare tanto di rappresentanti del mondo Accademico dell’Università di Barcellona, e di esperti di lingua friulana, occitana, gaelica, basca, e chi più ne ha più ne metta, e tutti hanno parlato, tranne i veri attori della lingua sarda e cioè i sardi.

Altri sardi, ovviamente, che non fossero quelli che lavorano (grazie a quei famosi finanziamenti), o sostengono, l’ufficio della lingua sarda di qui o di là.. E tutti gli altri? Quelli che lavorano su tutti i fronti e che però non sono sostenuti da finanziamenti di questo o quell’ente pubblico? Dove li mettiamo? E l’Università di Cagliari che parte ha avuto in questi ultimi anni con borse di studio e master per chi voleva avvicinarsi allo studio della lingua sarda? Forse quelli non sono abbastanza sardi? 

O forse potrebbero dare fastidio se intervenissero ad uno di quei convegni per pochi intimi, in cui si fanno parlare gli stranieri, sicuramente di altissimo valore, ma che raccontano della loro esperienza e dei problemi della loro lingua, e di come hanno fatto a risolverli. Ma che bravi… ma cosa c’entrano col sardo? E’ vero, si possono prendere spunti ma per fare cosa? Per parlare in friulano o in gaelico? 

Perché gli altri sardi vengono accuratamente esclusi?

Chi ha partecipato o parteciperà e questi interessantissimi convegni, rimarrà sicuramente affascinato da così tanta cultura, ma allo stesso tempo tanto deluso.

Peccato, infatti, che non potrà intervenire per dire la sua. Non abbiamo raffronti, non abbiamo repertorio linguistico, non abbiamo una lingua standardizzata per la pubblica amministrazione, per i cartelli stradali, non abbiamo niente.

Perché prima non lavorare, tutti i sardi in comune, per avere poi qualcosa, per confrontarci col mondo esterno?

Perché continuare a essere i soliti sardi col complesso di inferiorità che fanno il copia incolla rispetto al resto del mondo? Noi siamo diversi, abbiamo realtà diverse, troviamo una soluzione tutta nostra. O ne siamo incapaci? A che e a chi giova fare tanti convegni, spendendo poi sicuramente tanti soldi (pubblici) per fare arrivare qui gente da tutta Europa, se poi non riusciamo ad avere un programma comune, forte e concreto, da portare avanti in tutta la Sardegna?

Perché le Province così tanto interessate al bene della lingua sarda, non organizzano tavole rotonde e dibattiti con tutti i sardi, del nord, del centro e del sud?

Che problemi ci sono? Vogliono forse escludere qualcuno? Esistono sardi di serie A e sardi di serie B? 

L’ultimo convegno è quello che si sta svolgendo e si svolgerà in questi giorni tra Macomer e Orgosolo. Sempre organizzato grazie al patrocinio della Provincia di Nuoro e Oristano (che poi gli oristanesi lo sapranno?) e con grandi nomi, e su questo ne siamo certi, di personaggi che arrivano niente poco di meno che da Barcellona, Santiago de Compostela (suona davvero bene), Finlandia, etc etc.

Sarà un onore. Peccato che si parlerà di “istudiòs fatos in àteras realidades de limbas natzionales”. Peccato che noi dobbiamo ancora ottenere che la Regione sarda si occupi seriamente di politica linguistica, peccato che, probabilmente, chi organizza il convegno sembra, ed è un dato di fatto, non ami confrontarsi col resto della Sardegna. 

Mi rivolgo allora alle Province per chiedere: come mai, tante persone, appassionate e interessate vengono escluse dal dibattito sulla lingua?

Eppure al convegno organizzato proprio qualche mese fa a Macomer, ed io ero presente, gli intervenuti erano tanti, chiunque ha potuto iscriversi a parlare, e se non sbaglio un illustre direttore dell’ufficio lingua sarda ha rinunciato a partecipare. Come mai?

Sardi di tutte le province, che amate la lingua, svegliatevi dal sonno e ribellatevi!! Partecipate!

Saluti, e grazie per lo spazio,

Francesca Deiana

A segus