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29/11/2004 Rassigna de s'imprenta e lobbies all'assalto - Unione Sarda del 28/11

Riuniti in una battaglia comune i festival di Cagliari, Calagonone, Berchidda e Sant'Anna Arresi

di Francesco Abate

Sarà pure un sasso - lanciato nel placido stagno, come ha detto il direttore artistico di Jazz In Sardegna Massimo Palmas - ma è acuminato e mirato alla fronte. Di chi? Ma dell'Ente Lirico, ovviamente. Pietra biblica -chi ricorda Davide e Golia? - scagliata ieri dal tavolo delle conferenze stampa dell'European Jazz Expò dai quattro rappresentati dei principali eventi jazz - e quindi musicali - dell'Isola. Paolo Fresu per Time in Jazz di Berchidda, Basilio Sulis per Sant'Anna Arresi Jazz, Giuseppe Giordano e Pasquale Maxia per Calagonone Jazz e - come detto- Massimo Palmas. Quadrumvirato riunito che ha detto una cosa chiara e semplice: «Il Teatro Lirico di Cagliari assorbe risorse economiche regionali pari all'intero comparto cultura e spettacoli della Sardegna». Ovvero? «Dieci milioni di euro l'anno». Silenzio gelido nel salone che la notte prima era un caldo viavai di pubblico e musicisti. Come all'inizio di ogni attacco. Perché questa, anche se i toni sono educati e rispettosi - «sia ben chiaro il Lirico ha dato tantissimo e lavorato benissimo e fatto cose eccezionali», ha detto Pasquale Maxia - è l'inizio di una guerra. Prima cannonata e movimenti tattici che prevedono dichiarazioni dello stato della nazione: «Noi riceviamo dalla Regione circa 200 mila euro a testa», ha chiarito Basilio Sulis. «Ma non per allestire il cartellone, bensì per l'intera attività dell'associazione». A seguire arrivano spostamenti di truppe e alleanze: «L'amministrazione regionale investe la stessa cifra, pari a quella destinata alla Fondazione del Teatro Lirico, per supportare prosa, danza, musica e cultura di tutto il territorio». Insomma, quello con cui uno solo mangia è lo stesso con cui tutti gli altri devono coniugare - per un anno - pranzo e cena. L'obiettivo di tutto ciò? Anche questo è stato palesato senza nessun giro di parole: «Una netta inversione di tendenza», ha proseguito Maxia. Quindi ridistribuzione delle risorse. Ma non solo: riequilibrazioni di pesi e misure nella classifica, e quindi nella considerazione, di chi fa e quanto fa per un'intera isola. Tasselli di un discorso che va oltre il denaro corrente e che il quadrumvirato ha avuto già modo di snocciolare, venerdì mattina, davanti al nuovo assessore regionale Elisabetta Pilia «perché pare siamo davanti a un momento di grandi cambiamenti e a noi i cambiamenti piacciono», ha sottolineato Maxia offrendo un assisit preciso alla giunta Soru e un suggerimento alle nuove linee direttive in materia. Ed è chiaro perché tutto ciò accade dopo il cambio di manovratore in tolda, perché avviene dopo che i festival jazz (prova provata il successo oltre ogni aspettativa di questi giorni) hanno questa estate dato conferma di robusta tradizione e rinnovato entusiasmo. Non basta dire che i quattro festival hanno tutti almeno 15 anni di carriera alle spalle (il più vecchio è quello cagliaritano con ventennale esperienza) che sono solo la punta di un iceberg di altre situazioni crescenti e prorompenti. Non basta. E infatti l'aggiunta arriva puntuale. «Non siamo quattro bolle che galleggiano sul nulla ma siamo l'espressività di un territorio. La somma delle esigenze del pubblico, dei fermenti degli artisti e delle scommesse delle amministrazioni locali», dice Maxia. «E la ricaduta che il territorio a sua volta riceve è quasi inestimabile». A Berchidda, dice Paolo Fresu, per Time in Jazz si spendono 350 mila euro, quello che arriva all'intera comunità è invece stato valutato in circa 850 mila. Così, dice Massimo Palmas, «mentre a noi spesso si chiede conto dei numeri, spese raffrontate agli incassi, a qualcun altro questo discorso non si ha il coraggio neppure di farlo. E sin qui può anche starci bene, perché non è da quanti biglietti stacchi che si può valutare la buona riuscita di un'iniziativa culturale, ma che la regola sia uguale per tutti».


Francesco Abate

28/11/2004 

A segus