Criticati e rifiutati in blocco dai nuoresi doc per la gioia dei turisti che
invece li vogliono a tutti i costi. La sorte degli adesivi e manifesti in
lingua sarda distribuiti presso tutti gli enti pubblici e privati, scuole,
banche e addirittura autobus è per certi versi paradossale.
L'iniziativa Inoghe faeddamus su sardu, promossa dall?"Ufìtziu de sa limba
sarda", organo dell'amministrazione provinciale diretto da Diego Corraine,
ha l'obiettivo di riportare la nostra lingua nelle azioni quotidiane come
andare a comprare il giornale, prendere il caffè al bar, ma anche fare un
bonifico in banca, cosa che pochi sono abituati a fare nella lingua dei
nostri nonni. I classici "entrata", "uscita", "vietato fumare", "servizi",
etc., tutti rigorosamente in limba, del tutto, simili per grafica e colori
ai corrispondenti in italiano cui siamo abituati. «Un'esigenza
indispensabile, spiega Corraine, per dare visibilità alla lingua, che
rischia di rimanere confinata per sempre all'uso affettivo in famiglia o con
gli amici».
Partita la settimana di Pasqua, l'iniziativa ha avuto un buon seguito, con
qualche sorpresa «Alcuni turisti di origine sarda, racconta Franca Frogheri
della pasticceria "Valentina" in via Giusti, mi hanno lasciato l'indirizzo
perché glieli spedissi per attaccarli nel circolo emigrati della loro città.
Mi hanno anche lasciato l'anticipo sul francobollo. Quello che ha avuto più
successo è stato quello che invita a non fumare».
Al Corso Garibaldi, dove la gran parte degli esercizi commerciali ha aderito
all'iniziativa, le opinioni si dividono: la maggioranza considera
l'iniziativa sostanzialmente buona, soprattutto per mettere ulteriormente a
proprio agio quella fetta di clientela che magari vorrebbe, ma esita ad
esprimersi nella lingua più naturale (Dadea, Arca, Cellularmania), e infine
lo zoccolo duro. I commercianti nuoresi purosangue che entrano nel merito
linguistico e non accettano il sardo proposto da Corraine.
Si tratta della Lsu, Lingua Sarda Unificata, che aggira l'ostacolo della
sterminata varietà delle parlate locali e mira ad essere compreso un po'
ovunque nell'isola. La soluzione adottata dal comitato scientifico
dell'"Ufìtziu", anche per poter avere un modello fisso di riferimento per
l'insegnamento e la pubblica amministrazione per atti e documenti bilingui,
non convince però chi pensa che a Nuoro si debba parlare nuorese. Pietra
dello scandalo soprattutto "Essida", uscita, che invece nel capoluogo
barbaricino si dice "Issia": "Come si fa a imporre parole diverse da quelle
che abbiamo sempre usato?