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13/03/2006 Seberos de imprenta - Unione Sarda

Sa limba iscorcorigada po nessi chent'annos

de Francesco Cesare Casula


Sa limba bocciata per almeno 100 anni [Cultura] 

L'altra faccia della storia di Francesco Cesare Casula

La settimana scorsa, in un ultimo sussulto deliberativo, il Senato 
della Repubblica ha bocciato Sa limba, la lingua sarda. Non mi sono 
scandalizzato: l'avevamo già bocciata noi ? e, per noi, intendo i 
nostri rappresentanti regionali - il 30 settembre dall'anno scorso, 
quando l'attuale Giunta regionale emanò un disegno di legge di ventisei 
pagine per la riscrizione dello Statuto di autonomia della Sardegna 
quantomeno peritoso. E non è un documento da nulla: si tratta delle 
norme che dovranno regolarci per almeno i prossimi cento anni, se 
continueremo a camminare a passo di lumaca come abbiamo fatto col 
vecchio Statuto in vita asfittica dal 1948. Riguardo a Sa limba c'è un 
unico passo, nel Preambolo, che dice: «La Regione riconosce, quale 
strumento di comunicazione, e patrimonio della Comunità, la lingua 
sarda nelle sue varietà locali e le altre parlate della Regione». Non 
afferma, quindi, che la Sardegna è una Nazione con propria lingua e 
che, come tale, la Regione ha l'obbligo di adottarla nelle scuole 
dell'isola, nei mass media, negli atti amministrativi, nei processi e 
in tutte le espressioni culturali sarde. La riconosce e basta, come si 
riconosce qualsiasi cosa esistente. A marolla! Avrei voluto vedere il 
contrario, dato che la maggior parte di noi la usa in casa, nei paesi e 
nelle campagne, compreso il sottoscritto quando torna a Cabras. Ben 
diverso è in Catalogna. Lì, chi non parla in catalano non è nemmeno 
ascoltato. In meno di venticinque anni si è passati dal proibizionismo 
linguistico di Franco, che impediva qualsiasi manifestazione 
catalanista - scritta, parlata o cantata - al monolinguismo locale. 
All'articolo 6 del loro nuovo Statuto, i Catalani dicono espressamente, 
nella loro parlata: «? la lingua propria di Catalogna è il catalano». E 
la parola "lingua" (catalana) compare nelle proposte statutarie 
trentadue volte per specificarla, impiegarla, confrontarla, imporla. 
Questo, il governo di Madrid non lo manda giù, e vuole modificare 
l'articolo con: «? la Generalitat garantirà l'uso normale e ufficiale 
di ambo gli idiomi (catalano e castigliano)». Lo ritengo giusto, come 
ritengo giusto coltivare l'italiano, compenetrato in noi da molti 
secoli. Però, non mi dispiacerebbe vedere il nostro nuovo Statuto 
scritto nelle due lingue, la sarda e l'italiana. Così, tanto per 
risollevare un po' la testa, po' arziai sa conca. 

A segus