L'altra faccia della storia di Francesco Cesare Casula
La settimana scorsa, in un ultimo sussulto deliberativo, il Senato
della Repubblica ha bocciato Sa limba, la lingua sarda. Non mi sono
scandalizzato: l'avevamo già bocciata noi ? e, per noi, intendo i
nostri rappresentanti regionali - il 30 settembre dall'anno scorso,
quando l'attuale Giunta regionale emanò un disegno di legge di ventisei
pagine per la riscrizione dello Statuto di autonomia della Sardegna
quantomeno peritoso. E non è un documento da nulla: si tratta delle
norme che dovranno regolarci per almeno i prossimi cento anni, se
continueremo a camminare a passo di lumaca come abbiamo fatto col
vecchio Statuto in vita asfittica dal 1948. Riguardo a Sa limba c'è un
unico passo, nel Preambolo, che dice: «La Regione riconosce, quale
strumento di comunicazione, e patrimonio della Comunità, la lingua
sarda nelle sue varietà locali e le altre parlate della Regione». Non
afferma, quindi, che la Sardegna è una Nazione con propria lingua e
che, come tale, la Regione ha l'obbligo di adottarla nelle scuole
dell'isola, nei mass media, negli atti amministrativi, nei processi e
in tutte le espressioni culturali sarde. La riconosce e basta, come si
riconosce qualsiasi cosa esistente. A marolla! Avrei voluto vedere il
contrario, dato che la maggior parte di noi la usa in casa, nei paesi e
nelle campagne, compreso il sottoscritto quando torna a Cabras. Ben
diverso è in Catalogna. Lì, chi non parla in catalano non è nemmeno
ascoltato. In meno di venticinque anni si è passati dal proibizionismo
linguistico di Franco, che impediva qualsiasi manifestazione
catalanista - scritta, parlata o cantata - al monolinguismo locale.
All'articolo 6 del loro nuovo Statuto, i Catalani dicono espressamente,
nella loro parlata: «? la lingua propria di Catalogna è il catalano». E
la parola "lingua" (catalana) compare nelle proposte statutarie
trentadue volte per specificarla, impiegarla, confrontarla, imporla.
Questo, il governo di Madrid non lo manda giù, e vuole modificare
l'articolo con: «? la Generalitat garantirà l'uso normale e ufficiale
di ambo gli idiomi (catalano e castigliano)». Lo ritengo giusto, come
ritengo giusto coltivare l'italiano, compenetrato in noi da molti
secoli. Però, non mi dispiacerebbe vedere il nostro nuovo Statuto
scritto nelle due lingue, la sarda e l'italiana. Così, tanto per
risollevare un po' la testa, po' arziai sa conca.