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20/03/2006 Seberos de imprenta - La Nuova 10.01.2006

Faghimus lughe subra sos sardos mortos a Itri

de Marco Deligia


La Nuova Sardegna 10gennaio 2006 
Scoprire un pezzo di storia, nuovo impegno dell’Acuvacamus 


«Facciamo luce sui sardi morti a Itri»
L’associazione traccia i programmi per il nuovo anno C’è anche un lavoro su Grazia Deledda 


SASSARI. Lo scorso dicembre è stata inaugurata la nuova sede, in piazza Azuni. Un quartier generale per tanti programmi da consolidare e completare. L’associazione culturale Acuvacamus ha ampliato i suoi orizzonti. Il presidente Pietro Pittalis e il segretario Luciano Murgia, con gli altri esponenti del direttivo, incentrano l’impegno del sodalizio sull’approfondimento di quella che può essere considerata una pagina ancora inedita della storia riguardante il popolo sardo. Si tratta delle vicende, poco conosciute, che si verificarono a Itri, in provincia di Latina, nel luglio del 1911. «Grazie all’interessamento del giovane Fabritziu Dettori, appassionato di lingua, storia e cultura sarda - spiega il presidente di Acuvacamus, Pietro Pittalis -, abbiamo recuperato la conoscenza di una drammatica vicenda, che in una pubblicazione di Tonino Budruni viene descritta come una vera e propria caccia scatenata dalla camorra contri i sardi che lavoravano alla ferrovia Napoli-Roma. Si registrarono otto vittime e sessanta feriti. Come racconta Budruni, erano circa quattrocento gli operai sardi, arrivati in un’area che allora faceva parte del territorio campano della provincia di Caserta e che attualmente è nel Lazio, impegnati nel quinto lotto dei lavori per la costruzione della nuova “direttissima” Roma-Napoli. Erano arrivati dall’isola per guadagnarsi da vivere, a un prezzo che veniva loro fatto pagare sempre più caro dalla camorra, che aveva esteso i suoi tentacoli nei grandi appalti. I manovali isolani ricevevano un salario inferiore a quello degli altri operai ma non pagavano la tangente. Al quarto lotto, con circa seicento lavoratori sardi, era stata costituita una “lega” di difesa economica e contro i condizionamenti della camorra. Anche al quinto lotto cresceva la protesta contro la ditta responsabile dei lavori e l’opposizione al sistema camorristico. Si pensava anche in quella sezione di costituire un’organizzazione operaia. Si creò così, soprattutto nel paese di Itri, centro di contadini e pastori dove la camorra aveva purtroppo salde radici, un contrasto tra gli operai sardi, che là avevano stabilito la loro residenza, e l’organizzazione criminale. Attraverso le manovre camorristiche, la convivenza tra itrani e sardi divenne sempre più difficile. Il 12 luglio ci fu uno scontro tra popolazione locale e lavoratori isolani, che vide anche l’intervento delle forze dell’ordine, con conseguenze drammatiche. Noi e Fabritziu Dettori - aggiunge Pittalis - vogliamo coinvolgere istituzioni e studiosi in Sardegna e nel Lazio per arrivare a un momento di adeguata riflessione sui fatti di Itri». L’associazione Acuvacamus si sta inoltre occupando di un lavoro della scrittrice nuorese Grazia Deledda, premio Nobel nel 1926. L’attenzione è concentrata su “La Grazia”, un melodramma pastorale del 1921, musicato dal maestro Vincenzo Michetti per la Ricordi di Milano. «Come sottolinea Neria De Giovanni, presidente dell’associazione internazionale dei critici letterari e responsabile del parco letterario deleddiano - dice Luciano Murgia, segretario di Acuvacamus - la vicenda di “La Grazia” si basa sulla trascrizione dalla novella “Di notte”, pubblicata nella raccolta deleddiana “Racconti sardi” del 1894. “La Grazia” fu rappresentata a Roma nel 1921. Le repliche divennero sempre più rare, fino a far dimenticare l’opera che resta una rarità nella produzione deleddiana. Ecco perché recuperare questo lavoro è un progetto importante. Stiamo curando il progetto con il “Movimento musicale” di Porto Torres, diretto da Antonella Parodi. C’è già l’idea per l’allestimento a Sassari e in altri centri in Sardegna. Riprenderemo a coltivare i canali per i finanziamenti con il ministero per le Attività culturali, Regione, Unione Europea e altre istituzioni». Marco Deligia 

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