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14/05/2005 Seberos de imprenta/Unione Sarda de su 15.05.05

Pittau contras a sa commissione de Soru 

de Massimo Pittau

L'assessore regionale alla Cultura Elisabetta Pilia ha in questi giorni nominato una nuova Commissione di "esperti" per studiare e fare proposte intorno al solito problema della lingua sarda. Sorvolo sul fatto che l'assessore ha trascurato di nominare anche gli esperti più autorevoli che esistono sul momento, i professori universitari di Linguistica Sarda Edoardo Blasco Ferrer, Maurizio Virdis e il sottoscritto (che del resto è anche l'autore che ha scritto più di tutti sulla lingua sarda, molto più dello stesso grande Max Leopold Wagner). Io invece critico e protesto per il fatto che l'assessore Pilia ha dato alla nuova Commissione anche l'incarico di «definire norme ortografiche comuni per tutte le varietà». La questione della ortografia della lingua sarda era stata già del tutto risolta dalla prima Commissione regionale, di cui facevo parte anche io, come si potrà verificare nell'ultimo verbale del primo anno di lavoro della Commissione stessa (1999). Ed allora, come è possibile che l'assessore faccia rifare un lavoro, che era stato già fatto e concluso dalla prima Commissione, facendo ovviamente dilatare i tempi di lavoro della nuova Commissione e quindi i suoi costi? Evidentemente la Regione nuota nell'abbondanza, per cui non c'è più da credere al presidente Soru, quando dice che la Regione è indebitata oltre la cima dei capelli. Oltre a ciò, io critico quello che sembrerebbe il punto di forza del progetto promosso dall'assessore Pilia: quello di incaricare una «società demoscopica di rilevare in quali aree, luoghi della Sardegna e situazioni si parla il sardo e accertare quali sono le varietà locali più usate e quanti parlano il sardo, lo capiscono e hanno la necessità di utilizzarlo». Secondo il mio fermo giudizio, molto tempo perduto, molti soldi sprecati e ricerca del tutto inutile e perfino pericolosa. C'è infatti il pericolo che, di fronte ai risultati negativi di quella ricerca già largamente scontati, la classe politica regionale voglia trarne la conclusione di chiudere i battenti sulla questione della lingua sarda e di mettervi sopra una croce, predisponendo perché invece in Sardegna venga divulgata la lingua araba oppure quella cinese.

A segus