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20/05/2004 Lettera ai senatori sardi dae parte de su Sotziu Limba Sarda

"Beffa al parlamento: con la carta europea delle lingue si ridimensiona il ruolo della lingua sarda."

La lingua sarda sarà più tutelata con la Ratifica della Carta Europea delle lingue minoritarie? Manco per sogno, anzi si rischia di tornare indietro e perdere le conquiste fatte con le leggi statali e regionali. E’ quanto afferma il “Sotziu Limba Sarda”, associazione con sede regionale a Cagliari specializzata nella valorizzazione e difesa dell’idioma isolano. Il direttivo del sodalizio identitario ha spedito una lettera aperta a tutti i senatori sardi con un appello che li invita a vigilare quando il testo della normativa europea dovrà passare al vaglio dell’assemblea di Palazzo Madama. Nel testo licenziato dalla Camera, infatti, la tutela prevista per la lingua sarda è inferiore a quella già garantita dalla legge regionale 26 del 1997 e da quella statale n°482 del 99. Secondo il direttivo de Su Sotziu Limba Sarda, che ha sede nel capoluogo ma che ha un centinaio di iscritti originari di tutte le parti dell’isola, e in modo particolare delle zone interne, con il testo attualmente all’esame del Senato la lingua sarda rischierebbe di sparire, o verrebbe indebolita, nelle scuole elementari e superiori e nelle università. Inoltre le amministrazioni pubbliche perderebbero il diritto di poter redigere gli atti “in limba” così come non sarebbe garantita una presenza significativa della lingua di minoranza nei mass media. Una situazione paradossale e preoccupante in quanto nell’isola si attendeva la ratifica della Carta Europea per consolidare le politiche linguistiche e, semmai, ampliare il raggio di protezione anche alla sfera giuridica, economica e sociale. Nella lettera-appello, il direttivo del sodalizio identitario invita i senatori sardi a occuparsi con attenzione della vicenda per riparare alla “svista” dei loro colleghi sardi alla Camera. . Il documento approvato dall’Unione Europea prevede infatti, una serie di livelli e ipotesi di protezione e garanzie per le lingue, lasciando poi liberi gli Stati di scegliere il grado di tutela nei diversi settori dell’amministrazione pubblica, dell’istruzione, della giustizia, dell’economia e della sanità. Per il sardo è stato scelto, forse con opzione burocratica, un livello di protezione inferiore alle leggi vigenti. Il fatto curioso è che nessun deputato sardo abbia avuto nulla da eccepire a questo errore formale. In tale documento le opzioni esercitate sono piuttosto deludenti, soprattutto nel settore scolastico. Infatti solo l’istruzione prescolare viene garantita nella lingua minoritaria, mentre l’istruzione primaria e secondaria, è garantita nella lingua di minoranza solo su richiesta delle famiglie e a condizione che sia raggiunto un numero sufficiente di allievi. Ciò indebolisce molto la possibilità della lingua sarda di affermarsi nelle scuole così come recitano le leggi vigenti. Tutto questo mentre alle popolazioni germaniche dell’Alto Adige e alle slovene viene assicurato totalmente l’insegnamento nella lingua regionale o minoritaria, e alle popolazioni parlanti il francese viene garantito che l’insegnamento della relativa lingua costituisca parte integrante del curriculum. In sostanza alla lingua sarda, nel caso il testo restasse immutato, non verrebbe dato il riconoscimento di lingua regionale co-ufficiale, mentre il suo caso verrebbe assimilato pedissequamente e arbitrariamente a quello di altre lingue d’enclave o appartenenti a piccoli gruppi di parlanti. In questo modo si rischia di mettere in forse le conquiste fatte con la legge regionale e quella statale nelle quali è abbastanza chiaro che il sardo non è una lingua di enclave parlata in qualche sperduta valle alpina, ma è una lingua minoritaria “regionale”. Nessuna opzione per la lingua sarda viene esercitata per quanto concerne l’istruzione tecnica e professionale, e oltremodo deludente è l’applicazione della Carta per quanto concerne l’istruzione universitaria in quanto è prevista unicamente la possibilità di proporre, oppure favorire o incoraggiare, le lingue in oggetto come discipline per l’istruzione degli adulti e per l’educazione permanente, nonostante vi fosse la possibilità di prevedere l’istruzione universitaria e altre forme d’istruzione superiore nelle lingue regionali e minoritarie, e lo studio di queste lingue come discipline dell’insegnamento universitario e superiore. Tali attività del resto sono previste ampiamente sia dalla legge regionale che da quella statale. Inoltre nella pubblica amministrazione non è consentita la redazione di documenti ufficiali nella lingua di minoranza, mentre già in Sardegna abbiamo avuto esperienze di questo tipo grazie alla legge statale 482/99. Da ultimo non può sottacersi la delusione di chi scrive – si legge nel documento de su Sotziu Limba Sarda - per le misure indicate in questa prima fase dal Parlamento Italiano, relativamente all’utilizzo della lingua sarda nella attività economica e sociale ( art. 13 della Carta Europea), laddove si prevede unicamente l’impegno degli Stati ad opporsi a quelle norme che tendano a scoraggiare l’uso delle lingue regionali e minoritarie nel quadro delle attività economiche e sociali. Appare evidente che la lingua sarda necessiti di una più incisiva tutela e valorizzazione da parte di tutti i rappresentanti della Sardegna e questa della ratifica della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie deve essere un occasione da non perdere, soprattutto laddove i rappresentanti eletti si dichiarino favorevoli in casa alla protezione e al sostegno delle lingue minoritarie. Per questo noi chiediamo che venga prestato un proficuo impegno affinché la Carta venga ratificata senza troppe decurtazioni e veramente a sostegno di quelle lingue minoritarie che sono state oggetto di una politica di discriminazione negli ultimi cinquanta anni . In primis, il sardo>. Sarebbe infatti terribilmente contradditorio per i parlamentari sardi rivendicare un seggio sicuro al Parlamento Europeo in nome della minoranza linguistica sarda, e poi non curarsi della tutela della lingua a tutti i livelli. Altra conseguenza della ratifica in questi termini sarebbe l’impossibilità per la Regione di migliorare la presenza dell’insegnamento della lingua nella scuola elementare, media e superiore che oggi vive una sperimentazione vivace grazie alla legge 26/97, ma che ha bisogno di essere istituzionalizzata e curricolarizzata. E’ vicinissimo il pericolo della messa in discussione degli insegnamenti universitari (che sono solo ai primi timidi passi), nonchè il ridimensionamento di tutte quelle attività di recente impianto (sportelli linguistici provinciali e comunali) nella pubblica amministrazione sarda. Riteniamo utile e doveroso che i rappresentanti del popolo sardo in Parlamento- conclude la lettera spedita ai senatori - si attivino affinchè gli spazi di tutela giuridica per la lingua sarda, con la ratifica della Carta Europea, vengano garantiti in linea con le disposizioni delle leggi vigenti e, semmai, aumentati fino a prevedere la co-ufficialità amministrativa delle due lingue, l’insegnamento della lingua istituzionalizzato nelle scuole di ogni ordine e grado, l’istruzione univesitaria, la tutela in campo giuridico, economico e sociale. La nostra associazione è disponibile fin d’ora a collaborare gratuitamente in questa direzione con chiunque sia disponibile a portare queste istanze nel Senato della Repubblica prima che la Carta venga ratificata con il testo approvato dalla Camera e il danno diventi irrecuperabile>. Per su Sotziu Limba Sarda

A segus