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24/05/2004 Eletziones e Politica Limbistica/ Tzentru manca e Limba Sarda

Lettera Aperta al Candidato a Governatore della Regione Sardegna Renato Soru su Iniziative Pratiche in Materia di Politica Linguistica

de Enrico Chessa Queen Mary College-London

Gentilissimo Dott. Soru, E’ da molti anni ormai che si cerca di far fronte all’emergenza Limba, anche se - ahime’ -, sembrerebbe, con scarsi risultati. Esistono, forse, “sacche di resistenza” importanti in alcune zone, ma in altre si va verso una graduale e costante perdita dell’identita’ e della lingua. Dico forse perche’ non disponiamo, al momento, di studi sociolinguistici esaustivi. A mio modesto avviso, questa sorta di declino identitario e linguistico senza segni di ripresa – visione peraltro condivisa da molti – e’ anche il risultato di un problema sociolinguistico che, seppur oggetto dell’attenzione di singoli ed associazioni, non e’ mai stato affrontato politicamente in modo deciso – se non altro nei termini che esporro’ in questa lettera. Pongo l’accento sull’aspetto politico del recupero linguistico perche’ sono convinto che la Pianificazione Linguistica – l’insieme dei provvedimenti organici per ridare vigore ad una varieta’ linguistica che i parlanti tendono ad abbandonare - sia una responsabilita’ principalmente politica. Per diverse ragioni, ma sopra tutte due: 1. Perche’ per avviare un processo di Normalizzazione Linguistica e’ necessaria una chiara volonta’ politica e 2. Perche’ sono indispensabili le condizioni politiche affinche’ il processo possa avere successo. Ed e’ per questo, quindi, che accolgo con soddisfazione la pubblicazione del mio articolo “Renato Soru e Realta’ Ecosistemica. Sviluppo Economico, Identita’ e Recupero Linguistico” sul sito di Progetto Sardegna (http://blog.progettosardegna.it/xa1436530 per chi volesse consultarlo). Con quell’articolo palesavo la mia sensazione di trovarci, con lei, di fronte ad una svolta politica importante, che dovrebbe permetterci di porre le basi socio-economiche per un recupero identitario e linguistico. Basi, senza le quali, una Politica Linguistica rischierebbe di essere sterile. La scelta di pubblicarlo e’, a mio avviso, una prova che lei si riconosce in cio’ che scrivo, nonche’ la dimostrazione che ha a cuore il problema dell’identita’ e della lingua. Ma spero si tratti soprattutto di una “promessa latente” ad affrontare seriamente la questione della lingua. Auspico, per tanto, un suo impegno deciso per il recupero del sardo. Impegno che dovrebbe concretizzarsi in decisioni coraggiose, senza esimersi dal proporre e mettere in atto iniziative pratiche, chiare e ben definite. Una Politica Linguistica efficace affonda le sue radici in un contesto socio-economico adeguato – cio’ che io definisco un ecosistema “sano” - ma altresi’ in tutta una serie di provvedimenti organici piu’ immediati e concreti. Per questo, ritengo che un suo impegno politico per il recupero del Sardo dovrebbe realizzarsi nei punti che esporro’ a continuazione. 1. Istituzione di un Assessorato alla Politica Linguistica. Compiti principali del quale saranno: a. Conoscere e monitorare regolarmente la situazione sociolinguistica; b. Porsi degli obiettivi – a corto, medio, e lungo termine - (per esempio: diffusione del Sardo a livello amministrativo oppure la sua trasmissione intergenerazionale) da adattare alle situazioni sociolinguistiche che, eventualmente, di volta in volta si presenteranno; c. Stabilire, in base ai dati sociolinguistici in possesso, la strada da percorrere per raggiungere tali obiettivi; d. Rendersi artefice e promotore della veicolazione del Sardo a livello amministrativo. 2. Creazione di un Istituto di Sociolinguistica Sarda, che dipenda dall’Assessorato alla Politica Linguistica. 3. Predisporre la messa in opera di Studi Quantitativi e Qualitativi per conoscere lo “stato di salute del Sardo” (competenza, usi, atteggiamenti, percezioni…). Determinare, quindi, non solo quanta gente parla il Sardo, ma chi, con chi, quando, per dire che cosa, ecc. D’altro canto, sara’ molto importante capire come i parlanti vedono la realta’ di modo da poter individuare come percepiscono ed interpretano il mondo che li circonda. Per portare avanti una Politica Linguistica seria e’ essenziale avere a disposizione dati che ci forniscano elementi di analisi della realta’ su cui intervenire. 4. In base ai dati a disposizione, fare degli interventi mirati – zona per zona, a seconda delle diverse realta’ sociolinguistiche – per estendere l’uso sociale delle diverse varieta’ di Sardo, del Gallurese, del Sassarese, dell’Algherese, e del Tabarchino. 5. Creare una Commissione Filologica affinche’ lavori per la codificazione di uno Standard Sardo, di uno Standard Gallurese/Sassarese, Algherese e Tabarchino. Per quanto riguarda il Sardo – annosa questione! -, ritengo interessante la proposta di un gruppo di intelletuali e tre associazioni (Fondazione Sardinia, Istituto Camillo Bellieni, Sotziu Limba Sarda), che vede nella “Limba de Mesania” un modello di Sardo Amministrativo. 6. Applicare e rendere effettivi i Principi della Territorialita’ e della Personalita’, per garantire una Politica Linguistica Liberale. Il Principio della Territorialita’ sancira’ che, all’interno del territorio della Nazione Sarda, coesistono quattro varieta’ linguistiche: il Sardo nelle sue varianti, il Gallurese con la variante Sassarese, il Catalano di Alghero, ed il Tabarchino di Carloforte e Calasetta. E queste sono, assieme all’Italiano ed in un rapporto paritetico, le varieta’ linguistiche ufficiali del popolo sardo. Il Principio della Personalita’, invece, sancira’ il diritto di ogni sardo ad utilizzare, sia a livello orale che scritto, la propria varieta’ linguistica nel rapporto con le Istituzioni Pubbliche. 7. Incoraggiare l’uso del Sardo in Consiglio Regionale. E’ evidente che queste sono solo delle indicazioni generali, sulle quali discutere e lavorare. I dettagli si vedranno in seguito ed assieme agli esperti. E’ dunque superfluo dire che non mi ritengo depositario della verita’, e questo mio intervento vuole solo essere un modesto contributo alla Questione della Lingua. Non le chiedo, quindi, che accetti alla lettera tutti i punti da me indicati ma che dia un segnale ai Sardi che esiste da parte sua la volonta’, se non altro, di aprire un dibattito politico sul tema della lingua e di affrontare con decisione il “problema”. Non mancano, del resto, nelle sue liste candidati che su questi aspetti possono offrire contributi validissimi. Penso, per esempio, ad Elena Ledda che tanto ha fatto per il comune di Quartu e che ancora di piu’, sono sicuro, potra’ fare – nella nuova situazione politica che ci si prospetta - per la Sardegna. Buon lavoro, Enrico Chessa

A segus