© LimbaSarda 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Campagna elettorale e proposte sul bilinguismo

Sinistra e bilinguismo: che fare?

de Antonello Carai

Ritengo utile in questo momento particolare della campagna elettorale fare alcune proposte operative in materia di bilinguismo che ho inteso riassumere qui per informare gli amici dell'associazione Sotziu Limba Sarda. Da anni io milito, come sanno tutti, in un partito del centrosinistra e credo che la mia formazione politica si debba impegnare in una lotta notevole per l'affermazione del bilinguismo in Sardegna. Desidero precisare, visto l'incarico che ricopro in su Sotziu, che con questa mia posizione personale non intendo vincolare o impegnare l'associazione che è e resta trasversale, apartitica e libera da qualsiasi posizionamento politico che non sia quello della difesa della nostra lingua. Per fortuna al nostro interno ci sono diversità di opinioni e di interessi e, non avendo bisogno di sotterfugi, non abbiamo bisogno di appoggiare questo o quel partito, o questo o quel candidato, come qualcuno avrebbe sperato e voluto. Diciamo che noi sosteniamo tutti i candidati che condividono il nostro programma sul bilinguismo. A questo proposito, facendo riferimento ad altri interventi apparsi nel nostro "DiariuLimba" penso che i candidati al Consiglio Regionale della mia forza politica, ovvero i Democratici di Sinistra, ma anche delle altre, debbano impegnarsi sui seguenti temi programmatici. 1) non é più il momento di pronunciarsi a favore o contro il bilinguismo, perché dal punto di vista normativo questo é un dato di fatto, occorrerà però impegnarsi per dare piena attuazione ad una legge dello stato, la n. 482 del 1999, anche con la previsione di una legge regionale che le dia piena e concreta attuazione, ricordando che legge regionale 26/97 si occupa solo di “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna” e non di bilinguismo vero e proprio e quindi, in mancanza di una legge regionale attuativa, la Regione svolge solo funzioni di passacarte; 2) Il bilinguismo dovrà partire dal basso: l'istituzione presso ogni Comune di uno sportello linguistico amministrativo e la figura del cosiddetto "linguista condotto", darà ai sardi il primo pratico e concreto esempio di cosa significa bilinguismo, oltre a dare una concreta risposta al problema della disoccupazione intellettuale giovanile. 3) Dobbiamo far acquistare alla lingua sarda quella dignità che le è stata tolta e avviare velocemente il processo utile per farla diventare lingua co-ufficiale al pari dell’italiano. La lingua sarda dovrà pertanto essere normativizzata e pertanto, prendendo atto del fallimento della cosiddetta Lingua Sarda Unificata, occorrerà affidare ad una nuova commissione di esperti l'incarico vincolante di elaborare in tempi brevi una proposta di lingua sarda, una lingua “amministrativa” ad uso esclusivo della Regione, partendo dal presupposto che i sardi non devono essere “spogliati” della lingua dei loro padri, e che non esiste un sardo più “dotto” degli altri, ma che tutte le varianti del sardo hanno pari rispettabilità. La nostra associazione ha, insieme ad altre autorevoli associazioni, partecipato alla creazione della proposta di Limba de Mesania e al relativo progetto di politica linguistica pertanto quella è la strada che noi indichiamo. 4) Nelle scuole di ogni ordine e grado deve essere previsto l'insegnamento della lingua sarda nelle prime classi, e nelle classi successive dovrà essere utilizzata come lingua veicolare per l’insegnamento di alcune materie. Solo in questo modo, i ragazzi che non hanno avuto la possibilità di imparare il sardo nel focolare domestico, potranno acquistare quella immediatezza di linguaggio che è normale in un uso quotidiano della lingua. Ritengo utile in questo momento particolare della campagna elettorale fare alcune proposte operative in materia di bilinguismo che ho inteso riassumere qui per informare gli amici dell'associazione Sotziu Limba Sarda. Da anni io milito, come sanno tutti, in un partito del centrosinistra e credo che la mia formazione politica si debba impegnare in una lotta notevole per l'affermazione del bilinguismo in Sardegna. Desidero precisare, visto l'incarico che ricopro in su Sotziu, che con questa mia posizione personale non intendo vincolare o impegnare l'associazione che è e resta trasversale, apartitica e libera da qualsiasi posizionamento politico che non sia quello della difesa della nostra lingua. Per fortuna al nostro interno ci sono diversità di opinioni e di interessi e, non avendo bisogno di sotterfugi, non abbiamo bisogno di appoggiare questo o quel partito, o questo o quel candidato, come qualcuno avrebbe sperato e voluto. Diciamo che noi sosteniamo tutti i candidati che condividono il nostro programma sul bilinguismo. A questo proposito, facendo riferimento ad altri interventi apparsi nel nostro "DiariuLimba" penso che i candidati al Consiglio Regionale della mia forza politica, ovvero i Democratici di Sinistra, ma anche delle altre, debbano impegnarsi sui seguenti temi programmatici. 1) non é più il momento di pronunciarsi a favore o contro il bilinguismo, perché dal punto di vista normativo questo é un dato di fatto, occorrerà però impegnarsi per dare piena attuazione ad una legge dello stato, la n. 482 del 1999, anche con la previsione di una legge regionale che le dia piena e concreta attuazione, ricordando che legge regionale 26/97 si occupa solo di “Promozione e valorizzazione della cultura e della lingua della Sardegna” e non di bilinguismo vero e proprio e quindi, in mancanza di una legge regionale attuativa, la Regione svolge solo funzioni di passacarte; 2) Il bilinguismo dovrà partire dal basso: l'istituzione presso ogni Comune di uno sportello linguistico amministrativo e la figura del cosiddetto "linguista condotto", darà ai sardi il primo pratico e concreto esempio di cosa significa bilinguismo, oltre a dare una concreta risposta al problema della disoccupazione intellettuale giovanile. 3) Dobbiamo far acquistare alla lingua sarda quella dignità che le è stata tolta e avviare velocemente il processo utile per farla diventare lingua co-ufficiale al pari dell’italiano. La lingua sarda dovrà pertanto essere normativizzata e pertanto, prendendo atto del fallimento della cosiddetta Lingua Sarda Unificata, occorrerà affidare ad una nuova commissione di esperti l'incarico vincolante di elaborare in tempi brevi una proposta di lingua sarda, una lingua “amministrativa” ad uso esclusivo della Regione, partendo dal presupposto che i sardi non devono essere “spogliati” della lingua dei loro padri, e che non esiste un sardo più “dotto” degli altri, ma che tutte le varianti del sardo hanno pari rispettabilità. La nostra associazione ha, insieme ad altre autorevoli associazioni, partecipato alla creazione della proposta di Limba de Mesania e al relativo progetto di politica linguistica pertanto quella è la strada che noi indichiamo. 4) Nelle scuole di ogni ordine e grado deve essere previsto l'insegnamento della lingua sarda nelle prime classi, e nelle classi successive dovrà essere utilizzata come lingua veicolare per l’insegnamento di alcune materie. Solo in questo modo, i ragazzi che non hanno avuto la possibilità di imparare il sardo nel focolare domestico, potranno acquistare quella immediatezza di linguaggio che è normale in un uso quotidiano della lingua.

A segus