28/07/2004 Rassigna de s'Imprenta - L'Obiettivo de su 28 treulas 2004
Soru: da mr. Tiscali, a mr. Nessuno
Intervenendo nell'ordine dei lavori, l'on Capelli (UDC) ha chiesto alla Presidenza di conoscere "se questo Consiglio è regolarmente insediato, in quanto non tutti i consiglieri hanno prestato il prescritto giuramento".
Il presidente Spissu ha ricordato che, nella prima seduta tutti i consiglieri, hanno prestato il regolare e prescritto giuramento, quindi il Consiglio è "regolarmente insediato ed è nel pieno dei suoi poteri".
"E' la prima volta che mi capita di parlare in quest'Aula, lo faccio con molta emozione e con un grande senso di responsabilità". Il presidente della Giunta regionale, Renato Soru, ha iniziato con queste parole, visibilmente emozionato, il suo "primo" intervento nell'Aula del Consiglio regionale. Un intervento irrituale, ha detto, perché la legge elettorale, con la quale si è votato il 12 ed il 13 giugno scorso, quella per le "regioni ordinarie", fissa norme e regole diverse, rispetto al passato.
E nel suo primo passaggio politico, Renato Soru ha voluto rispondere alla "domanda" dell'onorevole Roberto Capelli sulla "irritualità" del giuramento "non fatto" in Aula, di fronte al Consiglio.
La nuova legge impone tempi certi e brevi, ha ricordato Renato Soru, tanto è vero che il presidente, eletto direttamente dal corpo elettorale, entra immediatamente in carica, entro dieci giorni deve nominare i "suoi" assessori, entro venti giorni deve convocare "il nuovo Consiglio regionale". Per rispettare queste scadenze, il Presidente ha "prestato lo stesso identico giuramento prescritto dallo Statuto, nella sede della Presidenza della Regione, davanti a due testimoni ed ad un ufficiale rogante".
"I giuramenti, d'altro canto, hanno valore perché ognuno li pronuncia di fronte alla propria coscienza, ha aggiunto Renato Soru, e non si ripetono, si osservano. Quello che ho pronunciato nella sede della Presidenza, è lo stesso fatto dai consiglieri, in quest'Aula, che rispetterò".
Il presidente Soru ha, quindi, illustrato il suo programma di Governo, ribadendo che si trattava di dichiarazioni programmatiche diverse da quelle del passato, perché il Presidente è stato eletto direttamente dal corpo elettorale, perché la Giunta sta attivamente lavorando da quasi un mese, perché sono stati compiuti atti di rilevante importanza. "Non dichiarazioni programmatiche, quindi, ma delle importanti comunicazioni all'Aula, per conoscerci meglio, per avviare una proficua stagione di lavoro".
D'altro canto, ha aggiunto il Presidente della Regione, è emersa, in questa lunga campagna elettorale, la necessità di un nuovo rapporto con i cittadini, di un diverso concetto "della rappresentatività" della classe politica. Il consenso è stato, infatti, chiesto ed ottenuto non solamente attraverso "i partiti storici" ma grazie alla presenza, sulla scena politica, di nuovi soggetti: i movimenti, le organizzazioni, le associazioni, specialmente quelle che operano nel mondo del volontariato.
Abbiamo potuto osservare nuove forme di partecipazione, ha aggiunto Soru. Non ci sono state solamente "voci contro", contro il presente così come "contro" si leveranno, altre voci, tra cinque anni. In realtà, in questa campagna elettorale, si sono registrate voci "per riportare la politica al suo senso più vero; per partecipare con la propria passione, intelligenza, cultura all'attività politica; per contribuire al cambiamento che deve profondamente incidere sulla vita, sulla realtà sarde". E questa "volontà di cambiamento" ha fatto registrare una significativa partecipazione alla vita "dei partiti storici, ma anche a quella dei nuovi strumenti politici".
I cittadini, che si stavano allontanando dalla politica, "si sono trovati, ritrovati, confrontati; hanno scoperto valori di riferimento, condivisi e condivisibili". La forza della coalizione, in sostanza, ha aggiunto Soru, è stata quella di aver creato le basi per un incontro tra i cattolici e la sinistra, di aver favorito il confronto tra i partiti storici e le "nuove entità", di aver creato le condizioni perché si potesse lavorare assieme per "trovare quei valori condivisi, condivisibili" che hanno permesso di superare vecchie divisioni e di raggiungere una sintesi positiva tra diverse culture, "sulla base proprio di valori condivisibili e fondanti".
La pace è stato il valore, forse, "più unificante". Il dovere di ricercare la pace, di promuovere e testimoniare la pace, questo è stato il primo, grande, tema sul quali ci si è trovati d'accordo.
L'altro "grande tema" è stato quello dell'ambiente, "il giardino di Dio", un bene prezioso che non si può consumare, ma che deve essere conservato, tutelato, valorizzato, trasferito ai figli ed ai nipoti, perché "l'ambiente serve anche a noi, alle nostre famiglie" ed è una ricchezza insostituibile.
L'altro tema, sul quale Soru si è particolarmente soffermato, è quello del lavoro, un diritto ed un'esigenza di tutti. Ma il lavoro non deve giungere "come un regalo", non deve essere un "debito" nei confronti di qualcuno, ha aggiunto Renato Soru. "In una Sardegna senza un progetto compiuto, dove tutti hanno seguito un personale obiettivo, noi su questo tema ci siano trovati e riconosciti".
Ma le scelte politiche, se hanno come obiettivo l'interesse collettivo, non possono prescindere "dalla solidarietà. Perché si deve tener conto di quelli che sono veloci, ma anche di quelli che non lo sono; di quelli che sono forti, ma anche dei deboli; di quelli che erano forti e che non lo sono più". La situazione della Sardegna, con i suoi 150 mila "senza lavoro", impone, quindi, scelte nette, per dare occupazione e possibilità di lavorare a tutti, per tutelare i diritti di tutti, per garantire scuola e cultura a tutti.
"Su questi valori, ha aggiunto Soru, l'accordo è stato totale; per questo navigheremo bene, perché abbiamo radici salde e comuni, obiettivi comuni e condivisi".
Dopo aver esaminato la situazione sociale isolana, in particolare il "problema della disoccupazione", con il 17 per cento dei sardi senza lavoro, ma le cifre aumentano in particolari zone dell'Isola e nelle fasce dei giovani e delle donne, il presidente della Regione ha ribadito che il "lavoro è un diritto", libero e pieno, che deve essere garantito ai sardi, ed è proprio lo sviluppo e la creazione di nuovo lavoro uno dei punti prioritari del programma, sui quali l'Esecutivo concentrerà i suoi sforzi.
In Sardegna, nel Mondo è in atto un "profondo cambiamento epocale". La globalizzazione avrà ripercussioni gravissime sull'agricoltura, sull'artigianato, su quel poco che resta del settore industriale, ha detto anche Soru. L'ormai imminente uscita dall'Obiettivo 1, inoltre, costringerà la Sardegna a "bastare a se stessa, a consumare ciò che saprà produrre". L'allargamento della Ue, una comunità di 400 milioni di cittadini, porterà ad una nuova realtà, nella quale attività e diritti saranno regolati "dalle norme europee ed anche la cittadinanza non sarà più quella sarda, ma quella europea".
Una nuova situazione, che porterà all'integrazione dei mercati, quindi, ma anche ad un processo di omologazione delle culture, che rischia di portare "alla sparizione delle caratteristiche culturali, tradizionali della società sarda".
Un rischio che si deve evitare, puntando sulla conoscenza, sull'innovazione tecnologica, sulla ricerca. Nelle nuove società, ad esempio, il 50 per cento delle produzioni sono "beni e servizi immateriali". La Sardegna è un'isola, ma non lo è per l'innovazione tecnologica, in grado di favorire il superamento anche degli ostacoli e delle differenze naturali. Certamente, bisogna affrontare la nuova realtà con grande attenzione, con grande realismo. Gli organismi geneticamente modificati, ad esempio, sono in grado di risolvere "certi problemi", ma rischiano di "far sparire i prodotti tradizionali, di arrecare gravi danni all'agricoltura ed all'ambiente della nostra isola".
Un rischio che si può evitare con scelte che superino "il contingente", utilizzando l'arma della fantasia e dei programmi ad ampio respiro.
"La nostra risorsa è l'identità, che dobbiamo contrapporre alla globalizzazione". L'identità culturale, la difesa dei nostri valori, delle nostre tradizioni, "l'identità che vogliamo conservare e costruire, favorendo la propensione al dialogo ed al confronto". L'identità, infatti, ha aggiunto Soru "non è solo un valore culturale, ma un grande valore economico".
Le caratteristiche peculiari, tradizionali, riconoscibili "proprio perché identità", devono essere sviluppate, protette. L'agricoltura, ad esempio, deve essere "nuova", perché si devono valorizzare le "piccole cose, quelle di grande qualità". Occorre, certamente, un grande progetto, per rilanciare l'agricoltura di grande qualità, potenziando il settore della trasformazione, perché la "qualità sarda è fatta anche di cultura, arte, ambiente, di mille sapori, di mille diversità tipiche ed insostituibili", frutto di un lavoro attento, paziente, caratterizzato dall'umiltà di guardare a tanti piccoli particolari, a tante piccole "perle" che formano una meravigliosa, ed irripetibile, collana.
Un insieme del quale fanno parte integrante l'ambiente ed il turismo, che "non può essere quello della sola fascia costiera", quello di massa. Il turismo sta cambiando, il "vecchio" modello mostra i suoi limiti: puntare sull'ambiente, sul turismo, è possibile, ma "il sistema" deve portare al coinvolgimento dell'agricoltura, dell'artigianato, della industria, dei servizi, perché il turismo, per essere trainante, non deve essere più stagionale e limitato al sole ed al mare, ma investire tutto il territorio isolano, valorizzandone tutte le sue nascoste e misteriose ricchezze.
Un progetto di grande respiro, quindi, che deve portare anche alla valorizzazione dell'ambiente, delle risorse naturali, che deve tutelare bellezze e risorse (il problema dei parchi eolici, ad esempio, è stato già affrontato) e per la soluzione di questo ed "altri delicati problemi si andrà avanti con forze e decisione".
Ma i problemi possono essere affrontati e risolti quando si hanno le opportune "conoscenze", quando si ha un livello culturale adeguato, quando la ricerca è approfondita e non episodica.
Non molti anni fa la Sardegna aveva un buon rapporto diplomati-laureati-popolazione residente; ora siamo precipitati in basso, nella speciale classifica europea, e la "nostra conoscenza" non sembra adeguata ai nuovi compiti. "Ci sono grandi ritardi, nei confronti dell'Italia, dell'Europa" e la Giunta intende destinare notevoli risorse a questa "sfida", perché è essenziale puntare sulla conoscenza, sull'intelligenza "che deve essere aiutata, non controllata", e che deve essere impiegata qui, nell'Isola, per favore lo sviluppo e la crescita della società sarda.
Le sfide più significative, quindi, sono quelle che riguardano il lavoro, l'ambiente, lo sviluppo, la conoscenza e "l'internazionalizzazione" della società sarda. Esiste sempre il rischio di chiudersi in se stessi ed il profondo processo di integrazione, che investe la società mondiale, rischia di avere effetti negativi anche sulla piccola realtà sarda. L'internazionalizzazione, però, ha aggiunto Soru, è un pericolo ma anche una grande opportunità per la Sardegna. "Perché la Sardegna deve guardare all'estero, fuori dai suoi confini geografici, non deve chiudersi in se stessa, ma deve puntare sulle sue risorse, sulle sue capacità. Ci sono interventi, programmi, promossi dallo Stato, dalla Comunità Europea che devono essere utilizzati, per crescere, aumentare la nostra professionalità, per affacciarci sui mercati mondiali con le nostre conoscenze, con le nostre intelligenze, per esportare idee e capacità tecniche", che non ci fanno difetto.
Una sfida entusiasmante, quella contenuta nel nuovo programma della Giunta regionale, che però non può essere vinta se non si "raggiunge una grande alleanza tra la Giunta, il Consiglio, l'Amministrazione regionale. Perché il Presidente, da solo, non può fare nulla". Una alleanza che deve portare, pur nella netta divisione dei ruoli, a traguardi ambiziosi. Il Consiglio deve fare leggi, buone, di riforma, più numerose di quelle del passato. La Giunta deve governare, deve profondamente riformare la pubblica amministrazione (rimuovendo ostacoli ed inefficienze) deve riordinare la struttura amministrativa rinnovando enti e strutture. Un impegno al quale, ha assicurato Soru, l'Esecutivo non si sottrarrà.
Un programma, quello del riordino della struttura burocratica, del quale si parla da tempo, ma che si deve necessariamente affrontare, anche perché le modifiche costituzionali al Titolo V impongono una diversa organizzazione amministrativa. Serve, innanzitutto, un nuovo Statuto, per evitare la "normalizzazione" che investe le regioni. "Dobbiamo rivendicare un nuovo Statuto, una nuova autonomia, nuove risorse e competenze" e su questa strada garantendo nuova specialità e la riaffermazione del principio di sussidiarietà, la Giunta si impegnerà con coraggio e coerenza.
"Dal corpo elettorale abbiamo avuto una investitura, una grande apertura di credito, ha aggiunto Renato Soru, e questa fiducia non deve essere assolutamente tradita". Siamo aperti al confronto, specialmente con i meno fortunati, con le associazioni che operano nel volontariato, nel mondo delle nuove povertà. "Con questi nuovi soggetti, ora che lo Stato abbandona molti suoi compiti, dobbiamo necessariamente collaborare. Perché tutti dobbiamo lavorare col precipuo scopo di fare al Sardegna più ricca ed unita".
La collegialità, infine, favorirà il superamento di sterili contrapposizioni, di divisioni anacronistiche e pericolose. "Il nostro unico obiettivo, ha detto avviandosi alla conclusione il Presidente della Regione, è quello di lavorare per il bene della Sardegna. Siamo 1 milione e 600 mila sardi, abbiamo gli stessi diritti, gli stessi doveri, siamo un unum indivisibile ed insostituibile".
Dobbiamo dare risposte concrete al popolo sardo; questo deve essere il nostro unico, ed irrinunciabile, impegno. "Molti sono alla prima esperienza politica, ha concluso Renato Soru, ed il nostro compito deve essere non la prevaricazione, l'affermazione del proprio interesse su quello degli altri. L'impegno politico è, infatti, carità, il dono di se stessi agli altri. Spesso, molti, sono tentati dal perseguire progetti personali, ma questa Giunta, questo Consiglio, devono riscoprire l'impegno politico come il dovere di operare all'interno di un progetto politico collettivo", cercando, se possibile, di annullare la propria personalità in un disegno politico generale.
"Quando sarò nessuno, sarò potente, ha aggiunto Renato Soru. Questa la massima alla quale ispirerò la mia attività per i prossimi anni. Sarò nessuno, per dimostrare il valore del mio agire e cercherò di perseguire solo e soltanto gli interessi dei sardi. Partiremo dagli ultimi, dalle esigenze di coloro che non hanno e cercheremo quella legittimazione che non è solo quella che ci viene dalle urne, ma quella che ci deriva dalla consapevolezza di aver fatto, giorno per giorno, il nostro dovere".
Legittimazione e consenso, ha concluso il presidente Soru, che dobbiamo conquistare con il nostro lavoro, con la nostra opera, con il rispetto per il nostro prossimo, con la "consapevolezza che il giorno prima abbiamo operato secondo le indicazioni della nostra coscienza. Questo è un impegno che cercherò di onorare, con grande coerenza. Bonu traballu a tottus; forza paris".
A cura dell'Ufficio Stampa del Consiglio Regionale