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28/07/2004 Riflessioni sulle nostre abitudini commerciali e linguistiche

Perché “Sardinia” e non “Sardigna”?

di Daniela Sanna

Girando per le vie di Cagliari, ma anche di altre città e località turistiche della Sardegna, mi imbatto, sempre di più, in vetrine di negozi di “souvenirs” o “gadget” di altro genere, nei quali sono esposte magliette variopinte e con frasi e disegni che, o ironizzano su modi di dire sardi e prodotti sardi tipici (OVVIAMENTE IN ITALIANO!), o imitano marche conosciute trasformandole in qualche modo in prodotto sardo e quindi da acquistare quale ricordo di una vacanza in Sardegna. La più adeguata ad un turista che con poco denaro vuole portarsi a casa un ricordo della nostra isola, e farsi, così bello con gli amici, per aver fatto le vacanze nel rinomato mare di Sardegna, è quella con la scritta “SARDINIA”. Come direbbe qualcuno…”la domanda sorge spontanea…” perché “Sardinia”? Al limite “Sardegna”, o meglio ancora, “Sardigna”!! Se vado a Londra nelle magliette trovo la scritta LONDON, non Londra, in Spagna ESPANA e non Spain, perciò perché noi sardi usiamo lingue che non sono le nostre per farci propaganda? Non ci accorgiamo che non ci sappiamo neppure vendere, o meglio, promuovere? Ecco, quando vedo esposte quelle magliette non faccio altro che sentirmi ridicola perchè noi sardi sappiamo prenderci benissimo in giro da soli. Non c’è affatto bisogno che ci pensino gli altri! Purtroppo, fino a quando i nostri imprenditori continueranno a chiamare i loro alberghi “Hotel Paradise”, “Palm beach”etc. etc., e i nostri locali di divertimento, bar negozi, avranno nomi in inglese, spagnolo e quant’altro, tranne che nella nostra lingua, continuerò a vergognarmi di essere sarda. Il complesso di inferiorità dei sardi verrà vinto nel momento in cui si confronteranno nel mondo con la loro vera identità e con la loro lingua, cioè con quello che li identifica rispetto a tutti gli altri popoli. Quello che più è assurdo è che la maggior parte dei sardi non si pone neppure il problema. Siamo talmente abituati ad imitare gli altri che non ci rendiamo conto di ciò che stiamo realmente perdendo e che invece darebbe la possibilità di distinguerci e di andare fieri. Non abbiamo ancora capito che chi viene da fuori e visita la nostra terra sa che noi siamo diversi. Vuole assaggiare i nostri vini, mangiare la nostra cucina, imparare qualche parola nella nostra lingua. Se fossi in Consiglio regionale farei una proposta seria: promuoverei una legge che in qualche modo desse dei vantaggi, o sgravi fiscali, a chi nella propria insegna di attività commerciale utilizzasse nomi sardi. Sarebbe davvero bello e interessante. Ovviamente solo un punto di partenza. Daniela Sanna

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