© LimbaSarda 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

19/07/2004 Recensiones: "Il muto di Gallura" de Enrico Costa

Romanzu sardu: liminarzu de barigare

de Maria Luisa Sotgiu e Pietro Muretto

“Chi apre un libro, e comincia a leggere, ha spesso l’impressione di avere varcato una soglia che non doveva varcare”.Cari amici di "sotziulimba", sono sempre felice delle novità che mi mandate. Sono sarda a metà: di padre sassarese e di madre sudtirolese, di lingua tedesca. Sento che le mie radici sono sarde più che tirolesi anche se abito in provincia di Bolzano e spero di venire un giorno a visitare la terra di mio padre. Vi mando la recensione del libro di Enrico Costa : "Il Muto di Gallura" , regalatomi da un amico sardo , che vive in continente, ma che scappa "Sulla lunga strada azzurra" che dalla costa laziale arriva a quella sarda appena ha qualche giorno di vacanza. Un caro saluto Maria Luisa Sotgiu ****************************************************** Un libro che ci è piaciuto: “Il Muto di Gallura” di Enrico Costa “Chi apre un libro, e comincia a leggere, ha spesso l’impressione di avere varcato una soglia che non doveva varcare”. E’ vero, questa sensazione l’ho avuta anch’io all’inizio del libro “Il Muto di Gallura”:da una parte sentivo che l’autore, Enrico Costa scrittore sassarese della fine ‘800, mi spingeva per farmi addentrare nella vita sarda di un tempo, nella vita pastorale degli stazzi e dall’altra avvertivo un certo imbarazzo nell’entrare in uno spazio privato, per il quale nessuno mi aveva preparato, per questo motivo ho sentito il bisogno di chiedere a un amico sardo come è la natura gallurese, per capire meglio i personaggi: un bandito sordo-muto dalla nascita e la figlia di un pastore benestante e l’intricata storia delle “Faide”. E’ la luminosità delle montagne della Gallura che mi ha colpito in questo libro: difficile e quasi impossibile descriverle per poterne trasmettere, anche se di poco, le emozioni che nascono nell’animo durante la lettura. Vorrei essere una pittrice, forse renderei meglio il paesaggio nel quale mi ci sono ritrovata accompagnata dal protagonista principale: Bastiano Tansu, bandito della “Faida” locale, sordo-muto dalla nascita che per amore di Gavina , figlia di pastori diventa docile; si ravvede perché finalmente si sente amato da qualcuno, si sente capito da una donna e l’autore gli dà linguaggio, gli fa esprimere i sentimenti, le frustrazioni, le gioie, i profondi rancori, il conforto nel ritirarsi tra l’aspra vegetazione e i graniti della Gallura. Quelle percorse da Bastiano sono montagne irte, frastagliate, di granito splendente, sia con il sole che sotto la coltre della luce e del silenzio lunare. Il loro colore varia dal grigio, al rosa tenue, al rosso nelle diverse aree e s’intreccia con il colore della macchia mediterranea che tende ad arrampicarsi nei suoi costoni, fornendone profumi e fiori di mirto e ginepro, di timo e rosmarino, di cisto e ginestre, di lentisco e di quante altre numerose specie la natura ha fornito questa splendida Sardegna. Il fascino diventa inebriante quando nelle coste anche il mare partecipa con i suoi flutti a levigarle con acque cristalline e con il frequente Maestrale, rendendole attraenti come enormi statue messe lì per essere ammirate. Un caro saluto, Maria Luisa Sotgiu e Pietro Muretto

A segus