14/07/2004 Rassigna de Imprenta - "La Nuova" intervistat a s'assessora noa
Pilia dixit
Elisabetta Pilia chistionat cun su giornale tataresu intervistada dae Costantinu Cossu. Aus postu inoghe pregontas e impostas in argumentu de limba.
Che cosa farete con la legge 26 sulla tutela della lingua e cultura sarda?
Tutti i progetti finanziati con i fondi della legge 26 saranno sottoposti a una verifica molto attenta.
Partiremo dai risultati effettivamente raggiunti per rimodulare l'intervento e renderlo più coerente
di quanto non lo sia stato sinora agli interessi generali dei sardi. Anche per la nostra lingua e la
nostra cultura va ridefinito un quadro di programmazione sostenuto da un disegno strategico,
da un progetto politico che guardi non a interessi particolari ma a quelli collettivi
E sulla cosiddetta Lingua Sarda Unificata?
C'è una legge, la 482 del 1999, che riconosce alle lingue minoritarie pari dignità rispetto all'italiano
e impone la tutela e la valorizzazione delle nostre specifità linguistiche. Tutela e valorizzazione che
noi pensiamo di svolgere in un contesto di educazione al plurilinguismo: il sardo insieme alle alle grandi
lingue di mediazione. C'è il problema di quale sardo. La mia valutazione personale sul cosiddetto
sardo unificato è che si auna costruzione artificiale che non risolve il problema. Una lingua viva è
caratterizzata da tutte le sue varianti, dal rapporto fra tutte le sue varianti. Credo sia poco utile richiedere
a noi stessi e a chi lavora nella pubblica amministrazione di imparare una lingua che nessuno conosce
perché nessuno parla. Riflettiamoci meglio insieme prima di fare scelte di cui potremmo pentirci. (...)
La Nuova Sardegna, 13.06.2004 pag. 8