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17/07/2004 Osservatziones a subra de proposta de su "Comitau abbias a unu sardu comunu"

Profetu e fartas de sa Limba de Mesania

de Nino Pala

Molte cose sono a mio parere condivisibili. Anche la critica più severa verso ciò che non appare logico o funzionale, quando non è demolitrice ma costruttiva e propositiva, è sempre da condividere. Solo, mi piacerebbe avere una risposta ai dubbi che ho già avanzato a voce durante l'incontro, e che non hanno avuto una risposta Amigos istimados, appo tentu piaghere meda pro bos aere connòschidu personalmente in s'atòbiu de chenàbura passada in s'universidade de Casteddu… ( m'azis a perdonare si non sigo in sardu) …dove ho avuto conferma della vostra padronanza linguistica, del fervore con cui portate avanti la battaglia per la lingua. Condivido osservazioni e critiche sulla fonetica della LSU che inopportunamente esclude fonemi (e conseguentemente grafemi che li rappresentino) tanto radicati in numerose varianti del sardo. Ciò non vale solo per le ripercussioni sul campidanese giacché, per citare l'esempio forse più eclatante, il fonema che nella tradizione campidanese viene rappresentanto graficamente con la x è abbondantemente presente anche in varianti settentrionali del logudorese. Mi riferisco in particolare – per non restare nel vago ma citare un esempio concreto – al dialetto di Luras, dove sono presenti parole che senza questo fonema verrebbero snaturate e nelle quali sarebbe appropriato l'impiego del contestato grafema (campidanese!) x : est andhada a chexa (è andata in chiesa), mentre la grafia più frequente in logudorese è: chesgja, dove si impiega un trigramma quando per rappresentare quel fonema basterebbe una sola lettera, la x appunto. Lo stesso dicasi per prexu (che nella variante loguderese significa prezzo), lixu (liscio), axu (agio), chixina (cenere), ecc. Così pure trovo particolarmente appropriato l'impiego del digramma dh per il suono cacuminale, riservando alla d la sola funzione dentale che le è propria, e rendendo così possibile indicare senza confusione il suono cacuminale anche all'inzio di parola. Altre incongruenze e lacune nella LSU sono state puntualmente rilevate da Mario Puddu riguardo alla formazione delle parole. È pur vero che in un progetto di base qual è la LSU va tenuto in conto il normale ricorso alle integrazioni lessicali poiché queste sono connaturate con qualunque codice linguistico in evoluzione e che gli affissi elencati sono solo "indicativi"; ma sia il lessico "esemplificativo" sia prefissi e suffissi devono pure essere scelti in funzione rappresentativa di tutte le varianti del sardo o della la maggior parte di esse, se si vuole che la lingua proposta sia percepita realmente, sin dalle sue basi, come rappresentativa dell'intera comunità. Doveroso dunque giustapporre alle radici lessicali logudoresi – quelle campidanesi. Così come è necessario comprendere fra i suffissi quelli campidanesi, specie se di larga diffusione come -ingiu, -ongiu accanto a -inzu -onzu e così di seguito. Ma non voglio ridurre queste mie considereazioni a un semplice elenco di ciò che è già puntualizzato sia nella PROPOSTA APERTA del Comitau, sia in TOTU SU SARDU di Mario Puddu, cui va il merito, non solo di aver avviato e portato avanti la monumentale opera del "Ditzionariu", ma anche quella di aver compiuto un'analisi serrata, impietosa forse, ma al tempo stesso stimolante e fruttuosa sulla LSU. Se, com'è auspicabile, ci saranno altri incontri, sarà quella la sede adatta per approfondimenti, chiarimenti e proposte di carattere specifico. Molte cose, dunque, sono a mio parere condivisibili. Anche la critica più severa verso ciò che non appare logico o funzionale, quando non è demolitrice ma costruttiva e propositiva, è sempre da condividere. Solo, mi piacerebbe avere una risposta ai dubbi che ho già avanzato a voce durante l'incontro, e che non hanno avuto una risposta. Provo a sintetizzarli. Ecco una prima domanda. Secondo voi… in sa LSU, tottu est de frundhire? Non b'at nuddha de salvare? La risposta a questa domanda è d'obbligo per un atto di coerenza perché in un punto della vostra presentazione si legge: Sa Limba de Mesania est una proposta chi no andat contras a sa proposta de LSU, ma est una necessaria e democratica integratzione a cussa …… mentre in un altro punto si legge: Organizzatore [del seminario] è il "Comitau abbias a unu sardu comunu" di cui fanno parte diverse associazioni nonché scrittori, intellettuali, linguisti che nei mesi scorsi avevano redatto e presentato il progetto di politica linguista "Limba de Mesania" alternativo a quello della "Limba Sarda Unificada". Integrativa, dunque, o alterenativa? Non è una differenza di poco conto. Ed ecco la seconda domanda. Non c'è il rischio che la proposta di Limba de Mesania, nonostante la dichiarata e ribadita equidistanza dalle due macrovarianti o, per meglio dire, nonostante convivano in essa elementi delle due macrovarianati, possa essere percepita come variante di parte e quindi tacciata di partigianeria "campidanese", così come caratterizzata da partigianeria "logudorese" è stata percepita non senza ragione la LSU? Questo dubbio è giustificato anche da quanto esplicitamente si afferma, sempre nella vostra presentazione: In prus de custu sa limba de Mesania est prus fatzile de imparare e de impreare po chie connoschet su campidanesu ebbia. Confido che le mie perplessità siano intese con lo stesso spirito costruttivo con cui le ho espresse. Forse la mia è una pretesa "ingenua". Ma mi piacerebbe che tutti coloro che lavorano per "sa limba", pur nella diversità di vedute, non si contrapponessero fino al punto di tralasciare e ignorare gli elementi comuni già conseguiti – da discutere, modificare, integrare ove occorra, ma da cui partire per raggiungere un possibile, necessario accordo. Quanto prima questo accordo si raggiungerà, tanto più facile – o meno difficile – sarà compiere quella decisa azione politica che dia alla lingua sarda il ruolo che le appartiene. 

17/07/04 

A mezus bíere, Nino Pala

A segus