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14/07/2004 Rassigna de s'Imprenta - La Nuova Sardegna de su 10.07.2004

Una "Limba de Mesania" per tutti i sardi

de Stefano Ambu

Cagliari- Una lingua uguale per tutti senza scontentare nessuno, sardi del nord e sardi del sud. Scritta, non parlata, perché tutti devono continuare a chiacchierare, discutere, scherzare nella lingua usata da padri, nonni, bisnonni: il berchiddese deve continuare a parlare il berchiddese e il laconese deve continuare a parlare il laconese. Si chiama <"Limba di mesania" la risposta al progetto di lsu, lingua sarda unificata, lanciato tre anni fa dall'assessorato regionale alla cultura e finito presto nel dimenticatoio ( l'unico ente che l'ha adottato è la provincia di Nuoro) dopo la rivolta di mezza Sardegna. Ora ci riprova un comitato di esperti di lingua sarda, il " Comitau abbia unu sardu comunu": la proposta è già stata presentata a Cagliari a febbraio e ora va in giro per la Sardegna a farsi conoscere con una serie di seminari e incontri. Il primo, intitolato "L'unità della lingua sarda e la tutela delle varianti naturali: la proposta della limba de mesania. Presentazione, osservazioni, contributi, integrazioni". si è tenuto ieri alla facoltà di lettere del l'università del capoluogo. Le prossime tappe saranno Macomer, Sedilo e Laconi, tre centri di quella terra dimezzo usata dagli esperti della limba di mesania come bussola per confezionare la loro proposta. Una fetta di terra taglia l'isola da una costa all'altra dell'isola partendo dall'alto oristanese, passando per Mandrolisai e Sarcidano e termina in Ogliastra. Taglia, ma per unire: una zona dove logudorese e campidanese, quasi per magia, si mischiano. Anche se poi sardo parlato a Neoneli è diverso da quello parlato a Tortolì. " Non vogliamo ripetere- ha detto Giuseppe Corongiu, uno degli esperti di che ha partecipato alla stesura del progetto-gli errori della lingua sarda unificata. Ma vogliamo andare avanti. E questo si può fare solo cercando un confronto diretto e continuo con operatori e istituzioni. Proprio per uscire dai pasticci creati nel passato". Sono cinque i punti chiave della proposta. Uno, nessuno dovrà abbandonare la propria variante locale, anzi tutte le varianti avranno valore legale. Due, le amministrazioni locali potranno scegliere di sperimentare la redazione di atti pubblici in sardo con la loro variante locale. Tre, solo la Regione dovrà utilizzare la Limba de mesania quale lingua ufficiale dell'istituzione nella redazione di atti "in uscita". Mentre accetterà "in entrata" documenti e atti nelle varianti usate nei comuni dell'isola. Quattro, l'impiego della Limba de mesania riguarda solo l'ambito giuridico amministrativo e quindi non riguarda la letteratura, la poesia, la musica, il giornalismo, la scuola. " Non potremo mai realizzare niente di buono- ha detto ieri sera la poetessa campidanese Cristina Serra- con una lingua che non sentiamo. Se ho sempre usato cadira, perché nelle mie poesie dovrei scrivere cadrea ?". Quinto e ultimo punto, l'utilizzo della Limba de mesania è comunque libero per tutti, non c'è copyright. E chiunque se lo vuole, la potrà utilizzare. << La lingua- ha detto Mario Puddu, studioso di limba autore del Ditzionariu de sa limba e sa cultura sarda- continua a vivere se noi la parliamo. Non ci dobbiamo dividere. Anzi, con questa proposta vedo sardi che cercano sardi. Per realizzare quella unità che finora ci è sempre mancata". Stefano Ambu

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