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24/06/2005 Sèberos de s'Imprenta - Il Giornale

Coghera gaelica

Sbornia gaelica 



di Mario Giordano - Il Giornale, 17.06.2005 - 

Non basta l'inglese, non basta il francese, non bastano nemmeno il danese, il finnico, il greco, l'italiano, l'olandese, il portoghese, lo spagnolo, lo svedese, il tedesco, il ceco, l'estone, l'ungherese, il lettone, il lituano, il polacco, lo slovacco, lo sloveno e il maltese, cioè l'idioma dell'isola di Malta. Non basta nessuna delle venti lingue finora usate per vergare i documenti dell'Unione Europea: dal 1° gennaio 2007 sarà ufficiale anche il gaelico. Proprio così: lingua ufficiale. Con tanto di assunzione di 30 traduttori ufficiali per gli uffici di Bruxelles.

Fàilte, benvenuto al gaelico. Anzi: cèad mile fàilte, centomila volte benvenuto, come direbbero loro. Scusateci la grafia incerta e gli accenti problematici. Ma che cosa ci volete fare? È difficile trovare qualcuno che parli il gaelico, antica lingua irlandese, dal momento che ormai non la parlano nemmeno più gli irlandesi: su 3,9 milioni di abitanti dell'isola pare che solo il 40 per cento riesca a comprenderne qualche vocabolo. E lo usano correntemente appena 55mila persone, circa un decimo di chi usa (tanto per fare un esempio) il friulano.

Dovremo chiedere a Bruxelles anche il friulano come lingua ufficiale?
In attesa di una risposta diamo il «fàilte», cioè il benvenuto, al gaelico. Pieno rispetto per tutte le autonomie locali, sia chiaro. Ma vi pare il caso che l'Unione Europea perda tempo a tradurre i suoi documenti anche in una lingua usata appena da 55mila persone? A che servirà mai quella carta? A tutelare meglio l'Irlanda? O a seppellirla insieme agli altri 24 Stati Ue? A offrire nuova dignità al Gaeltacht, mosaico di piccoli e spezzettati territori dove il gaelico ancora prevale sull'inglese?

O a togliere un altro po' di dignità a noi europei? E questi trenta traduttori in più che vanno ad aggiungersi alla schiera di oltre 600 già in organico per le altre venti lingue ufficiali dell'Ue, cambieranno davvero il volto della contea di Donegal? O in quella di Connemara? O cambieranno solo il conto finale che ci verrà presentato?
Mi raccontano alcuni amici che conoscono bene la materia che da quando il gaelico è stato imposto come lingua obbligatoria nelle scuole irlandesi, ha provocato un'ulteriore crisi di rigetto.

Dall'estero qualcuno corre ancora a studiarla, lì, nella sua terra, invece, nessuno vuole più sentirne parlare. Quasi come il latino nei nostri licei, insomma. Ma qui il punto non è il gaelico, Dia's muire dhuit, che Dio e Maria siano con lui. Il punto è l'Europa. Perché l'Europa, che giovedì e venerdì si troverà a Bruxelles per leccarsi le ferite dopo la doppia scoppola franco-olandese, non aveva forse un modo peggiore per salutare l'inizio della nuova stagione. O meglio: non aveva un modo migliore per dimostrare di non aver capito nulla di quello che i cittadini stanno cercando di dire.

Ma insomma, vi rendete conto? I cittadini vanno alle urne, strillano nelle piazze, protestano. Chiedono un'Europa che sappia finalmente incidere sui problemi reali e che la smetta di perdersi sotto tonnellate di carte e montagne di burocrazia. E Bruxelles come risponde? Con il gaelico come lingua ufficiale. Perfetto, no? Come se non bastassero i già devastanti problemi delle traduzioni in venti lingue ufficiali, compresi i complicatissimi passaggi dal greco all'estone, dallo spagnolo al lituano e dal portoghese allo slovacco o allo sloveno.

Come se non bastasse l'esperienza del maltese, che è stata imposta come lingua ufficiale ma è così poco diffusa che nemmeno si riescono a trovare i traduttori per garantire (a caro prezzo) le trascrizioni di tutte le tonnellate di pagine varate dagli uffici pubblici. Niente: nessuna esperienza, per quanto negativa, sembra in grado di fermare il mostro burocratico di Bruxelles. 
E così ar aghaidh, cioè avanti. Avanti con il gaelico. E avanti con altra carta, altri traduttori, sicuramente altri sprechi.

Pensate: il costo della traduzione per ogni singola pagina al Centro europeo è fissato per legge al quadruplo di quello praticato sul mercato. In tutto l'Unione Europea spende per trascrivere nelle venti lingue ufficiali (maltese compreso, figuriamoci) 800 milioni di euro. Adesso con la novità del Gaeltacht si dovranno aggiungere altri 3,5 milioni di euro: 7 miliardi delle vecchie lire per dire slan anziché arrivederci e stad anziché stop. 7 miliardi «slainte», cioè alla vostra salute.

Che ci volete fare? Viva l'antica Irlanda, ma avanti di questo passo anche l'Europa rischia di fare la fine del gaelico. La studieremo sui libri di storia, ma nessuno vorrà sentirne più parlare.

A segus