07/06/2004 Eletziones regionales e politica limbistica
"Che cosa ho fatto per la lingua sarda"
de Beniamino Scarpa
Candidato al Consiglio Regionale nel collegio provinciale di Sassari nelle liste Psd’az già Assessore Regionale alla Cultura
In campagna elettorale tutti parlano di cosa faranno. Io voglio raccontarvi quello che ho già fatto. Si fa sempre un gran parlare delle risorse della nostra isola senza citare mai, o citandola solo per dovere, la Cultura. Figuriamoci poi la Lingua Sarda. E’ sempre la Cenerentola di tutti i programmi. Spesso una concessione in fondo alla pagina. Ma con questi concetti non intendo evocare niente di antiquato o polveroso, o peggio, qualcosa che riguarda solo gli addetti ai lavori. Per Cultura intendo proprio ciò che la Regione Autonoma della Sardegna ha enunciato in una delle sue leggi forse più riuscite la n°26 del 1997 “Valorizzazione e tutela della lingua e della cultura sarda”. In questo testo legislativo la cultura e la lingua sono denominati quali beni di fondamentale importanza per la Regione che abbiamo l’onere e l’onore di governare. Ciò ha il significato che nelle battaglie politiche che si portano avanti, così come nell’attività amministrativa e di governo, non dovrebbe mai sfuggire a nessun esponente della classe dirigente sarda l’importanza della cultura e della lingua nella vita regionale.
Come sappiamo non è un problema da poco e non bastano nè gli slogan, nè le parole d’ordine che molti utilizzano per affrontarlo. Non basta gridare LINGUA LINGUA, anzi LIMBA LIMBA, per vedere realizzato il sogno che tutti noi abbiamo, che anche io ho, e in questo modo sperare che i problemi si risolvano da soli.
Le competenze sono intricate, i nodi politici, istituzionali, amministrativi, difficili da sciogliere. La Regione crede nella lingua (almeno io quando ho fatto l’assessore ci ho creduto) ma deve tener conto delle competenze dello Stato, e delle Autonomie delle Istituzioni Scolastiche. E oggi deve tener conto anche della nuova soggettività di Province e Comuni. Va inoltre tenuto conto che sulle questioni di politica linguistica i pareri non sono unanimi, e anche dentro lo schieramento degli amanti della limba le divisioni sono forti.
Pur con tutto ciò, io mi sono mosso nei mesi del nostro governo nella direzione di fondare finalmente una POLITICA LINGUISTICA PER LA SARDEGNA degna di questo nome.
Ho cercato, abbiamo cercato, con le persone validissime che mi hanno affiancato, di ripartire dalle fondamenta perché cosi come è formulata la legge 26 lascia un’ambiguità profonda tra lingua e cultura. E all’interno di questo concetto di “Cultura”, rientra di tutto: la storia, l’arhcivistica, le tradizioni, la botanica, la geografia, le sagre, le ricerche universitarie, la stessa linguistica. Il tutto però spesso espresso in italiano. Questo ovviamente nella piena legittimità, ma certo per chi è amante della lingua tutto ciò è fonte di frustrazione. Pertanto i cardini fondamentali della nostra politica sono riassunti in questo decalogo:
1) C’è stata la rivisitazione dei criteri della legge 26 in modo da “proteggere” con delle quote percentuali le attività realmente in lingua sarda e nelle altre varianti linguistiche tutelate dalla 26. Tale attività ha cominiato a dare i suoi frutti. Gli interventi sono stati sugli articolu seguenti della legge 26/97
a) art 13 – più lingua nelle attività culturali
b)art. 14 – più lingua nei mass media
c) art. 17 e 20 più lingua nelle scuole
d)art. 19 più lingua nell’università
e) art. 25 più lingua nelle manifestazioni all’estero
Oggi più che mai, è necessario proteggere la lingua nella legge 26, adeguandola finalmente con la legge 482/99. Una cosa che avrei voluto fare ma non mi è stato dato il tempo. Spero di poterla fare nella prossima legislatura. Intanto, anche se ciò sembra paradossale, la grande vitalità dei progetti culturali che vengono presentati lasciano ai margini proprio la questione linguistica che quindi va protetta con la “politica delle quote riservate”. Tutto ciò in attesa di approvare questa nuovo provvedimento normativo che adegui lo status del sardo alla 482 statale.
2) Abbiamo introdotto 36 nuove Borse di studio annuali per i giovani per cercare di tirare su le nuove leve specializzate negli studi sulla linguistica e sulla metodologia didattica della lingua sarda. Nei concorsi di queste borse abbiamo introdotto la prova scritta e orale di sardo.
3) I corsi universitari: abbiamo sbloccato la formazione universitaria per la lingua sarda che era ferma al palo. Ben quattro master di cui tre a caratterizzazione linguistica con l’Università di Cagliari, una cosa che non si era mai fatta, e che servirà a formare docenti presenti e futuri. I master sono stati confermati e continueranno anche per quest’anno. Altri corsi sono stati attivati all’Università di Sassari e sono, in questi giorni, in pieno svolgimento.
4) Abbiamo realizzato un voluminoso Monitoraggio dei progetti approvati nelle scuole che ci ha consentito di mettere a fuoco i problemi, e di governare meglio il problema nelle scuole; in particolare il rapporto cultura-lingua che va a sfavore di questa ultima.
5) Abbiamo realizzato presso l’Assessorato Regionale alla Pubblica Istruzione un servizio Lingua Sarda e Identità che ancora, a sette anni dall’approvazione della legge 26, non era stato creato. Riteniamo ciò un grosso passo in avanti per le politiche regionali.
6) Abbiamo realizzato il progetto di creazione di uno sportello linguistico centrale regionale per la sperimentazione della lingua nella pubblica amministrazione che verrà finanziato tra breve dal Ministero
7) Ci siamo mossi per dare centralità alla Regione nell’applicazione della legge 482/99 recuperando il ruolo regionale in merito alla lingua, e recuperando anche un progetto di 2 miliardi che era stato gia bocciato tempo fa. Ma è necessario al più presto un decreto di attuazione dello Statuto che trasferisca la gestione dei fondi ministeriali alla Regione.
8) Abbiamo per la prima volta applicato l’articolo 21 della legge 26 e come Regione acquistato le migliori opere di didattica della lingua sarda. Tali opere sono state poi inviate a tutte le scuole della Sardegna che dispongono oggi di un vasto panorama editoriale dal quale possono attingere per le loro sperimentazioni.
9) Abbiamo creato un tavolo di consultazione di esperti, intellettuali e operatori sul problema della unificazione e della tutela delle varianti, uno dei più delicati che in questo momento abbiamo in campo. Alcune proposte pacificatrici uscite di recente possiamo dire che siano anche “figlie” di quel lavoro di consultazione.
10) Abbiamo inserito la questione della lingua con più spazi nei giornali, nelle tv e nella programmazione relativa al cinema e alle tradizioni popolari.
Era tutto ciò che si poteva fare in quella situazione di instabilità e precarietà nella quale però non abbiamo fatto venire meno la responsabilità di governo della politica linguistica. Per il futuro, il mio impegno, non mancherà di certo.
Beniamino Scarpa
www.beniaminoscarpa.it