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24/01/2006 Poesia

"Sa gianna de Tariso"

de Maria Luisa Sotgiu


"Sa gianna de Tariso" Libru de Anna Maria Ercili, poetissa trentina . 



In questi giorni sul forum “Leggere e scrivere “ condotto dal Dottor Paolo Di Stefano, nel sito del “Corriere della Sera”, un lettore si è chiesto se ci fosse ancora posto per la poesia di oggi. La sua domanda mi ha dato l’opportunità di parlare di una poetessa trentina, Anna Maria Ercilli.

Con Anna Maria siamo in contatto da qualche mese: lei è una lettrice silenziosa del nostro forum, legge tutto, ci segue, mi telefona per dirmi se una mia lettera le è piaciuta particolarmente, ma non scrive solitamente: non le ho mai chiesto il motivo.



La Ercilli mi ha regalato il suo ultimo libro, per Natale, intitolato “La porta di Tariso”, Edizioni Joker – Novi Ligure, libro in cui mi pare che ci sia proprio il “progetto”di cui si è discusso tanto sul forum in quest’ultimo periodo. Le sue poesie non sono “pezzi “ slegati “frammenti” vaganti, ma tutte 46 hanno un filo che le lega: “fuga dal mondo” e “impressionismo freddo” sono gli elementi complementari e fondamentali di questa raccolta della poetessa di 

Trento. 

Dalle sue poesie traspare il distacco dalla realtà, attuato con una scelta linguistica e stilistica che non concede nulla al facile effetto e tanto meno alle cadute di sentimentalismo. 

Leggendo le sue poesie sono rimasta sorpresa dalla differenza tra lei, persona piena di calore affettuoso che sento al telefono, e la sua freddezza nei versi. E’ ovviamente un’apparente freddezza quella che si legge nei versi, un mascherare il suo rapporto di adesione, senza illusioni, alle cose. La sua è una fuga in versi: ”Scappare per dove / quale strada o viale / quale porta nascosta / nel muro” Oppure fugge, con una dichiarazione fin troppo esplicita, da “questa immonda civiltà / che declina e deturpa/ l’infanzia, la vecchiaia, la curiosa vita/ della cinciallegra sul davanzale”. Pur in presenza di richiami ed eventi disastrosi della storia contemporanea la repulsione della Ercilli è fondata soprattutto su un sentimento morale e su una fiducia femminile e femminista, come se fosse venuta meno non solo l’attesa di qualche progresso della storia, ma anche la tensione a cercare lì delle risposte alla sua inquietudine : “Aria”, “Divagazioni capitali”, “Stupidi guerrieri”, “Ricorda Chernobyl’86”, “Dispersione”, “Dal Lager, un uomo, una risposta”, componimenti brevi e impressionistici, nei quali nei quali i problemi sociali sono dissolti , senza poter essere più distesamente narrati, e lo stile è in prevalenza nominale (ho imparato anche questo delle poesie): infatti nei titoli delle poesie ad esempio pochissimi verbi , tra i quali, due fortemente simbolici “Scappare attorno a sé”, “illudersi”, per il resto prevalgono i nomi. Il verbo che è indispensabile per una costruzione del racconto, sembra perso per Anna Maria, non esiste proprio per lei, come se volesse rimanere immobile e stare per conto proprio a subire i dolori che le danno le cose intorno: le cose create dall’uomo che sono servite a distruggere il bello che lei aveva da piccola e che sapeva godere insieme ai suoi cari, che ha perso. 

Secondo me , che non sono critico letterario e quindi senza sacri crismi, e secondo quanto mi hanno insegnato in questo periodo i vari lettori le forum “Leggere e scrivere”, esperti di narrativa e poesia, e i contatti via e-mail con le varie poetesse del forum, devo dire che “La porta di Tariso” è il libro di una poetessa vera, senza leziosità, mentre noi oggi siamo abituati a leggere poesie laccate, molto letterarie, piene di parole ricercate estetizzanti, ma tante volte vuote e ci si chiede quale il sentimento della poesia, che cosa voleva dirci il poeta con i suoi versi. La Ercilli scrive poesie che sono esattamente il contrario di quelle descritte sopra: la poetessa ha urgenza di esprimere il suo dolore di vivere, ha voglia solo di scappare e di rifugiarsi nella natura: quella natura che anche Giacomo Leopardi andava ricercando per sedare i dolori della vita.

Una poesia di Anna Maria Ercilli per salutarvi: “ Sul Prato “ – “Mentre nutrivi / lettere disciolte / la neve nello scorso / tempo. / sul prato incanutito / all’occhio gelido / di luna / tornavi a riprendere / la cesoia / e intestardita potavi / il roseto / aspettando gemme / sul colmo della vita / dal nord la Tremontana



Un caro saluto, 

Maria Luisa Sotgiu

A segus