31/01/2006 Seberos de imprenta Il Sassarese – n° 483 – 15 gennaio 2006
"Sa natzione sarda est una cresura"
«LA NAZIONE SARDA È UNA CHIUSURA»
BALLANDO CON “Thathari”
Il Sassarese – n° 483 – 15 gennaio 2006
«LA NAZIONE SARDA È UNA CHIUSURA»
BALLANDO CON “Thathari”
L’associazione culturale di cui ci occupiamo in questo terzo appuntamento è quella di “Thathari”, denominazione mutuata dall’antico nome della nostra città di Sassari, la quale nasce dalla spontanea aggregazione, tra il 2000 e il 2001, di un gruppo di giovani appassionati al ballo sardo che si costituiranno ufficialmente nel 2003 come “associazione culturale”. Da allora è un continuo prodigarsi per la cultura sarda e sassarese in particolare. Una volontà che i soci fondatori, realizzano attraverso vari progetti, quali, per esempio, la valorizzazione dell’abito tradizionale di Sassari (confezionato senza l’aiuto di contributi pubblici) esibito nelle affollate serate alle quali sono invitati per presentarlo insieme a vari balli che il gruppo propone di volta in volta. E’ il ballo sardo, infatti, il fulcro che dà forza allo spirito di “Thathari”, ciò si evince dallo stesso logo: il piatto di Monte d’Accoddi, risalente a circa 6500 anni fa e raffigurante il ballo delle “figurine femminili”. Per l’associazione, la presidente e portavoce, Marisa Ferraro.
Rispetto alla denominazione originaria, oggi siete anche un’associazione folklorica. Questa variazione è dovuta al cambiamento di linea?
« No, è un’esigenza necessaria per delimitare la nostra attività. Perché il termine “culturale” è troppo ampio, quindi per specificare meglio che la nostra associazione si muove nel campo delle tradizioni popolari».
Cosa intendete per cultura sarda e folk?
«Le cose non sono necessariamente separate, possono anche coincidere. Anzi, per noi l’abbinamento culturale e folklorico è quasi un unico termine, cioè cultura nel campo delle tradizioni. Folk è tradizione, non è nell’accezione negativa di folkloristico nel senso più basso del termine».
Voi l’estate scorsa siete stati molto impegnati a svolgere serate specialmente nelle località turistiche…
« Su questo ti smentisco, abbiamo fatto cose bellissime a Suni, che non è propriamente un posto turistico. E comunque anche ad Alghero, che ha una sua connotazione importante perché fa conoscere la cultura sarda non in modo superficiale. Non a caso in questa città, in una manifestazione svolta a settembre dello scorso anno, i turisti presenti lì, sono rimasti conquistati dal primo all’ultimo minuto con un’attenzione che difficilmente si riscontra nei sardi».
La disattenzione dei sardi, secondo voi, a cosa è dovuta?
« Siccome vivo a Sassari è giusto che parli di più dei sassaresi. Il sassarese, in effetti, non è propriamente molto coinvolto, però posso dire, nello stesso tempo, che da quando abbiamo costituito questa associazione stiamo, sempre di più, notando un interesse e un coinvolgimento dei giovani».
E questo interesse, invece, a cosa è dovuto?
«Forse perché c’è un ritorno alle radici, in parte è anche alimentato dai movimenti nazionalistici per cui il ballo sardo è identificato proprio con la Sardegna e con la sua cultura di base. Noi, naturalmente siamo un’associazione fuori dai canoni politici di qualsiasi tipo, però le radici sono radici».
Voi, quindi, visto che hai citato i nazionalisti, fate cultura e folk per la regione o per la nazione Sardegna?
«Noi siamo orgogliosi di rappresentare la Sardegna, intesa come terra e tradizione e non come… Non c’interessa il discorso “nazione”. Per noi i confini non esistono».
Ma, anche per Cossiga, come per gli etnologi e linguisti, la Sardegna è una nazione?
«Il termine “nazione” è qualcosa che ci disturba, perché ci dà l’idea di limitare i confini e di volersi chiudere per paura di chissà chi. Noi non abbiamo paura di nessuno».
Bene. Quindi per voi “nazione sarda” vuol dire chiusura?
«Su la base di quello che ho detto, si».
Cos’è il ballo sardo?
«Per noi è energia. Prendere la mano di persone che non conosci e sentirti parte di un’unica cosa».