È possibile detestare Babbo Natale? Io, francamente, l’ho sopportato finché se ne stava nei paesi nordici e anglosassoni, o nei fumetti di Paperon de’ Paperoni disegnati mirabilmente da Carl Barks, ma dopo la subdola e progressiva invasione dell’Europa e dell’Italia da lui compiuta a danno di personaggi come, ad esempio, Gesù Bambino, ho iniziato a non sopportarlo più.
Questa rozza imitazione del nostro San Nicolò (al quale ha rubato anche il nome, Santa Klaus) ha fatto la sua comparsa verso la fine degli anni Settanta anche qui da noi, e non se n’è andato più; anzi, ha preso sempre più piede, si è, come si dice, allargato, è entrato di propotenza nelle nostre case con la bianca barbaccia finta puzzolente di renna.
I bambini, fino a qualche decennio fa, lasciavano sulla finestra un’ingenua letterina con le loro richieste di doni a Gesù Bambino, che qualche volta venivano perfino soddisfatte: da qualche anno si rivolgono al nordico e bofonchiante grassone, visto in TV, al cinema, per le strade, nei grandi magazzini, al più perfetto rappresentante della follia consumistica, privo del minimo afflato di poesia. Naturalmente i commercianti facevano ottimi affari anche nel nome di Gesù Bambino ma, pur nell’innegabile sfruttamento commerciale, sfrontatezza e cattivo gusto rimanevano entro limiti accettabili. Certo ci sarebbe altro da dire sulla disgraziata commistione fra religione e affarismo, ma molti l’hanno già fatto e lo faranno meglio di me, che qui intendo esprimere solo un chiaro fastidio soprattutto nei confronti del cattivo gusto montante, del quale tutti stiamo vedendo gli effetti.
Prendiamo le cartoline: le nostre cartolerie, appena si approssima il Natale, si trasformano in fiere del Kitsch più sfrenato. Trovare una cartolina natalizia che non faccia sfoggio di colori sfacciati, di led luminosi, di campanellini elettronici, dei jingle natalizi elettronici più noti e abusati diventa un’impresa non semplice. E d’altra parte si usano tuttora le cartoline natalizie? Oggi mandare gli auguri per posta non va più molto: telefono cellulare e posta elettronica secondo alcuni si prestano meglio; il primo è più vivo e immediato, la seconda permette le più divertenti personalizzazioni, con immagini in attachment scelte a proprio piacimento.
Ma, desiderandolo, è ancora possibile procurarsi una cartolina davvero natalizia?
Per fortuna a Bolzano, in qualche cartoleria, si trovano ancora, distribuiti con parsimonia, cartoline e bigliettini che conservano il sapore del Natale: se si compie una ricerca accurata si possono rintracciare, ad esempio, quelli dipinti da un artista non grande, ma notevole, cha viene chiamato spesso “il Pittore di Natale”: Josef Bachlechner.
Si tratta di un pittore e scultore di fama abbastanza modesta, nato nel
1871 a Brunico, in Val Pusteria, e morto nel 1923 a Hall in Tirol, in Austria.
Pare che Bachlechner, eredidato dal nonno Anton Alois un chiaro talento per le arti plastiche e figurative, già a quattro anni scolpisse una pecorella per il presepio, il che gli valse più tardi la possibilità di un valido apprendistato presso uno scultore artigiano della Val Gardena. Studiò in una scuola d’arte di Bolzano e girò volenteroso poi il Tirolo alla ricerca di maestri e di ispirazione: in particolare era attirato del famoso Defregger, ma fece anche amicizia con Josef Diechtl, scultore di modesta fama. Verso il 1890 fu anche a Roma, dove certamente qualcosa imparò visitando i musei. Al suo ritorno conobbe finalmente Defregger e cominciò ad essere apprezzato soprattutto, ma non solo, come scultore di presepi ed altari, di cui troviamo esemplari in tutto il Vecchio Tirolo e nelle regioni vicine, in chiese che non stiamo ad elencare (chi vuole potrà visitare il sito http://www.bautz.de/bbkl/b/Bachlechner.shtml, che cita i suoi principali lavori ); senza allontanarci troppo da Bolzano possiamo ammirare una sua opera di stile chiaramente neogotico (La morte di San Giuseppe) nella parrocchiale di Marlengo, e una statua di S. Floriano in Vicolo San Floriano, a Brunico.
Dopo la prima guerra mondiale Josef continuò a scolpire e a dipingere avvicinandosi talvolta allo Jugendstil ma toccando anche, come dice Nicolò Rasmo, “”drammaticismi non adatti al suo temperamento e degeneranti in terribilità guglielmine”; fortunatamente, tuttavia, si dedicò soprattutto ai presepi, producendo una serie di acquarelli che furono poi fatti conoscere e diffusi largamente sotto forma di cartoline di Natale dalla vedova, che coltivò, anche in un libro, la memoria del marito, e dalla commercializzazione delle cartoline ricavò discreti profitti.
Si trova ancor oggi in commmercio un delizioso presepio in cartoncino da ritagliare.
È in queste cartoline, rintracciabili ancor oggi, con un po’ di fatica e di pazienza, in mezzo a oceani di cattivo gusto, sugli scaffali delle cartolerie, che sta a mio parere l’unica vera grandezza di Bachlechner. Il suo Gesù Bambino così tirolese nella culla di legno dipinto, circondato da angioletti assai poco sussiegosi che cantano e suonano, gli altri angeli in vesti variopinte e luminose che bussano nella stellata notte blu alle porte della povera gente, rappresentata con rispettoso realismo, o volano per l’aria suonando il liuto sotto le finestre di un popolo stupito ed estasiato, altri angeli ancora pieni di grazia e di colore, alle prese con flauti e violini, bambini dai volti pieni di meraviglia e d’attesa, sanno dare l’idea dolce ed efficace di una concezione tenera, ingenua, molto idealizzata del Natale e dei suoi protagonisti; e ciò spiega il successo anche commerciale di queste cartoline, che furono per decenni un inimitabile simbolo del Natale.
Io amo molto questo modesto pittore, e spedire una sua cartolina mi procura piacere e dolore assieme, perché non vorrei privarmene né vorrei privare alcuno del piacere di riceverla.
Nel dubbio, quest’anno ne ho digitalizzata una della più belle e la spedisco via posta elettronica.
Sempre meglio di certa paccottiglia natalizia altoatesina, tanto famosa in tutto il mondo, che purtroppo ha preso a modello, tradendolo, involgarendolo e banalizzandolo, il povero Bachlechner, “Il Pittore di Natale”.