Boltzanu, una Cinecittà mancada (ma non de su totu)
de Ferruccio Cumer
Su mentovu de interessu de Luis Trenker chi truvat a annànghere calchi nova a pitzu de unu progetu particulare, misconottu a su bonu de sa gente chi pertocaiat a sa citade de Boltzanu.
Bolzano, una Cinecittà mancata (ma non del tutto)
de Ferruccio Cumer
L’interessante rievocazione della figura di Luis Trenker ,sul “Corriere A.A.”, mi stimola ad aggiungere qualche notizia su un particolare progetto di Trenker, sconosciuto ai più, che riguardava proprio la città di Bolzano.
Lo scoppio della seconda Guerra Mondiale ci impedirà per sempre di sapere se veramente nel 1938, cedendo alle pressanti richieste di Luis Trenker, il governo aveva deciso di costituire a Bolzano una “base di lavoro per la realizzazione di film”, un “centro cinematografico” (Dolomiten, 20.10.1938), o di costruire uno “studio cinematografico” (intervista a L. T., 1985), secondo quanto promesso dal Ministro della Cultura Popolare ”Eccellenza Alfieri” nel corso di un’entusiastica assemblea tenutasi a Bolzano proprio nel 1938. Grazie anche a influenti appoggi fascisti, Trenker aveva appena girato Condottieri-Giovanni dalle Bande Nere (ripreso parzialmente in Alto Adige, sul Gruppo del Sella). Famoso in tutta Europa per film nobili e un po’retorici come Montagne in fiamme (1931), Il figliol prodigo (1934), L’imperatore della California (1936), unico altoatesino a occupare ancor oggi un qualche spazio nella storia del cinema mondiale (110.000 occorrenze in internet), Trenker era in buoni rapporti col Fascismo, migliori certo di quelli che intratteneva fin dal 1934 con il Nazionalsocialismo e in particolare con Goebbels, che lo detestava. Del suo progetto, infatti, Trenker parla ancora con evidente speranza nel 1939: “Se ora, grazie alla preveggenza e all’aiuto di S.E. il Ministro della Cultura Popolare, Dino Alfieri, e all’energica volontà di S. E. il Prefetto Mastromattei, sarà possibile iniziare un’attività cinematografica e girare qualche film anche a Bolzano...”(“Atesia Augusta”, 1939, n.1).
Del fatto peraltro v’è traccia anche nelle pagine della pubblicazione nazionalista “Archivio per l’Alto Adige”, diretta da Ettore Tolomei, in cui, nel numero del marzo 1939, compaiono queste righe, dalle quali sembrerebbe anzi che l'impresa sia già in parte decollata: “Enorme il concorso alle sale atesine cinematografiche (più di tre milioni d’incasso in un anno). Fu decisa l’istituzione di un centro cinematografico a Bolzano, dietro proposta del celebre attore e regista Luigi (sic) Trenker, di Gardena, che fu anche ricevuto dal Duce. Si è costituita a Bolzano una Società per l’industria cinematografica”. (Facciamo notare che tre milioni d’incasso, a una media di tre lire per il biglietto d’ingresso, significa un milione di spettatori: il che indica che in Alto Adige, in media, ogni giorno vanno al cinema 2700 spettatori, e spiega l’enorme importanza attribuita al cinema dal fascismo.)
Si è già individuata, pare, anche la zona per la costruzione degli studios, nei pressi del bivio Merano-Mendola; purtroppo, però, ci avviamo ormai verso la metà del 1939 e sull’Alto Adige, sull’Europa intera e sullo stesso Trenker si stanno per abbattere calamità tali da far passare in secondo piano i progetti cinematografici bolzanini, rapidamente dimenticati di fronte al dramma delle Opzioni in Alto Adige e, su un piano ben più vasto e sanguinoso, all’invasione della Polonia da parte della Wehrmacht. Trenker, si sa, non opta né per il Reich né per l’Italia. E se questo gli consente di mantenere rapporti amichevoli con il regime fascista (anche, purtroppo, con quello di Salò: Trenker lavora tra il 1944 e il 1945 al Cinevillaggio di Venezia, surrogato repubblichino di Cinecittà), gli procura invece il divieto assoluto di lavorare in tutti i territori occupati dai tedeschi, per i quali ormai è, come scrive Goebbels nei suoi diari, un “Vaterlandsverrater” (traditore della patria) “che si nasconde dietro Mussolini”, se vogliamo limitarci alle espressioni meno volgari fra quelle che il gerarca, secondo il suo ben noto stile, gli riserva.
Nel frattempo anche sul relativamente pacifico Alto Adige si abbatte, soprattutto a partire dal1943, la bufera della guerra: iniziano i Seicento Giorni dell’occupazione nazista e del Gauleiter Franz Hofer, un cupo periodo di odi e vendette che è doloroso rievocare, soprattutto per gli italiani dell’Alto Adige; e infatti non viene di solito rievocato. Trenker lavora in Italia, a Roma (Pastor Angelicus e Germanin), in giro per le sue amate Alpi (le due versioni di Monte Miracolo) e a Venezia (documentari sconosciuti, purtroppo).
Intanto la guerra volge rovinosamente al termine, assieme alla grande stagione creativa e al peso politico del regista. Questo non significa l’interruzione totale della sua attività: Trenker gira film, scrive libri, rilascia interviste... Ma non troverà mai più un ministro disposto come “l’Eccellenza Alfieri” (solo a parole? non lo sapremo mai!) a costruirgli la sua Hollywood, la sua Cinecittà a Bolzano. Non è più il regista di fama internazionale a cui Mussolini aveva detto ricevendolo a Palazzo Venezia, nel 1940, “Lei è persona nota qui”, né il cineasta di cultura comunque tedesca che i nazisti avevano lungamente corteggiato, in certi momenti favorito e alla fine rifiutato.
Anche in Alto Adige la sua posizione di neutralità fra optanti per il Reich e Dableiber ne ha fatto un personaggio particolare, che riacquisterà un suo prestigio solo gradualmente: prestigio in ogni caso insufficiente per patrocinare la fondazione di stabilimenti cinematografici in una città di provincia che non è più, ovviamente, com’era stata in passato - almeno per certi versi - la pupilla del regime, e non è ancora la capitale del nuovo Alto Adige autonomo e prospero.
Della Cinecittà bolzanina si perde ogni traccia.
Per decenni, a Bolzano, di cinematografico esisteranno solo le sale. Nel 1988 però, a distanza di cinquant’anni esatti, sorge un’istituzione che richiama in qualche modo il sogno di Trenker: grazie all’appoggio della Provincia Autonoma di Bolzano nasce infatti a Bolzano la Scuola di Cinema e Televisione ZeLIG, da qualche anno indirizzata esclusivamente alla formazione nel settore del documentario. Si tratta di una scuola triennale a carattere spiccatamente professionale, trilingue (italiano, tedesco, inglese), aperta a studenti di tutta l’area europea di lingua italiana e di lingua tedesca e anche di aree più lontane: l’ispirazione allo spirito di Trenker, attivo in Italia, Austria, Germania e Svizzera (e nel resto del mondo), abituato a lavorare con collaboratori tedeschi, italiani, americani, convinto dell’efficacia del cinema come strumento d’intesa fra i popoli, inflessibile “non optante”, è abbastanza evidente.
(Adattamento di un testo già pubblicato in occasione della mostra “L’incanto dello schermo – Il Cinema nel Tirolo storico” – 1995)