© LimbaSarda 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

31/01/2006 Seberos de Imprenta - Il Sassarese

Su "gherreri betzu" de Acuvacamus


IL “ VECCHIO GUERRIERO” DI ACUVACAMUS


Parlare di Acuvacamus (Associazione culturale per la valorizzazione del canto e della musica sarda), equivale riferirsi al Presidente Pietro Pittalis. Un “Vecchio guerriero”, affettuosamente chiamano da molti “Tziu Pedru”, artefice della costituzione dell’associazione, la quale ha posto le fondamenta nel 1999 nei locali dello storico circolo “Raggio D’oro” di Sassari. Il curriculum dell’Acuvacamus è denso di attività tese alla promozione della cultura sarda attraverso corsi di ballo sardo, rassegne culturali della canzone sarda, serate di canto a chitarra, eccetera, tutte iniziative curate didatticamente da esperti. Non si contano i convegni promossi, ma evidenziamo quello sulla “parlata sassarese” di un anno fa, il quale è stato determinante per far parlare e capire la situazione attuale di questa variante della lingua sarda con l’intento di conseguire delle possibili prospettive di difesa e di diffusione. Una forte attenzione quindi per il patrimonio che spazia dagli aspetti più antropologici e reconditi a quelli prettamente letterari della civiltà dell’Isola. Un’attenzione particolare l’Acuvacamus la dedica, infatti, al premio Nobel Grazia Deledda, giacché da lei “sgorga con onore la cultura della Sardegna”. Ultimamente le opere della scrittrice nuorese sono scomparse da molte antologie scolastiche italiane e ciò ha amareggiato non poco l’associazione, la quale già nel dicembre 2002 le dedicò, a Sassari, un convegno di studi di due giorni, coronato con un monumento (un’opera scultorea di Mario Nieddu) che la commemorava nel cortile della Circoscrizione n° 3 di Sassari. Ebbene, questo capolavoro artistico è ai sassaresi (e non solo) pressoché sconosciuto. Ora nella nuova sede di Piazza Azuni a Sassari si progettano altre iniziative di consistente valore culturale. 

Tandu “Tziu Pedru”, ci dice cosa bolle in pentola?

«Abbiamo diversi progetti. Uno consiste nel valorizzare il canto e la musica sarda, valorizzando nel contempo il centro storico di Sassari portandoci dentro, attraverso un itinerario tra le vie e le piazze più caratteristiche con delle tappe anche nei circoli storici, direttamente la cultura musicale del canto a chitarra. Annunciamo, inoltre, che stiamo organizzando per la prossima primavera, un importantissimo convegno internazionale di studi sui “Fatti di Itri (Latina) del 1911”, in cui furono uccisi numerosissimi sardi emigrati».

Il monumento a Grazia Deledda, da voi tanto voluto, pare sia trascurato e pochissimi ne conoscono l’esistenza. Lascerete le cose come sono? 

«E’ nostro intendimento spostarlo. Ci stiamo lavorando ed ho già avuto modo di parlarne con diversi consiglieri comunali, i quali sono d’accordo con noi, per dare al monumento una collocazione consona all’importanza che configura per essere fruito da tutta la cittadinanza». 

Voi valorizzate la lingua sarda, ma Grazia Deledda scriveva in italiano… 

« Le sue opere, se leggiamo bene, sono in sardo».

Questa dedizione verso la Deledda a cosa è dovuta?

«Grazia Deledda è la Sardegna. Questa Terra le è attaccata, ma in parte. Purtroppo i sardi non sanno chi è. E’ celebre all’estero, per esempio come a Copenaghen, ma non si conosce a Sassari. E’ nostro intendimento quindi valorizzarla».

In che modo?

«Prossimamente, per esempio, porteremo sulle scene sarde l’opera “La Grazia”. Noi possediamo la partitura musicale e del canto di questo melodramma pastorale ambientato in Sardegna, che non viene proposto dal 1921, anno in cui la stessa autrice lo scrisse con la collaborazione del musicista maestro Vincenzo Michetti di Milano. Al nostro progetto collaborano il nipote della Deledda, Alessandro Medesani Deledda e Neria De Giovanni, presidente internazionale dei critici letterari [con sede a Parigi] ». 

Fabritziu Dettori

A segus