Gentile Signor Direttore,
a proposito di Campidano=Valencia
(cito: "Sa linia de pretendere duos istandard po sa limba sarda (unu "campidanesu" e s'àteru "logudoresu") no tenet nudda a ite biere cun Norvégia e Ladinia. Assimbigiat de prus (si est lìtzitu a faere custos paragones...) a sa chistione chi ddue est intre catalanos-foeddantes de Catalunia e cussos de sa Valencia, chi faeddant catalanu cun calchi variatzione de pagu contu." A proposito, chi è l'autore?)
vorrei ricordare il titolo del più famoso dizionario catalano (Diccionario catalán-valenciano-balear), la cui descrizione la prendo tale e quale da Wikipedia (v. più avanti), in modo che sia controllabile. Il dizionario è stato progettato un secolo fa. Che oggi i valenzanisti siano filospagnoli è un discorso del tutto diverso; ma lo saranno tutti? I padri fondatori della lessicologia moderna catalana hanno comunque ritenuto opportuno, per ragioni complesse, presentare una lingua tripartita, che illustrasse, se non tutte, almeno le maggiori varietà dialettali del catalano in senso lato.
Per quanto riguarda gli orientamenti di uno standard costruito a tavolino, si ricordi che il gallego standard è stato orientato sul portoghese per allontanarlo dal castigliano. Forse, se la Galicia si fosse trovata politicamente in Portogallo, in una situazione di emarginazione, si sarebbe fatta la scelta di orientare il gallego standard sullo spagnolo.
Per quanto riguarda invece il sardo, io non cercherei paragoni o esempi, né in Scandinavia, né altrove. I tempi e le situazioni sono diversi.
Cordialmente, Marinella Lorinczi
Da Wikipedia:
El Diccionari català-valencià-balear (Diccionario catalán-valenciano-balear), también denominado Diccionario Alcover-Moll en honor a sus creadores, es un diccionario que recoge todo el caudal léxico del catalán y es todavía hoy en día una fuente inestimable para lingüistas y amantes de dicha lengua. Es tal el alcance de este diccionario que se puede decir que tiene difícil parecido en otros idiomas. Realizado con la colaboración de muchísimas personas, pero con la dirección y tareas principales de padre Antoni Maria Alcover i Sureda y Francesc de Borja i Moll, fue culminado en año 1963.
Según el largo subtítulo que lleva este Diccionario, es una obra comprensiva de la lengua que se habla en el Principado de Cataluña, el antiguo Reino de València, las Islas Baleares, en parte del departamento francés de los Pirineos Orientales, y los valles de Andorra, la margen oriental de Aragón y a la ciudad de Alguer en Cerdeña.
Sòtziu Limba Sarda wrote:
Gentile professoressa,
concordo su tutto, anche se la situazione catalana dei padri fondatori non è quella della fine anni settanta-primi ottanta del secolo scorso quando è maturata la disputa catalano-valenzano), né quella di oggi. Più che problemi scientifici sono problemi politici, e in politica, si sa, prevale il punto di vista parziale e l'arbitrarietà. D'accordo anche che qualsiasi paragone è una forzatura scientifica, ma gli esempi servono alla politica per far intendere la propria realtà. Sono due piani diversi, entrambi legittimi, credo. Noi sosteniamo la necessità di uno standard unitario ammministrativo per la Regione Sardegna e, ovviamente, non accettiamo la teoria dei due standard (che raddoppierebbe i problemi invece di dimezzarli). Siamo per uno standard scritto di compromesso, di mezzo. Anche questo è un punto di vista parziale perché è politico.
Grazie per il contributo e mi faccia sapere se lo vuole pubblicare
Giuseppe Corongiu
Gentile dott. Corongiu,
concordo con lei che sono problemi politici e non puramente linguistici. Il paradosso è che voler tenere separate le varietà imparentate o volerle unite, magari non soltanto sotto un'unica etichetta ma sotto una varietà superiore, naturale o artificiale, detta appunto "tetto", sono entrambe posizioni politicamente lecite. Certamente le motivazioni dell'una o dell'altra scelta si ispirano a ideologie differenti che non è necessario condividere indistintamente. Tuttavia non parlerei di arbitrarietà della politica, nel modo più assoluto. Forse al lettore interesserebbe di più questo scambio di opinioni, anziché il 'sermone'. Ma al lettore indicherei soprattutto di andarsi a leggere, in Wikipedia, le voci "catalàn" e "idioma valenciano", dove si dice, tra l'altro, che "El problema de la denominación y origen de la lengua [valenciana] surge a mitad del siglo XIX cuando catedráticos y gente de cultura, tanto catalanes como valencianos, constatando la unidad, sin embargo reconocen ciertas diferencias [entre?] lo que se habla en el antiguo Reino de Valencia y Cataluña. Los catalanes preferían que se le denominara catalán y los valencianos lengua lemosina. Hasta esas fechas la forma general de denominar la lengua entre los valencianos era [N.B.!], valenciano."
E ricorderei anche, come esempio da non seguire, che quando un povero straniero catalanista, che imparò il catalano a Barcellona, andò a parlare in pubblico a Valencia, venne fischiato, al che lui, indignato, prese e se ne andò. Un altro caso da non prendere come esempio è quando il turista straniero che conosce soltanto lo spagnolo, va a Barcellona, parla spagnolo, meschino, e il tassista/commesso/passante ecc. non gli risponde, pur conoscendo lo spagnolo.
La ringrazio dell'attenzione.
Cordialmente, Marinella Lorinczi
Cara prof. Lorinczi
queste riflessioni sono molto utili anche per le nostre miserande vicende sarde e penso che ai nostri lettori interesserà molto questo breve scambio epistolare elettronico. Noi però ci riserviamo sempre il gusto delle nostre posizioni (non dei sernoni) e opinioni distinguendo (per quanto possibile) tra scienza e politica in quanto ci occupiamo di attivismo politico (nel senso più nobile del termine speriamo) e culturale.
A presto