Gianvittorio consegna il calendario dell’anno che si avvicina ai sentimenti profondi.
I ricci a gennaio? Ma certo, ”perché non ne posso fare a meno”. E noi non sappiamo se questa pulsione irrefrenabile dipenda da gennaio, dai ricci, dal mare di Alghero -il cui respiro il pittore ha assaporato per tanti anni e che per lui rappresenta sempre una inesauribile fonte di creatività - o da tutti e tre gli elementi uniti insieme.
E marzo non è il mese delle mimose ma della bella signora che predilige quei fiori, modella perenne dei quadri più ispirati.
Non c’è mai nulla di scontato, nel racconto pittorico di Gianvittorio, oggi meno che mai, dopo la riscoperta dei colori
e l’uso sempre rinnovellato che ne va facendo. Neppure nella malinconia dell’autunno. Anzi
È un viaggio sui sentieri del sacro e del profano, questo calendario, dal momento che il mese della Natività non si ispira
al sacro evento di Betlemme ma al presepio vivente di Pirri, laico e talvolta irriverente. C’è una suggestione nascosta, nei racconti di Gianvittorio: c’è sempre stata, a dire il vero, ma oggi si fa più sottile e profonda. A liberare il tempo dell’arte dalle miserie del quotidiano, rondine che non si infanga neppure