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13/12/2005 Ateras minorias - Ladinos /3

Ladinia, separaos non si binchet

di Roland Verra


CINQUANT´ANNI DOPO: 
COSA RESTA DELL´IDENTITÀ LADINA?

di Roland Verra

fonte: http://www.altabadia.it/ladins/2c.htm


Osserviamo le foto di allora: gente di tutte le vallate ladine nei loro costumi tradizionali, gente mossa da un forte sentimento unitario, convinta della propria identitá, testimoni ed attori della Storia ...

Noi che non apparteniamo alla generazione passata attraverso le terribili esperienze delle Guerre Mondiali e delle Opzioni le esaminiamo come ricordi di un tempo passato e quasi ci meravigliamo che in quegli anni terribili fosse possibile dimostrare al mondo tanta caparbia volontá di autoaffermazione, tanta coerenza ideale - virtú sempre piú rara tra i Ladini dei nostri giorni, e non solo tra di loro ...

Certuni tendono ad esaltare i progressi fatti dal ladino in questi ultimi cinquant´anni, arrivando persino a postulare un "Rinascimento Ladino" in corso, ma la forte carica di quegli anni é purtroppo venuta scemando progressivamente, tanto che i Ladini si sono abituati a ricercare i piccoli vantaggi provenienti dai compromessi e dal quietismo elevato a regola di vita.

Tanti tra i ladini paiono contentarsi del relativo benessere economico nelle cinque valli - benessere che di per sé non é ancora garanzia di giustizia sociale -, considerandolo quasi come compensazione per discriminazioni e le coartazioni dei loro diritti, non ultima la suddivisione in tre tronconi del loro territorio tradizionale, amministrati a loro volontá da centri non-ladini. E coloro tra i Ladini che si rendono conto degli svantaggi provocati da questa situazione ben raramente vengono compresi dai loro concittadini, troppo presi dalle opportunitá dell´economia turistica delle loro belle valli, in cui rischiano di trovarsi stranieri in terra loro.

I Ladini del 1946 avevano dunque piú acuta la percezione del pericolo che sovrastava il destino del loro piccolo ed indifeso popolo; non si erano forse verificati episodi inconcepibili in cui, ispirati dalle ideologie totalitarie, gli abitanti di uno stesso comune, di una stessa famiglia, a volte, si erano ritrovati su fronti contrapposti? Dopo la tempesta bellica era sorta un´alba radiosa di speranza nel segno di una pace che si credeva allora eterna e globale. 

Sappiamo trattarsi di una pia illusione, destinata a sfumare nel breve volgere di pochi anni, ma quel clima di rinascita spiega in buona misura come fosse allora possibile mobilitare tanta parte dei Ladini per una manifestazione che potesse esprimere tutta la voglia di affermazione democratica dei propri diritti fondamentali. Attualmente é ben difficile che i Ladini, cresciuti nella divisione istituzionalizzata e sottoposti all´influenza incrociata dei media italiani e tedeschi, comprendano appieno il messaggio di quegli eventi.

Un timore profondo di impegnarsi in prima persona caratterizza questo momento storico, l´identitá ladina viene demandata in misura crescente alla cura di professionisti della cultura e della politica. E questo pare coincidere con la logica di quelle forze che sono interessate a presentare l´immagine di un popolo ladino tutto preso dagli interessi materiali ed incapace di articolarsi autonomamente a difesa dei propri diritti fondamentali.

Ma ció che dispiace di piú é che anche tra i Ladini vi sia chi si lascia strumentalizzare per fini diametralmente opposti all´idealitá ladina, contribuendo ad indebolire la credibilitá della minoranza nel suo sforzo per vedere riconosciuti i propri sacrosanti diritti. Si presenta ai nostri vicini l´immagine sconcertante di un gruppo linguistico diviso al suo interno, di una Ladinia senza progettualitá comune. Non ci si meravigli dunque che dall´esterno si possa evitare un impegno piú profondo per la causa ladina, adducendo la facile giustificazione dell´incoerenza e della scarsa credibilitá di una popolazione messa in queste condizioni ...


Sono i frutti di una lunga vicenda storica, che inizia quantomeno dalla suddivisione amministrativa napoleonica, cosicché col prevalere delle forze centrifughe, la Ladinia si é ritrovata vieppiú policentrica. Le barriere geografico-amministrative si sono con l´andare del tempo incise persino nelle coscienze dei Ladini stessi, tanto da diventare barriere culturali e sociali. 

E´ paradossale che mentre il gruppo ladino tende ad assumere contorni piú precisi, facendo denotare una crescente volontá di differenziarsi dagli altri (fatto peraltro confermato anche da recenti indagini tra i giovani ladini), si stia sfaldando il vero collante del gruppo, cioé la lingua ladina. I Ladini stanno infatti perdendo la loro lingua ad un ritmo incalzante, e molti di loro credono effettivamente che questa lingua, ricchissima di espressioni e locuzioni peculiari, sia in realtá un povero idioma infarcito di imprestiti da altre lingue, quale é il gergo che usano quotidianamente. Urge allora una decisa politica di rialfabetizzazione ladina dei Ladini!

La scarsa conoscenza e padronanza della propria lingua é motivo, unitamente al ridotto status sociale della lingua minoritaria, di abbandono del ladino in numerose famiglie. Contemporaneamente continua il salasso di capacitá intellettuali e professionali, dato che le vallate, anche per la loro struttura socio-economica spesso a monocultura turistica, non offrono opportunitá di impiego adatte a queste specializzazioni. Essendo peró assodato che buona parte di questi Ladini che si stabiliscono fuori vallem perdono la loro identitá nel breve volgere di qualche generazione, non é eccessivo prevedere un futuro in cui le professionalitá-chiave della societá ladina saranno esercitate dai non-Ladini. 

La Ladinia rischia seriamente di diventare una zona fortemente sviluppata economicamente, ma intellettualmente depressa.

Anche la cultura delle nostre valli é allo stato attuale piú o meno tributaria delle "grandi" culture circonvicine; al ladino si riserva in genere una subcultura ispirata al passato, incapace di esercitare una forte attrazione sulle giovani generazioni. L´impegno per la conservazione e la valorizzazione della cultura tradizionale é senz´altro meritevole e necessario, peró non é sufficiente da solo a motivare le forze creative esistenti in grande misura in queste vallate.

Allo stesso tempo si continua ad investire in progetti di prestigio, in strutture a volta sovradimensionate od in manifestazioni turistico-folcloristiche e troppo poco in progetti coordinati per il sostegno e la promozione della lingua e della cultura viva. La lingua ladina va modernizzata ed elaborata, vanno appoggiati i processi capaci di innescare la dinamizzazione delle capacitá creative della nostra gente.

E´ ora di finirla con la farsa di una cultura ladina di facciata, tanto per coprire con una patina ladina una situazione di emergenza, in cui il ladino é sempre piú relegato ai margini!

E´ inconcepibile dover udire con bella regolaritá assurditá quali: "Si puó essere Ladini anche senza parlare il ladino", oppure: "I Ladini non hanno mai avuto una loro cultura particolare", dette da gente che mentre si dice ladina non perde occasione per ridicolizzare e sminuire la nostra lingua e la nostra cultura.
Se i Ladini vogliono veramente testimoniare la loro volontá unitaria, a cinquant´anni dalla grande manifestazione di Passo Sella, ne hanno occasione ogni giorno, confutando decisamente certi luoghi comuni, dimostrando in qualsiasi occasione sociale, e specialmente all´interno delle proprie famiglie, che si riconoscono nell´idealitá ladina.

Parafrasando un celebre innom possiamo dire che la Ladinia non é ancora perduta, ma non potremo neanche aspettare altri cinquant´anni per fare uno sforzo deciso a suo favore.

Il primo obiettivo comune deve essere l´unione ideale e culturale dei Ladini, perché sarebbe anacronistico perseguire una unione di stampo "neorigorgimentale". Solo impegnandoci a fondo per questa unificazione delle coscienze, sará possibile liberare la questione ladina dai timori delle modifiche confinarie tra Province, che hanno sinora coartato tutti i tentativi di addivenire ad una comune azione a favore della minoranza. E´ ben noto che ciascuna Provincia guardi gelosamente i "propri" Ledini, o per meglio dire, la propria fetta di Ladinia, zona di altissimo interesse economico...

L´ideale dell´unitá ladina va pertanto legittimato, liberandolo dalle strumentalizzazioni e dai timori connessi alle paventate modifiche degli assetti territoriali ed amministrativi: un argomento ripetutamente sfruttato per mettere in cattiva luce il movimento ladino.

Il cittadino ladino ha il diritto inalienabile di venire riconosciuto e tutelato in quanto tale ed allo stesso livello, indipendentemente dalla Provincia o dalla Regione in cui si trova a vivere. E questi enti territoriali hanno il dovere costituzionale, oltreché morale, di sostenere la minoranza nella sua complessitá, e non solo in maniera frammentata. Ne discende anche l´obbligo a sostenere ed a riconoscere le organizzazioni e le associazioni che per questi fini operano istituzionalmente.

Tra i Ladini deve poi diffondersi la consapevolezza dell´uguale dignitá nella diversitá di ciascuna vallata: occorre sradicare i pregiudizi interladini che suddividono una Ladinia di serie A da una di serie B, per non parlare di quella Ladinia non riconosciuta, di cui neanche si prende notizia ... Ciascuna vallata abbisogna di un piano di intervento per la ladinitá a propria misura, senza con ció sminuire l´importanza fondamentale della solidarietá interladina. Gli interventi coordinati debbono coinvolgere anche le istituzioni, non si puó infatti continuare a far gravare il peso della collaborazione tra tutte le vallate quasi esclusivamente sulle associazioni volontarie ...

Si prefigurano interventi a tutto campo, capaci di coinvolgere tutte le energie disponibili, dallo sport al tempo libero, dalla cultura all´informazione. E vanno incentivati specialmente i momenti di confronto, tanto piú facili in quest´epoca di collegamenti in tempo reale e di predominio dell´informatica. Solo cosí si riuscirá a liberare i singoli ambiti vallivi dal loro isolamento: costruiamo un hinterland ladino per le nostre comunitá locali!


Vanno interessati da questo sforzo comune tutti gli aspetti esistenziali dei nostri giorni: la cultura ladina infatti non é ancora destinata al museo. Ma per raggiungere, almeno in parte, questo ambizioso obiettivo, bisogna assolutamente avere a disposizione uno spazio maggiore nel mondo dell´informazione, specialmente dei media radiotelevisivi. Le idee devono infatti poter essere condivise tra la gente delle varie vallate, mentre attualmente i Ladini sono consumatori piú o meno passivi di informazioni in lingue diverse dalla loro.

Le sporadiche iniziative culturali per i Ladini, frutto dell´impegno di qualche volenteroso, non sono assolutamente sufficienti a costituire un valido sistema culturale credibile, che possa validamente porsi nel panorama dell´industria culturale di massa. L´assimilazione strisciante va pertanto contenuta anche offrendo occasioni di confronto e di creativitá (mostre, concorsi, rappresentazioni, festivals, ecc.) per i componenti della minoranza.

Ma alla base di tutto questo sforzo si pone l´esigenza improrogabile dello sviluppo unitario della nostra lingua. Non é infatti ipotizzabile una rinascita culturale a tutto campo, stante l´attuale incerta situazione della lingua ladina, che si vede messa in forse nella propria dignitá linguistica e nel proprio ruolo sociale. Finché il ladino permarrá una labile comunione di idiomi, rimarrá il dubbio delle sue possibilitá di sopravvivenza. Opporsi alla koiné ladina comporta pertanto una implicita volontá di negazione del ladino quale lingua di pari dignitá.

La situazione bloccata di questo scorcio di secolo non verrá superata tanto presto, benché ovunque si parli di riforme costituzionali e di federalismo. Se da questo processo dovesse sfociare un golbale riassetto che andasse ad incidere sulle prospettive della popolazione ladina, non ci si potrá dimenticare che anche ad essa spetta il diritto di essere rappresentata ed amministrata in un contesto territoriale unitario.

I Ladini non vogliono perseguire la costituzione di microentitá etniche, ma non vogliono neppure essere conglobati e diluiti in strutture amministrative nuove che ne perpetuino la separazione e lo stato di minoranza infima. Sará indice di vera democrazia vissuta coinvolgerli nelle discussioni sulle riforme istituzionali, a differenza dalle trattative di Parigi dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando le loro istanze vennero praticamente ignorate.

Proprio per poter essere attori del proprio destino, i Ladini abbisognano del riconoscimento formale nell´ambito degli assetti amministrativi attuali; perché solo entitá riconosciute sono partners di discussione politica.

Proprio in fase di transizione cosí delicata sará cura dei Ladini non farsi aggiogare ad interessi altrui. Il principio territoriale, il riconoscimento dell´ambito territoriale ladino é un caposaldo di questa dialettica; le cinque vallate ladine dolomitiche debbono essere riconosciute quali ladine, a prescindere da aleatorie dichiarazioni etniche o da rilevazioni di parte.

Un altro principio di fondo che andrebbe rispettato in una situazione di reale tutela delle minoranze é l´assunto che le questioni ladine non possono essere decise senza la compartecipazione dei Ladini stessi. Sarebbe possibile coinvolgere le rappresentanze naturali ed istituzionali ladine anche tramite l´istituto della delega di competenze, ad esempio da parte delle Province interessate alla Comunitá di Valle (come succede al presente, in talune materie, nel caso del Comprensorio Ladino di Fassa). Un tale passo si rende tanto piú improcrastinabile in campo culturale: non é infatti possibile demandare la cura della politica culturale ladina ad istituzioni non-ladine.

Un´ulteriore garanzia per la minoranza deve essere la possibilitá per i suoi componenti di poter lavorare ed avanzare socialmente rimanendo nel proprio territorio tradizionale. Decentrando opportunamente talune strutture pubbliche e certi servizi fondamentali si potrebbe, almeno in parte, contenere la perdita di sostanza intellettuale e professionale della nostra popolazione.

Confidiamo inoltre nella maturazione democratica dei nostri vicini di lingua italiana e tedesca, affinché si impegnino a favore della minoranza piú esposta e piú svantaggiata. Un eventuale tracollo dei Ladini sarebbe la dichiarazione di fallimento della politica delle autonomie provinciali e regionali, che si fonda proprio sulla salvaguardia delle minoranze.

Ma ricordiamoci che il futuro della ladinitá dipende in primo luogo dai Ladini stessi. Basta allora con le faide localistiche, con i piccoli egoismi di vallata e di campanile che minano la coesione del nostro popolo! Ravviviamo insieme la fiamma dell´identitá ladina, che da cinquant´anni cova sotto la cenere. E´ il nostro debito morale nei confronti di tutti quanti, in questi lunghi anni, si sono impegnati in prima persona per questi alti obiettivi, un debito ed un dovere di fronte alla Storia dei Ladini.



di Roland Verra

A segus