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11/12/2004 Rassigna de s'imprenta - www.unionesarda.it

Rievocati i tempi di Radio Sardegna. Pilia: riapra il centro produzione Rai

Identità sarda e mezzi di comunicazione di massa al centro del dibattito che si è svolto ieri, nelle sale dei musei capitolini di Roma, alla presentazione del libro "Radio Brada - 8 settembre 1943: dalla Sardegna la prima voce dell'Italia libera". 

Ospite d'onore l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, all'epoca fedele ascoltatore della radio pubblica. Il volume, curato dal direttore di Rai Sardegna Romano Cannas, rievoca i tempi eroici in cui Radio Sardegna (che faceva parte dell'Eiar, la Rai d'anteguerra) dava voce all'identità di un'intera regione, riuscendo al tempo stesso in scoop giornalistici di portata storica: come quello del 7 maggio 1945, quando fu la prima radio al mondo ad annunciare la resa dell'esercito tedesco. 

L'episodio è stato rievocato dallo stesso Cossiga, che ha ricordato come anche la mitica Bbc riuscì a dare la notizia «solo venti minuti dopo» i sardi. Il senatore a vita ha anche ricordato che Radio Sardegna fu davvero «la prima voce libera», dopo l'armistizio, l'unica a dar voce al desiderio di libertà degli italiani. Una stazione in cui si sentivano notizie che in Italia nessuno aveva, a meno di non ascoltare le cosiddette "radio proibite" che trasmettevano dall'estero, cui spesso collaboravano figure di combattenti antifascisti come Emilio Lussu e Velio Spano.

Alla discussione, coordinata dal conduttore di Ballarò Giovanni Floris, hanno partecipato tra gli altri Mario Segni, l'assessore alla cultura della Regione sarda, Elisabetta Pilia, e il presidente del Gremio (il circolo dei sardi a Roma che ha promosso l'evento), Giovanni Nonne. Tutti gli interventi hanno ricordato la specificità della realtà sarda, che per potersi esprimere avrebbe bisogno di mass media adeguati, nel rispetto dei princìpi federalisti oggi di moda, nonché di leggi dello Stato che prevedono ampi spazi per la voce delle minoranze linguistiche. 

Cossiga ha detto di aver scritto una lettera al direttore della Rai Flavio Cattaneo, per chiedere di riaprire un dipartimento sardo dell'azienda, ma ha aggiunto che a una risposta «molto gentile» non ha fatto seguito finora nessun fatto. Anche Mario Segni ha affermato che sarebbe necessario almeno un «federalismo della cultura», che possa riportare all'autonomia i media isolani. 

Applaudito l'intervento dell'assessore Pilia, che ha promesso che la Regione farà la sua parte, lottando con «le unghie e coi denti» per restituire alla Sardegna la sua specificità. In particolare, l'assessore ha invocato la riapertura del Centro di produzione regionale della Rai. «Chiedo formalmente che la Rai riveda la sua posizione e valuti la possibilità di rilanciare la sede Rai della Sardegna con la riapertura del Centro di produzione, chiuso nel 1992 nel mancato rispetto dell'autonomia sarda». La Pilia ha anche ricordato la legge dello Stato che prevede la trasmissione di una quota minima di programmi in lingua sarda, anche se si è mostrata dubbiosa sulla possibilità di creare un unico idioma.

Filippo Pala

10/12/2004

A segus