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02/12/2004 Parres lìbberos - Resposta a Mauro Podda

S'alvure irraighinaddu : raighina de su populu sardu

de Fabritziu Dettori 

La domanda posta dal Signor Mauro Podda: "…ma perché rifiutarlo? [il simbolo dei quattro mori] del 17/11/'04, trova già la risposta nell'articolo dedicato all'Albero verde diradicato, firmato dal sottoscritto. Cercherò, quindi, di essere il più eloquente possibile in quest'altro breve intervento. 
Sono convinto che il problema dell'unificazione della lingua sarda, sia inscindibile da un'altra questione - ben più grave - che ha dato origine al litigio infantile su "quale sardo?": la pressoché totale assenza di coscienza nazionale dei sardi. L'immaturità che i sardi palesano nel campo della politica autonomistica e in quella linguistica, consiste proprio dal fatto che non hanno la benché minima consapevolezza di avere una propria storia nazionale di cui andare fieri. Mi dispiace che ciò non si voglia capire. 
I seicento anni di "rappresentatività", di cui fa menzione il Signor Podda, sono la storia istituzionale straniera!
Seicento anni di angherie nei quali i dominatori di turno, con spade e scudo dei quattro mori, hanno imposto la loro politica colonialistica e oppressiva che ha mortificato: libertà, cultura e lingua del Popolo Sardo. Accettare i quattro mori significa ripudiare la sardità che, sotto ampi e profondi aspetti, S'Alvure Irraighinaddu custodisce. Sono convinto che per restituire dignità storica e linguistica al Popolo Sardo si debba innalzare una vera rinascita culturale nazionalistica, prendendo come valore e riferimento il simbolo che è stato (ed è) più rappresentativo di libertà e sovranità storica dei sardi liberi: la bandiera arborense. Bramarla e difenderla, infine, come bandiera nazionale della Sardegna, sia per diritto storico sia per dare un segnale politico forte che riverberi la volontà di emancipazione del Popolo Sardo, significa riconoscersi nell'antico Stato giudicale e nell'importanza suprema che questo ha avuto nella nostra (e non degli altri) storia. L'emblema in questione stimola e sviluppa nei sardi la coscienza di avere una propria storia nazionale e di essere, quindi, una nazione diversa da quella italiana. Presupposto precipuo per portare i sardi a capire che la Sardegna, proprio perché nazione, ha l'esigenza di avere un'unica lingua nazionale codificata che rappresenti il Popolo Sardo al cospetto del mondo. E' la libertà passata arborense che oggi il Popolo Sardo deve festeggiare per rifondare una Sardegna nuova, nella quale i sardi siano sovrani e liberi, senza più complessi, anche nel Faedhare sardu! La civiltà autoctona giudicale: "Fu certamente un periodo illustre…per il suo sviluppo economico e sociale, ma anche e, direi soprattutto, per quello civile e culturale che raggiunse il suo vertice nella " Carta De Logu"… Tale Carta, considerata un monumento di saggezza giuridica, assicurò ad Oristano ed all'intera Isola una solida base per la costruzione di una civile convivenza, fondata sulla giustizia e sul rispetto della persona umana". Papa Wojtyla. Oristano, 18 ottobre 1985. Strappiamo dall'oblio le nostre vere radici storiche. 

Fabritziu Dettori
patriotu@tiscali.it

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