13/12/2004 Rassigna de s'imprenta - www.sardinews.it
Due aule solenni: Università e Consiglio regionale
di Giovanna Cerina
È sempre un’avventura iniziare una nuova esperienza, una vita nuova; tanto più quando questo passaggio avviene in un’età in cui in genere si tirano i remi in barca. Allora riprendere una navigazione, anche se sotto costa, si configura come una sfida difficile, rischiosa, e tuttavia affascinante. Un’impresa interessante, dunque, per chi la vive in prima persona, ma anche per chi - e mi riferisco in particolare alle donne - in qualche modo si riconosce in una figura che ha vissuto la propria vita di donna, come moglie e come madre, e allo stesso tempo, la sua vita professionale - lunga molti decenni - come docente.
Specie per le donne, per la gran parte, non c’è tempo, disponibilità o coraggio per un impegno politico a tempo pieno. L’esigenza di tornare alla politica, è esplosa quasi all’improvviso e ha trovato risposta adeguata in un programma, “Progetto Sardegna”/ “Sardegna Insieme”.
La forte personalità del leader ha dato credibilità e concretezza al programma, ha determinato il successo di una svolta. Si ascolta un linguaggio che comunica idee, emozioni, si vive una esperienza condivisa, di consenso. Si individuano spazi aperti a istanze della società, a nuovi soggetti , le donne, in primo luogo, per le quali si aprono spazi inediti in Consiglio e in Giunta.
Partecipo a questo processo con il mio contributo di competenza professionale, maturata nella scuola e nell’università, in organi di governo universitario, in varie attività culturali. Ma il patrimonio più prezioso mi deriva dal lavoro nelle aule, con i giovani, che si sono succeduti negli anni con le loro speranze e i loro problemi - drammatico fra tutti quello della incertezza nelle prospettive di lavoro.
Con questa responsabilità cerco una linea di continuità fra l’aula dell’Università e l’aula del Consiglio regionale, dove questi problemi devono, insieme ad altre emergenze, trovare risposte. Rimpiango - e non posso non rimpiangere - il mio lavoro di docente, scelto con passione, svolto in un clima di libertà intellettuale, sempre aperto al dialogo con gli allievi. È il mio patrimonio di esperienze, che mi serve da guida essenziale per orientarmi anche nelle maglie intricate delle ragioni della politica.
Di Università e di Scuola continuerò a occuparmi impegnandomi con altri a dare risposte ai problemi che rendono carenti queste istituzioni, in gran parte inadeguate a sostenere nuove sfide formative e culturali in un mondo diventato contemporaneamente più piccolo e più grande. Un piano regionale di riordino e di sviluppo delle università sarde è un problema non più differibile. Passare alla politica significa affrontare un campo di esperienze nuove, con interesse e talvolta con divertita curiosità; senza sottrarmi, umilmente, a un indispensabile apprendistato.
L’aula consiliare è un luogo di lavoro difficile, faticoso. Il confronto è spesso duro, persino inaccettabile, quando il livello del discorso scende, senza dignità, a pretestuosi attacchi personali. Per fortuna sono episodi limitati che non intaccano l’immagine positiva data dal buon livello della attività del Consiglio, dove si distinguono personalità di politici di grande esperienza, di maggioranza e di opposizione, che tengono alto il dibattito, da posizioni distinte.
I rampanti e gli inclini al protagonismo non mancano, ma sono in numero fisiologicamente accettabile. Momenti di tensione hanno talvolta turbato il clima dell’Assemblea, controllato con mano ferma dal presidente del Consiglio. Ma, a contrasto, mi piace ricordare momenti di grande emozione, nelle giornate inaugurali della Legislatura; e ancora il silenzio commosso di tutti i componenti del Consiglio e della Giunta che osservano in piedi un minuto di silenzio per ricordare la strage dei bambini della scuola di Beslan.
L’aula consiliare nella sua solennità, visualizza un gioco di interessi di posizioni di interpretazioni diverse. Tuttavia la politica è l’arte della mediazione. Certo i problemi si risolvono tenendo la barra dritta e non lasciandosi intimidire né da difficoltà né dalle pressioni di chi ha interessi particolari da difendere; ma la mediazione, una mediazione onesta, intelligente, nel pieno rispetto delle scelte di fondo di un progetto condiviso (che la giunta sta coraggiosamente portando avanti), sarà il banco di prova su cui si misurerà la capacità di governo della maggioranza e il senso di responsabilità dell’ opposizione.
Nella realizzazione del progetto va data centralità alla cultura e alla conoscenza, presupposti irrinunciabili dello sviluppo, in tutte le sue implicazioni. Richiede uno sforzo comune il rilancio della cultura in una prospettiva che esca fuori dal circuito dell’autoreferenzialità, delle chiusure localistiche, valorizzando le molte esperienze recenti in tutti i campi, senza tuttavia perdere di vista il passato; per mettere a frutto le risorse di una identità, dinamica, in crescita, forte, capace di dialogare con altre culture, di comprendere altri valori, altre lingue.
In una prospettiva plurilinguistica il problema della tutela e valorizzazione della lingua sarda, nel rispetto delle leggi, può giocare un ruolo importante, se gestito con intelligenza politica. Uno snodo difficile, ma non giova rimuoverlo. Intanto le sonorità del sardo, come per una inedita prova d’orchestra, risuonano nelle aule universitarie, durante i corsi di lingua e cultura sarda, e nell’aula Consiliare nel corso del dibattito politico