© LimbaSarda 2004

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

27/12/2004 Rassigna de s'imprenta - L'Unione Sarda 24.12.04

In un libro trilingue la ricerca di Maria Mercè Costa

de Edoardo Blasco Ferrer

I grandi personaggi fanno la storia d'una terra, la terra fa la storia, dei piccoli personaggi. Questa boutade potrebbe adattarsi bene al capitolo di storia sarda che stiamo per illustrare, quello relativo a una nobildonna di
poco conto, di un personaggio così piccolo da essere quasi passato inosservato nelle genealogie. Salvo per un incidente strano, sicuramente spurio che le viene attribuito, l'impiccagione d'un sacerdote ad Ales. Ma
come succede spesso, la storia dei piccoli personaggi emerge per cause secondarie, esterne alla loro volontà, dettate appunto dalla terra in cui essi vissero e che condizionò la loro esistenza. Violante Carròs. Contessa
di Quirra, questo è il titolo d'una bella ricerca d'archivio condotta da una
delle studiose più solerti della storia della Sardegna, la ex-direttrice del
magnifico Archivio della Corona d'Aragona di Barcellona, Maria Mercè Costa.
La Costa aveva pubblicato nel lontano 1973 i risultati d'una lunga perizia filologica basata sugli atti processuali, civili e penali, della contessa
sarda, allo scopo di ricostruire alcuni episodi oscuri della microstoria medievale dell'Isola. Il volume che risultò dalla ricerca conteneva diversi dati di rilievo per le cronologie relative a vari personaggi importanti della casata dei Carròs, dati peraltro sfruttati in tutte le genealogie
stilate dagli esperti di storia medievale. Ma niente di più, il resto era, come vedremo, una sequenza di dati pratici concernenti i beni mobili ed
immobili dei conti di Quirra e i conflitti d'interesse che costellavano il
torpore delle incombenze routinarie d'una terra popolata da servi poveri,
indigenti di tutto, passivi osservatori di una depredazione costante da parte dei colonizzatori iberici. Il libro, con questo magro ma comunque rilevante pacchetto d'informazioni, sarebbe caduto nel dimenticatoio se non
fosse stato per l'alacre e intelligente attività d'un'altra studiosa delle cose sarde, Dolores Turchi, direttrice della bella rivista Sardegna
Mediterranea e da poco anche della piccola casa editrice
Iris di Oliena, che diligentemente sta dando alla stampa alcuni preziosi
contributi di cultura e lingua (vi si annoverano gli atti delle relazioni
internazionali in onore di Max Leopold Wagner usciti un anno fa in un volume
autonomo). La Turchi ha scovato il testo catalano, esaurito da molto tempo,
ha contattato la studiosa di Barcellona e, col beneplacito di codesta, ha coordinato la traduzione della ricerca. Novità, che piacerà indubbiamente a tutti coloro che pensano (a mio avviso ragionevolmente) che la storia di una
terra non vada disgiunta dal codice linguistico che essa ha generato nel tempo, è la traduzione concomitante in italiano e in sardo campidanese, a
cura del cultore sardo Vincenzo Piras. Il testo è anche corredato di
fotografie dei reperii archeologici e dei siti menzionati negli episodi che
compongono la "saga". La scelta del campidanese è senz'altro accettabile, in un periodo in cui tuttora manca una norma standard per tutte le varietà
sarde, ma discutibili mi sembrano le scelte, troppo rigide e spesso non costanti, fatte dal curatore, che rendono saltuariamente complicato l'ordito
sintattico e poco trasparente la forma scritta, e qualche volta denunciano una non totale padronanza delle fonti medievali sarde autoctone o del
linguaggio più seletto (meritai per merèsciri o preoccupazioni per anneu possono bastare a evidenziare questa lacuna). Nel complesso, però, devo
confessare che la lettura del testo, nelle tre versioni, catalana, italiana e sarda campidanese, è scorrevole...(sighit)
..II lettore apprezzerà in questo volumetto quel passaggio lento della storia che procede per piccoli capitoli, legati a nomi di persona e ad
eventi minuscoli, ma che nella loro somma costituiscono il portato attuale.
Conoscere il passato per capire il presente. La storia della Sardegna è colma di capitoli che riuniscono personaggi di altre culture, che
concentrano fatiche, pene e sofferenze condivise da Sardi e Istrangius.
Ignorare la storia ci allontana da processi di formazione di identità sempre più larghe, regionali, nazionali, internazionali. Speriamo che la lettura di questo libro possa aiutare a scoprire queste convergenze.

A segus