L’Assemblea regionale ha proseguito l’esame della legge Finanziaria proposta dalla Giunta regionale. Nella seduta antimeridiana si era conclusa l’illustrazione dei 42 emendamenti soppressivi parziali ed aggiuntivi, ai quali sono stati presentati alcuni emendamenti agli emendamenti, all’articolo 9, quello che prevede interventi nei delicati settori della cultura, della pubblica istruzione, dello sport. A conclusione della seduta antimeridiana, proprio nella discussione generale sull’articolo e sugli emendamenti, era intervenuto l’onorevole Mario Floris, il quale aveva denunciato un caso di “malamministrazione” che riguarda questo delicato settore. Nel pomeriggio sono, quindi, proseguiti gli interventi “generali” sugli interventi in questo comparto. “Un articolo di grande importanza”, ha ricordato l’on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori), perché l’istruzione è la base sulla quale costruire la crescita di qualunque società. Un percorso che inizia sin dalla più tenera età, che deve garantire a tutti “punti di partenza uguali”, per dare alle famiglie la possibilità di assicurare ai propri figli una preparazione culturale di adeguato livello. Invece, ha aggiunto Pierpaolo Vargiu, sembra privilegiare la”cultura dello Stato”, quella che garantisce un unico sistema scolastico, unico, buono per tutti, impedendo alle famiglie di godere di quella “cultura della libertà” che garantisce a tutti il diritto di scegliere le scuole da frequentare, i percorsi formativi da seguire. “Argomenti di sostanza, che dividono le nostre idee, le nostre concezioni politiche, dalle vostre”, ha aggiunto il capogruppo de I Riformatori, auspicando che la Giunta faccia uno sforzo reale per garantire alle scuole “non pubbliche” la possibilità di operare e di offrire alternative culturali ai giovani ed alle loro famiglie. La Finanziaria prevede interventi finanziari fino al 75 per cento, a favore delle scuole non statali, mentre in passato i finanziamenti previsti erano del 75 per cento. Una “bella differenza”. Anche perché sarebbe molto più giusto prevedere interventi finanziari del 90 per cento, in modo da garantire una reale concorrenza tra pubblico e privato. Anche gli importi complessivi stanziati sono stati giudicati inadeguati, perché 21 milioni di euro, stanziati nella Finanziaria di quest’anno, sono assolutamente inadeguati, come lo erano i 25 milioni di euro dello scorso anno finanziario. Una diminuzione di 4 milioni che si sarebbe, in ogni caso, dovuta evitare. Critico anche l’onorevole Roberto Capelli ( UDC), il quale ha voluto ricordare come l’intera massa finanziaria riservata agli interventi a favore della cultura, anche di quella sarda, dello sport e degli altri numerosi e delicati settori di competenza dell’Assessorato, sia largamente inferiore a quella dello scorso anno. Nel 2004, compresi gli aggiustamenti decisi in sede di assestamento, per questo assessorato erano disponibili oltre 300 milioni di euro, ai quali si potevano aggiungere i finanziamenti previsti nei POR. Quest’anno, anche se gli stanziamenti iscritti in bilancio sono più o meno uguali, una quindicina di milioni di euro in meno, gli interventi comunitari sono “compresi” tra quelli disponibili, quindi gli interventi sono “profondamente, decisamente” inferiori a quelli del passato. “Questa comunque, ha aggiunto Roberto Capelli, non è una Finanziaria di tagli, non è una manovra tesa a contenere il debito pubblico, ma è frutto di scelte ben precise, legittime certamente, ma non condivisibili”. Perché tagliare i fondi alle università, alle biblioteche? Perché incidere pesantemente negli interventi per la scuola, la formazione professionale e lasciare, invece, inalterate le risorse destinate all’Ente lirico ed alle sponsorizzazioni sportive, ha chiesto l’esponente dell’UDC. Forse perché quelle voci permettono una maggiore discrezionalità? Questa Finanziaria, comunque, ha concluso Roberto Capelli, contrasta, pesantemente, con i programmi sbandierati, anche in campagna elettorale, da questa maggioranza e “quando si esamineranno, nel dettaglio, le cifre del bilancio, ci si renderà conto di queste contraddizioni, di queste incongruenze”. Contraddizioni ed incongruenze che non esistono, secondo l’on. Ciriaco Davoli (PRC), nella proposta di Finanziaria all’esame dell’Aula. In una situazione difficile, come lo è questa, non si sono “tagliate” le spese necessarie per garantire interventi adeguati alle università “anche a quella nuorese”. Forse si sarebbero dovuti intensificare gli sforzi per evitare il preoccupante fenomeno della dispersione scolastica, che si registra nell’Isola; forse si sarebbero dovute mettere a punto iniziative più incisive per garantire ai giovani una scuola più moderna ed adeguata alle loro reali necessità. Comunque, le iniziative proposte sono adeguate alla situazione sarda, ha aggiunto Davoli, anche perché in più occasioni la Giunta si è impegnata ad affrontare, con decisione, il difficile tema della preparazione scolastica, della formazione professionale dei giovani sardi. Gli sforzi della Giunta non sono stati giudicati “sufficienti”, invece, dall’on. Giuseppe Atzeri (Misto-Psd’az), che ha voluto sottolineare come gli interventi per la tutela e la valorizzazione delle diverse espressioni culturali, linguistiche, tradizionali della Sardegna non abbiano avuto la necessaria attenzione. Sussistono notevoli perplessità, ha detto l’esponente sardista, quando si esaminano le voci di bilancio che riguardano, ad esempio, sa die de sa Sardigna, i finanziamenti che riguardano le numerose leggi approvate, da questo Consiglio, per la reale valorizzazione e diffusione della lingua sarda, della difesa del notevole patrimonio delle tradizioni della nostra Isola, quando si esaminano gli stanziamenti decisi per finanziare le manifestazioni folcloristiche, le diverse forme di spettacolo alle quali si dovrebbe riservare una maggiore attenzione. Sono state fatte scelte che lasciano perplessi, ha aggiunto Giuseppe Atzeri, anche amareggiati, perché scelte più oculate avrebbero permesso di sostenere i gruppi che operano nei settori tradizionali, mentre ingenti risorse sono state destinate all’Ente lirico cagliaritano. Amarezza e preoccupazioni suscitano, inoltre, la diminuzione delle risorse destinate alla valorizzazione della lingua, della cultura sarda. Il “mondo” isolano deve evolversi, ha aggiunto l’esponente sardista, ma lo può fare se la sua lingua assume la dignità e l’importanza che le competono, se l’ingente patrimonio artistico, storico, culturale della Sardegna viene realmente valorizzato, mentre sembra che in questa Finanziaria i fondi per questa necessaria riscoperta della “nostra identità” sono assolutamente insufficienti. Le critiche, specialmente quelle sui “tagli” alle scuole materne sono state “respinte” dal presidente della Terza commissione, l’on. Eliseo Secci (La Margherita) il quale ha indicato come negli ultimi cinque anni i finanziamenti alle scuole materne non statali siano sempre stati più o meno “in linea”, con la sola eccezione dell’esercizio finanziario 2004, quando la maggioranza di allora aveva voluto incrementare, questa voce, di molti milioni per “fini esclusivamente elettorali”. Una scelta che questa maggioranza non ha voluto seguire, proprio per coerenza con le proprie scelte, chiare e trasparenti, perfettamente in linea con i propri programmi politici. D’altro canto, ha voluto ricordare Eliseo Secci, in Commissione su questi temi si è avuto un costruttivo ed approfondito confronto, quindi sono stati esaminati questi temi nelle loro diverse angolazioni, nei loro differenti risvolti. Si sono fatte, chiaramente, delle scelte, come quando si è deciso di destinare alle Università finanziamenti cospicui, che si sarebbero anche potuti “inserire in un fondo indistinto”, anche perché il Consiglio “non si deve occupare del particolare, delle briciole”, ma deve decidere su argomenti e problemi generali, mentre è l’Esecutivo che ha il compito, ed il diritto, di decidere nei dettagli, di scendere nei particolari. Il “ruolo” del Consiglio è stato rivendicato anche dall’on. Beniamino Scarpa (Misto-Psd’az), il quale ha voluto però sottolineare come la Finanziaria abbia tagliato, ridotto di molto i finanziamenti destinati a quella miriade di operatori culturali, di artisti, di uomini dello spettacolo che svolgono un compito importantissimo nel sistema culturale, ma anche economico, della Sardegna. Gli interventi previsti da particolari legge di settore sono stati ridotti, si sono operati tagli che possono precludere, ad esempio, all’apertura di nuove scuole civiche di musica. Non si sono avute spiegazioni, non sono state indicate le ragioni che hanno portato a queste scelte penalizzanti, per le tradizioni culturali isolane. Si sono fatte scelte assolutamente penalizzanti, ha aggiunto Beniamino Scarpa, per esempio nel settore teatrale, perché si sono decise cospicue riduzioni nei finanziamenti riservati ai “professionisti”, che operano e vivono nel settore teatrale, in altri importanti settori dello spettacolo. Le nostre non sono state critiche aprioristiche, ha detto anche Beniamino Scarpa. “Abbiamo chiesto, semplicemente, di conoscere da quali capitoli siano stati tolti i fondi, dove siano andati quelle stesse risorse, per fare cosa ed a chi”, domande legittime che servono a comprendere meglio le scelte fatte dall’Esecutivo. In molti casi, infatti, i tagli hanno raggiunto anche il 50 per cento, penalizzando alcuni settori, mentre per altri, ad esempio per l’Ente Lirico, gli stanziamenti sono stati confermati, se non aumentati. Ma le preoccupazioni maggiori, ha concluso Beniamino Scarpa, riguardano le decisioni ed i conseguenti atti amministrativi di questa Giunta. In assestamento di bilancio, infatti, sono state proposte, ed approvaste dall’Aula, alcune iniziative, ma i relativi programmi non sono stati assolutamente finanziati, per cui quelle “risorse finanziarie sono poi finite in economia, vanificando le decisioni di questo Consiglio”. Di identità, associazioni culturali (a volte autentico avamposto sociale) e bilinguismo (“il problema della unificazione linguistica dilata nel tempo la soluzione”) ha parlato l’on. Paolo Pisu (PRC) sostenendo che qualunque iniziative si leghi alla nostra cultura e qualunque associazione che faccia cultura vanno adeguatamente difese; qualche volta rappresentano “la sola alternativa al bar e alla strada”. Nonostante questa convinzione – che la maggioranza ha sottolineato nelle sue intenzioni – si registrano tagli sostanziosi, dal 20 al 50 per cento. Una Regione “povera di risorse materiali e con un tessuto economico debole” deve investire sulla conoscenza: lo ha sostenuto l’on. Giorgio La Spisa (FI) chiedendo che se i sacrifici si devono fare, si facciano altrove, non in questo settore, altrimenti le indicazioni contenuti nei programmi della Giunta sono semplici affermazioni di principio. La pesante riduzione degli stanziamenti per la scuola e per la ricerca, “anche se accompagnata da buone intenzioni per il futuro”, dimostrano una “profonda incoerenza” da parte della maggioranza. Il dibattito sulla scuola materna è un esempio lampante: creare incertezza sui contributi significa penalizzare un sistema (“ma forse è questa l’intenzione”) che ha acquisito molte benemerenze nella società sarda. L’ipotesi di un pregiudizio che accompagna alcune componenti della maggioranza ha determinato vivaci reazioni in aula. I tagli di bilancio produrranno effetti negativi soprattutto nello sport, la cui funzione è decisiva nella crescita dei giovani e del territorio. L’on. Oscar Cerchi (UDS) ha definito questa Finanziaria “una volpe furba ma distratta”, chiedendo il “ravvedimento” sia per favorire attività ludiche che, altrimenti si perderebbero (“grave la situazione dello sport femminile, che trova con difficoltà gli sponsor”), sia per intervenire nel mondo della formazione inseguendo l’eccellenza che può essere data solo dalla disponibilità di risorse. Attenzione anche alla qualità dell’insegnamento è stata la sottolineatura dell’on. Maria Grazia Caligaris (Misto - Sdi - Su), che, a proposito dell’università diffusa – apprezzando l’intervento della Giunta - chiede una valutazione complessiva, di contenuti e di accessibilità al mercato del lavoro. Un riferimento preciso è stato fatto alla scuola di abilitazione all’insegnamento, poco adatta alle finalità per cui è nata: si fa molta teoria e poca “gestione” della classe. Lo spazio per apprendere la professione è limitato. Conviene rifletterci su. Quanto alle scuole materne è corretto definire il tetto dei contributi, ma, insieme, i criteri di trasparenza. In ogni caso le scuole non statali garantiscono il pluralismo ed hanno un alto valore formativo. In questa stagione di tagli e di risparmio bisogna fare in modo che le poste in bilancio non siano decurtate e che i pochi soldi messi a disposizione non si tocchino. Lo ha sostenuto l’on. Nicola Rassu (FI) sempre a proposito delle scuole materne non statali. La percentuale di intervento va indicata (il 75 per cento) e non può essere modificata. Si tratta di scuole – ha evidenziato – inserite integralmente nel tessuto sociale che garantiscono un elevato livello nell’educazione dell’infanzia. In ogni caso, se le risorse non bastano, bisogna fare scelte; ma è inutile “riempirsi la bocca di identità sarda” e poi colpire questo settore così pesantemente. Per l’on. Sergio Pisano (I Riformatori) alla cultura, volto nobile della Giunta, è stato dato solo il 3,29 per cento del bilancio; non c’è da fare molto con pochi soldi. Ma alcuni punti sono irrinunciabili: uno di questi è rappresentato proprio dalle scuole materne non statali, “ultimo baluardo” della presenza delle istituzioni nel territorio (“anche le caserme dei carabinieri sono state chiuse”). Una presenza importante perché alcuni paesi non si sentano completamente abbandonati. Senza contare che le scuole non statali hanno costi di gestione assai inferiori a quelli dello Stato, che, se dovesse intervenire per sostituirle, obbligherebbe a vere e proprie acrobazie finanziarie. Siamo tutti per l’eccellenza (“è nei propositi della maggioranza”) ma chi la determina? Ci sono indicatori della qualità o precisi standard di valutazione; oppure è sufficiente la certificazione rilasciata da un consigliere regionale? Garbatamente polemico l’on. Gessa, in qualità di presidente dell’Ottava commissione, ha ricordato come sia necessario parlare “seriamente” di questi problemi “una volta usciti dalla maratona finanziaria”. Problemi che riguardano vari aspetti della formazione, dall’università diffusa alla necessità di adeguare gli standard alle direttivi europee. Dal 2010 sarà L’Unione a riconoscere le lauree; quelle prese al di fuori dei canoni indicati da Bruxelles saranno carta straccia. Il pericolo dell’università diffusa è quello che percorra strade tutt’altro che garantiste per il titolo che offrono i vari corsi. “Ho cercato di capire, ad esempio – ha aggiunto – il valore della laurea in archeologia subacquea. Non ho trovato alcun riferimento. A me sembra che, coerente con l’impostazione, il suo valore per ora resta sommerso”. D’accordo sulla qualità, ha fatto eco l’on. Dedoni (I Riformatori), ma chi seleziona? La maggioranza di turno? Occorrono procedimenti chiari che evitino la dispersione di risorse, considerato che si vuol fare economia, ma si rischia di fare comunque sprechi. La Finanziaria non ha progetti (“mancano le politiche sociali e del lavoro, non c’è un piano industriale, la formazione professionale è alle corde”) e non difende neppure la cultura, strumento principale di qualunque programma: basti pensare che sulla lingua sarda investe più lo Stato della Regione. Né si comprende, pur nella logica del risparmio, come si taglino piccoli contributi a bande musicali, associazioni e gruppi folk che hanno un ruolo molto importante nei nostri paesi. La necessità che la Regione possa dotarsi di un progetto pluriennale per la dispersione scolastica è stata manifestata dall’on. Luciano Uras (PRC), invitando la Giunta a trovare, “qui o altrove”, il modo di avviare il programma. Un progetto – ha spiegato – che riguarda anche i laureati favorendo tutte le iniziative che avvicinino il corso di laurea al mercato del lavoro. L’on. Uras ha riferito il disagio di molti medici (tremila, ha detto) che dopo anni ed anni di turni nelle guardie mediche rischiano di essere messi “fuori mercato da neolaureati che concorrono in modo esclusivo”. Istruzione-formazione-lavoro devono essere strettamente in relazione per facilitare l’inserimento lavorativo dei giovani (a rischio, comunque, anche gli ex giovani). Della totale assenza delle politiche per i giovani si è lamentato l’on. Carlo Sanjust (FI), il quale ha promesso che batterà il chiodo fino a quando dalla Regione non ci sarà un segno di attenzione. Il problema dei giovani non è legato solo al lavoro o alle devianze, ma a una serie di iniziative che facilitino la crescita culturale e civile. Sono problemi – ha concluso – meno importanti della lingua sarda o della ricerca, ma sono problemi da non trascurare. D’accordo l’on. Giovanna Cerina (Progetto Sardegna), che ha riferito come in Commissione l’orientamento fosse favorevole, anche da parte della maggioranza, alla “carta dei giovani” proposta dall’on. Sanjust. Ricordando come “il bene culturale è un dato irriducibile” che non può essere affidato al privato, la Cerina si è soffermata sulla necessità di evitare che la cultura si faccia nel “templi” dei centro urbani, escludendo i paesi dell’interno. Bisogna fare i conti con un bilancio da risanare (“per quanto alcuni sprechi si compiano nelle università di Cagliari e Sassari, di cui andiamo fieri”), che impone scelte; ma bisogna elaborare progetti validi nel tempo, ripercorrendo strade che confermano i valori della cultura ed evitando alcuni errori, come la trasformazione del Parco deleddiano in Consorzio, “passo falso che ci fa perdere i finanziamenti europei”. L’on. Mario Diana (An), che ha detto di voler difendere il bisogno culturale di una terra che sente forte il richiamo dell’identità e di giudicare un controsenso la lesina usata con iniziative e associazioni “che piacciono alla nostra gente”, ha puntualizzato l’attenzione posta in un emendamento presentato dal suo partito a proposito dei Consorzi universitari, tendente a puntualizzare le attività da svolgere per i finanziamenti ricevuti. Un provvedimento – ha spiegato – che tende a mettere ordine ad un settore abbastanza confuso. E’, quindi, intervenuto in replica l’assessore alla Pubblica Istruzione Pilia, che pur apprezzando il dibattito ha sottolineato i vari segnali positivi e di disponibilità della Giunta. Dopo aver rassicurato Capelli sulla attenzione della Giunta nei confronti della biblioteca Satta ha illustrato le ragioni del Fondo comune per la biblioteche pubbliche. Circa il Fondo unico universitario, ha spiegato la scelta dell’esecutivo che ha voluto prestare attenzione anche alle sedi periferiche, in considerazione della frammentazione del sistema universitario. “Il confronto in atto su questo tema”, ha precisato l’assessore che poi ha rassicurato che non vi è mai stata trascuratezza nei confronti delle scuole materne private. “Pur consapevole della loro funzione sociale è tuttavia importante rivedere i criteri in direzione di una maggiore equità”. Quanto agli interventi per la cultura, pur sottolineando l’importanza della difesa delle nostre identità, è tuttavia necessario razionalizzare gli interventi. L’assessore ha, quindi, replicato alle osservazioni avanzate dall’on. Scarpa ed ha difeso fermamente la coerenza dell’operato della Giunta: “non è stato tolto, anzi sono state aggiunte risorse”. Sottolineando che il sistema sardo è ancora distante dagli standard richiesti, ha lamentato la carenza di una normativa organica. “C’è ancora molto da lavorare sia la Giunta che il Consiglio, in comune con uno sforzo notevole e senza pregiudizio”. Ha, infine, ricordato le risorse in cifre destinate al settore. il presidente ha, quindi, posto in votazione l’emendamento 31. Per dichiarazione di voto è intervenuto l’on. Vargiu (I Riformatori), che ha ricordato come l’opposizione stia chiedendo alla Giunta su questo argomento un passo indietro. Ha preannunciato il voto a favore dell’emendamento. Messo in votazione l’emendamento è stato respinto. Sull’emendamento successivo, il n° 33, è intervenuto per dichiarazione di voto l’on. Beniamino Scarpa (Misto – Psd’az), che ha annunciato il suo “si”, non condividendo e scelte della Giunta. L’emendamento è stato respinto. Il presidente ha, quindi, posto in votazione l’emendamento 376 della maggioranza (Secci e più) che se approvato fa decadere gli emendamenti 3, 32, 55, 243. È intervenuto per dichiarazione di voto l’on. Capelli (UDC), che ha contestato le proposte dell’esecutivo e della maggioranza per quanto concerne la scuola paritaria. Ha preso, quindi, la parola l’on. La Spisa (FI) per il quale l’emendamento 376 “non può che avere una risposta politica di astensione”, in quanto senza di ciò resterebbe in atto una norma originaria assolutamente negativa. Si tratta di una questione importantissima che resta ancora aperta. Anche l’on. Scarpa (Misto – Psd’az)si è astenuto sull’emendamento della Giunta. Per l’on. Sergio Pisano (I Riformatori) non si può votare a favore di questo emendamento, ma anzi bisogna respingerlo con forza in nome di una certezza amministrativa indispensabile. Sostenendo l’esigenza di un confronto serio ha proposto una riscrittura più chiara della norma. L’on. Luciano Uras (PRC) ha motivato la sua perplessità sull’emendamento 376 annunciando la propria astensione. Dando atto di una correzione di rotta rispetto alla norma originaria del settimo comma, l’on. Nicola Rassu (FI) ha annunciato la propria astensione, pur trattandosi di un compromesso. L’on. Francesco Sanna (La Margherita) ha detto che l’emendamento è ben più di una mediazione ma è una chiarificazione della norma; ed ha sostenuto che la battaglia dell’opposizione è stata una mera strumentalizzazione. Ha spiegato la necessità di fare funzionare il settore in modo chiaro difendendolo dagli assalti. Ha fatto precise distinzioni circa l’uso delle risorse regionali sulla ripartizione degli incentivi, evitando che se avvantaggiassero le forze sociali benestanti che possono, invece, pagarsi la scuola, ma con una gestione veramente equa, ha annunciato il voto favorevole. Il valore e la funzione sociale delle scuole private è stato sottolineato dall’on. Liori (AN), che ha denunciato i tagli in un settore strategico tanto importante quale la scuole. Occorre dare certezza di risposte, ha affermato Liori e garantire il 75% a tutte le scuole, perché il settore privato offre un servizio che copre le carenze dello Stato. Ha annunciato il voto contrario. Il proprio no all’emendamento è stato annunciato anche dall’on. Ignazio Artizzu (AN) per il quale questo argomento sta finalmente mostrando con chiarezza la diversità delle posizioni. Sostenendo il valore della scuola privata di ispirazione cattolica, ha denunciato le tesi espresse nel tempo da Rifondazione Comunista. Per l’on. Vargiu (I Riformatori) con convinzione si deve votare contro l’emendamento, articolando le motivazioni che lo hanno portato a tale convincimento. Sottolineando che il servizio pubblico svolto dai privati deve dare a tutti l’opportunità di accesso, ha precisato che deve essere sancita una reale libertà di scelta. L’on. Marrocu (DS) ha denunciato il tentativo di “ideologicizzare il dibattito su questa materia” che giudicato “sciocco, stolto, offensivo”. Marrocu ha esortato a votare a favore di questo emendamento per dare adeguate garanzie e salvare un principio comune. Il voto favorevole è stato annunciato anche dall’on. Bruno (Progetto Sardegna), che difendendo il ruolo delle scuole private ha tuttavia richiamato l’esigenza di serietà amministrativa e finanziaria e di realismo senza demagogia. Il sì è stato annunciato anche dall’on. Uggias (La Margherita), cha ha annunciato il voto favorevole sottolineando l’esigenze di giustizia sociale che rendono necessario un cambiamento sostanziale negli orientamenti della regione. L’emendamento 376 è stato approvato con 41 sì, 8 no, 12 astenuti. Decaduti gli emendamenti 3, 32, 55 e 243. E’ stato, quindi, posto in votazione l’emendamento 377 (coma 8 dell’articolo 9) della Giunta. E’ intervenuto l’on. Capelli (UDC) che ha criticato tale proposta approfondendo il problema del fondo unico. Capelli si è a lungo soffermato sul problema delle università chiedendo la votazione per parti dell’emendamento. L’on. Secci (La Margherita) ha proposto una variazione della copertura finanziaria dell’emendamento 352. Posto in votazione l’emendamento 377 è stato approvato. L’emendamento successivo 252 (Secci e più) è stato votato a scrutinio segreto con questo esito: Presidente 55, votanti 53, astenuti 2, Si 41, No 12. L’emendamento 251 non è stato approvato. Approvato, invece, l’emendamento 307. Respinti, poi, gli emendamenti 241, 25 e l’emendamento 56. Sugli emendamenti 20 e 21 è intervenuto, l’on. Caligaris (SDI – SU), che ha annunciato il proprio sì. Favorevole anche l’on. Scarpa (misto - Psd’Az). Posto in votazione, è stato approvato per alzata di mano anche l’articolo 9 nel suo complesso. Sono stati, poi, respinti gli emendamenti aggiuntivi 29, 244, 30, 248, 249, 246, 247. E’ stato, invece, approvato l’emendamento n° 318. Sull’emendamento n° 319 (della Giunta) è intervenuto l’on. Diana (AN), che ha denunciato come con questo emendamento si stia modificando la destinazione d’uso, il che non è accettabile. Se questo è confermato il voto e contrario. Chiarimenti ha chiesto anche l’on. Scarpa (Misto – Psd’az). L’assessore Pilia (FI) ha rassicurato che non vi è alcun cambiamento nella destinazione d’uso. Il presidente ha chiesto però la sospensione su questo emendamento. È stato posto in votazione l’emendamento 16 che è stato approvato. Sull’emendamento 242 è intervenuto l’on. Contu (FI) che ha preannunciato il voto favorevole , ricordando che esso si riferisce al tradizionale “matrimonio selargino” che è radicato da decenni nella storia della città di Selargius. L’emendamento 242 è stato bocciato e con esso gli emendamenti 235, 240, 236, 14, 15, 17, 75, 76, 77, 36, 238, 237. L’emendamento n° 300 (Secci e più) è stato approvato ed anche il 304 e il 319. Per dichiarazione di voto sui vari emendamenti erano intervenuti i consiglieri La Spisa (FI), Scarpa (Misto – Psd’az), Sanjust (FI). Concluso l’esame dell’articolo 9, il presidente ha posto in discussione l’articolo 10. L’on. Oppi (UDC) ha chiesto il rinvio della discussione di questo articolo considerato in tenore del contenuto, e di anticipare la discussione dell’articolo 11. La richiesta è stata accolta. E’ stato, quindi, posto in discussione l’articolo 11 “norme in materia di personale” e i relativi emendamenti che sono stati dati per illustrati. Senza discussione l’articolo 11 è stato approvato gli emendamenti aggiuntivi 137, 138, 139, 140 sono stati respinti. Anche la discussone dell’articolo 12 è stata posposta. E’ stato poi posto in discussione l’articolo 13 (Risorse per l’organizzazione). Senza discussione l’articolo è stato approvato senza emendamenti. E’ stato poi messo in discussione l’articolo 14 (trasferimento alle province) senza che è stato approvato senza emendamenti. Nella discussione dell’articolo 15, relativo all’estinzione dei contratti di lavoro per limiti di età, è intervenuto l’on. Capelli (UDC), che ha criticato con numerose argomentazioni il secondo comma. Per l’on. Luciano Uras (PRC), crea problemi la questione finanziaria e la dotazione di risorse, esprimendo così forti riserve sul trasferimento di risorse e di compiti. Uras ha anche lamentato le sperequazioni che, a suo giudizio, sorgono con l’applicazione di questa norma. Ha chiesto “la cassazione del 2° comma”. Ha paventato che in questo modo si possano creare delle norme ad personam”. La necessità di sopprimere l’articolo 15, o almeno il suo secondo comma, è stata confermata anche dall’on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha ribadito la palese illegittimità della norma proposta. In particolare Roberto Capelli si è soffermato sul secondo comma dell’articolo, che prevede che i dipendenti “mantenuti in servizio ai sensi dell’articolo 16 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, sono collocati a riposo entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione”. Una mostruosità giuridica che contraddice numerose sentenze della Suprema Corte e di numerosi tribunali. Questo Consiglio non può approvare norme la cui validità è palesemente in contrasto con le leggi in materia. L’esponente dell’UDC ha, inoltre, confermato l’esigenza di non utilizzare la Finanziaria per mandare a casa cinque dipendenti, che poi sono forse solamente quattro” anche per una normale forma di rispetto nei confronti dei compiti e doveri dell’Assemblea Regionale. Una sollecita risposta e l’esclusione di questa norma,palesemente “intrusa” perché non compatibile con l’impianto generale della legge, è stata sollecitata anche dall’on. Pierpaolo Vargiu (I Riformatori). Non si possono proporre norme per epurare quattro o cinque persone, ha aggiunto Vargiu, imponendo al consiglio un metodo di confronto che non è “possibile” accettare perché poco produttivo, se no inutile. La soppressione, almeno del secondo comma dell’articolo 15, assolutamente “intruso e sconcertante” è stata sollecitata anche dall’on. Nicola Rassu (FI) il quale ha giudicato improponibile una norma “punitiva” nei confronti di alcune, poche, persone. Una norma “ad personam” ha concluso Rassu, non può essere assolutamente accolta. La validità e la perfetta legittimità dell’articolo proposto, dettato dall’esigenza di razionalizzare la struttura burocratica dell’amministrazione regionale, è stata difesa, con grande determinazione dall’assessore Massimo Dadea. Nessun intento punitivo nei confronti di nessuno, ha aggiunto Massimo Dadea, ma l’esigenza di avviare un necessario processo di modernizzazione e razionalizzazione della struttura burocratica regionale. Con la replica dell’assessore Dadea si è conclusa la discussione generale sull’articolo 15. Il presidente ha posto, quindi, in votazione l’emendamento n° 147 (Diana, Artizzu e più) soppressivo, che è stato respinto. Sull’emendamento 150, soppressivo del comma 2, è intervenuto, per dichiarazione di voto, l’on. Roberto Capelli (UDC), il quale ha confermato il suo giudizio di illegittimità, ricordando quanto deciso dalla Cassazione e, più recentemente dal Tribunale di Sassari. L’esponente dell’UDC ha confermato il suo voto a favore della soppressione del comma, richiamando l’assessore del Personale ad un maggior rispetto delle norme, in caso contrario “se ne dovrà assumere le necessarie responsabilità politiche”. Polemica la dichiarazione di voto, sempre sull’emendamento 150, dell’on. Luciano Uras (PRC), il quale ha sollecitato con foga la soppressione del secondo comma, una norma “ad personam”, “per punire, cacciare quattro dirigenti e quindici impiegati dell’amministrazione regionale” L’oratore ha, inoltre, vivacemente criticato il modo di affrontare il problema del personale di questa Giunta. Un modo, anzi un “mostro regionale, che proprio non funziona”. Lo stesso Presidente Soru, in molte occasioni, ha palesemente criticato questo apparato burocratico, ha aggiunto Uras. “Non si capisce perché si usino due pesi e due misure. Si vogliono cacciare quattro dirigenti e quindici impiegati, mentre si continua a mantenere in servizio il direttore del personale, che non è riuscito a organizzare nessuna struttura, che non è stato in grado di dare un assetto efficiente neppure al suo ufficio”. L’on. Uras ha, quindi, contestato la posizione dell’assessore dicendosi “profondamente deluso dalla Giunta ed anche da chi ne fa parte”. Posto in votazione, col sistema elettronico palese, l’emendamento è stato respinto con otto voti a favore, 28 contrari e 4 astenuti. Il Consiglio ha, quindi, approvato l’articolo 15 nel suo complesso. Prima di questa votazione, per dichiarazione di voto, è intervenuto, polemicamente l’on. Luciano Uras, il quale ha confermato tutte le sue critiche, chiedendo agli esponenti della sua parte politica “che la pensano come me, su una materia così delicata, come è quella che modifica le norme per la messa in quiescenza quando la partita e già incominciata, di prendere una posizione decisa”. L’Assemblea, successivamente, ha respinto altri tre emendamenti aggiuntivi proposti dalle opposizioni. Il Consiglio ha, velocemente, approvato l’articolo 16, “Esodo incentivato” che prevede particolari incentivi economici da corrispondere al personale regionale e degli enti strumentali, che, avendo raggiunti i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre prossimo, chiede di anticipare al 30 giugno la risoluzione del rapporto di lavoro. Una “norma” anche questa “per favorire il processo di riorganizzazione della struttura burocratica dell’amministrazione e degli enti regionali. All’articolo sono stati presentati tre emendamenti, tutti dell’opposizione. L’articolo e gli emendamenti sono stati dati per illustrato; il relatore e la Giunta hanno espresso il loro parere contrario agli emendamenti presentati. Gli emendamenti, quindi, sono stati bocciati, mentre l’articolo è stato approvato. Molto rapidamente è stato approvato anche l’articolo 17, che fissa l’indennità di gabinetto, da corrispondere al servizio del cerimoniale del presidente. All’articolo è stato presentato un emendamento (Diana, Sanna e più) per equiparare economicamente il personale forestale e di vigilanza ambientale a quello dello stato, corrispondendo “l’indennità per servizio di istituto” pensionabile. L’emendamento è stato illustrato dal primo firmatario, l’on. Mario Diana (AN), ed è stato poi ritirato, perché l’assessore del personale Massimo Dadea ha assicurato che essendo questa una nomina “contrattuale”, sarebbe stata discussa in sede di rinnovo del contratto di lavoro. E’ stato poi messo in discussione l’articolo 18 (Modifiche alla legge 31/98) e i relativi emendamenti. È intervenuto l’on. Capelli (UDC), che soffermandosi sulle problematiche della sperimentazione del “digitale terrestre”, che ha approfondito le varie peculiarità degli emendamenti proposti dalle opposizioni, sottolineando le esigenze derivanti dal controllo dei flussi di informazioni. Senza discussione l’emendamento 212 è stato bocciato. Sull’emendamento 153 (Diana e più) è intervenuto l’on. Diana (AN) che ha contestato il comma 1 con particolare riferimento alla lettera A di cui si chiede, appunto, la soppressione. L’emendamento non è stato approvato. L’articolo 18 è stato approvato. Respinti gli emendamenti 34 e 152. Sull’emendamento 350 (aggiuntivo all’emendamento 320 della Giunta) è intervenuto l’on. Vargiu (I Riformatori), che ha annunciato il voto contrario- L’emendamento 320 prevede l’istituzione della Direzione per l’innovazione tecnologica e per le tecnologie dell’informazione, su cui l’on. Vargiu ha manifestato tutta la propria contrarietà sollevando forti preoccupazioni. “Tutto questo è inquietante” ha detto Vargiu. L’emendamento 350 non è stato approvato. L’emendamento 320 è stato messo in votazione. Ha preannunciato voto contrario l’on. Vargiu (I Riformatori), che ha ribadito le sue preoccupazioni per la mancanza di un controllo politico sulla Direzione generale per le tecnologie che si vuole istituire. L’on. Secci ha, quindi, chiesto la votazione per parti. Accolta la richiesta, la prima parte è stata approvata. La seconda parte non è stata approvata. L’ultima parte è stata approvata. È stato poi messo in discussione l’articolo 19 e gli emendamenti. Gli emendamenti sono stati ritirati. È intervenuto l’on. Pisano (I Riformatori), che ha manifestato forti perplessità su questo articolo. Critiche ha espresso anche l’on. Rassu (FI) per il quale si tratta di una norma “contra legem”. L’articolo 19 è stato, quindi, approvato. La seduta è stata sciolta