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17/04/2005 Rassinnia de s'imprenta - Unione Sarda 16.04.2005

Sui manager stranieri Soru si è tolto la maschera

de Roberto Ripa

Troppo facile oggi, è come sparare sulla Croce Rossa. Se la calata dei manager dalla Penisola presta il fianco allo slogan della lotta per la cacciata dei piemontesi, Giacomo Sanna, laeder sardista con i quattro mori nel dna, preferisce saltare luoghi comuni e passare al resto.
«Si sono riempite le campagne elettorali di slogan, e alla fine questo è il risultato». Identità e sardismo: un vestito per tutte le stagioni. «Non lo dica a me. Si rivolga alla moda dei tanti nazionalitari della domenica. Quelli che hanno sventolato bandiere e riempito programmi elettorali. E ora si vede quale valore danno al patrimonio umano della Sardegna. Vogliamo ricordare anche i panini di Elmas. «Il problema è proprio questo. I sardi devono tirare le somme sul comportamento di chi ha detto una cosa in campagna elettorale e oggi ne fa un'altra. Noi non abbiamo nulla da rimproverarci, dobbiamo solo prenderne atto. Oggi per noi è perfino superfluo entrare nella polemica». Il sardista Soru l'ha delusa? «Assolutamente no. Quello che sta capitando in questi giorni è l'ennesima conferma di quanto avevamo annunciato a giugno scorso. Ma attenzione Soru non è il solo responsabile. Intorno al presidente e all'esecutivo c'è una coalizione, ci sono i partiti. Ma sulle nomine Asl qualche voce fuori dal coro c'è stata. «In questi giorni ho letto di tutto, dichiarazioni critiche verso i provvedimenti della Giunta da parte di singoli consiglieri regionali della maggioranza. Chi inizialmente non era d'accordo con me oggi deve prendere atto di questa anomalia. Deve riflettere sul fatto che qualcuno si è presentato agli elettori in un modo e con valori diversi da quelli che oggi dichiara. Ha pensato in un modo e agisce in un altro. Soru ripeto non è l'unico, ci sono molti corresponsabili. Soru è il frutto dalla coalizione di centrosinistra. I partiti devono rappresentare ancora qualcosa, invece di lasciare spazio alla protesta, alle singole voci. Le forze della coalizione hanno il sacrosanto dovere di arrivare alla verifica. Invece le sembrano assopiti, intimoriti dal governatore? «Continuano a tenere la testa sottoterra. Se a loro questo va bene, ognuno si assume le responsabilità. Ma se non è così, la protesta di un singolo non dice nulla, il dissenso deve essere testimoniato dai partiti». In questa alleanza ci siete anche voi. Un patto scomodo ora? «Niente affatto, le amministrative sono un'altra cosa. Noi in Regione siamo all'opposizione, l'accordo politico con il centrosinistra è un'altra cosa». E le tante nomine di esterni fatte dall'esecutivo regionale non aiuta la causa. «Sembra che alla base delle scelte di questa giunta ci sia la convinzione che le nomine degli esterni siano state fatte per rimediare all'incapacità dei sardi, questo io non l'accetto. E mi meraviglio che i partiti della coalizione di maggioranza continuino a sottostare in silenzio a tutto questo». Che la sanità sarda vada rivista è indubbio. «Nel settore bisognava mettere mano, ma il problema della sanità interessa tutti i sardi. Non si può farlo diventare un discorso di pochi. I correttivi andavano e vanno fatti. Non solo. Il manager di ogni società privata viene allontanato se non è all'altezza di gestire al meglio il patrimonio dell'azienda. E questo vincolo di far quadrare i conti sembra che finora non sia stato l'elemento principale nei rapporti con la Regione nel comparto sanitario. Quindi, chi non è all'altezza, è giusto che venga allontano». La questione però riguarda il metodo «Precisamente. Escludere da queste nomine la calasse dirigente sarda è assurdo. I professionisti della Sardegna vengono messi al bando come lebbrosi, mentre sappiamo bene che in Sardegna abbiamo esperti di grande professionalità acquista negli anni. Se cercavano persone capaci di non farsi tirare la giacca qui ne avrebbero trovato molte, bastava scegliere nel modo giusto». Per ora hanno chiamato dal Veneto e dall'Emilia. Nulla da dire sui nuovi manager, non è questo. Non si mettono in discussione le persona che sono arrivate qui. Il vero problema è che la Giunta con questo metodo adottato per la Sanità ma anche in altri settori dell'amministrazione regionale, ha punito i professionisti che hanno avuto come unica sfortuna quello di nascere in Sardegna». 

Roberto Ripa 

A segus