07/04/2005 Rassigna de s'imprenta - L'Unione Sarda 05.04.2005
Messaggio da Laconi: bisogna adottare sa limba de mesania
de Antonio Pintori
Per loro su sardu è limba de vida, traballu e guvernu. Niente a che vedere con la lingua sarda unificata che la Regione ha adottato lo scorso 2001. Lo hanno detto chiaramente i rappresentanti dell'associazione regionale "Sotziu Limba Sarda", che raccoglie un centinaio di aderenti di tutta l'isola. Un messaggio a chiare lettere lanciato durante un convegno nel centro culturale di Laconi, dove sono state poste a confronto le due ipotesi di lingua sarda unificata e limba de mesania, portata avanti proprio da "Sotziu Limba Sarda", che conta diversi soci delle zone interne. La precisazione non è casuale. «La lingua sarda unificata cancella tutte le varianti locali de sa limba», dice Giuseppe Corongiu, direttore dell'associazione e promotore del primo sportello linguistico della lingua sarda nel 1999 a Quartu Sant'Elena. Tema quanto mai attuale nel dibattito culturale isolano di questi giorni. Proprio da un comune delle zone interne arriva una difesa accorata delle parlate locali ed una filippica contro la lingua sarda unificata, che si è appiattita sul logodorese. Serve una lingua sarda unica, ma che consenta nello stesso tempo al signore di Aritzo o Pompu di continuare a pronunciare e scrivere i vocaboli ereditati dai suoi antenati come fa da decenni. Insomma, una soluzione intermedia. Perché questo propone sa limba de mesania. «Per noi la Regione sarda deve adottare una lingua ufficiale in uscita», spiega Corongiu, «da utilizzare negli atti pubblici e nei rapporti con enti nazionali ed internazionali». "Su Sotziu Limba Sarda" ha identificato questa lingua, letteralmente "di mezzo", «che raggruppa le due varianti del campidanese e del logodorese», spiega il direttore dell'associazione. «Parole e pronunce proprie della zona centrale della Sardegna, quella che dal Guilcer si spinge fino all'Ogliastra», entra nel dettaglio Corongiu, «e che nel corso dei secoli ha subito gli influssi sia del logodorese che del campidanese». Questa è sa limba de mesania. «Una lingua vera e parlata da gente vera in paesi veri», ripete più volte Maurizio Virdis, docente di filologia romanza e linguistica sarda all'università di Cagliari, «una proposta ragionata e sensata, che permetterà al sanlurese, come a su casteddaiu, di parlare come sempre ha fatto». Una proposta democratica, l'hanno definita tutti a Laconi. Infatti se la Regione sarda avrà una lingua ufficiale "in uscita", "in entrata" permetterà a comuni e province di redigere documenti ed atti amministrativi nelle varianti linguistiche di ogni singolo territorio. «Una soluzione postmoderna», incalza Corongiu. Un progetto linguistico che non può non confrontarsi con quello di lingua sarda unificata, LSU per gli addetti ai lavori. «Molti professori della commissione che ha elaborato questa LSU», ricorda Corongiu, «non hanno firmato la proposta definitiva. Nel 2003 la Giunta regionale ha sottolineato che questa scelta non era stata fatta dal Consiglio». Ma allora, si chiede Corongiu, «era solo un'ipotesi od una proposta ufficiale». Eppure alcuni enti hanno riproposto la LSU, come la provincia di Nuoro, «quella stessa scelta prima fatta e poi bocciata dalla Regione», polemizza il presidente de "Su Sotziu". Critiche puntuali e dettagliate alla LSU anche da Mauro Puddu, autore del "Dizionario della lingua sarda". «La LSU non permette di parlare e scrivere tutto il sardo», spiega: «Il sardo va umanizzato, calato nei territori. Le amministrazioni provinciali dovranno trovare una lingua per i propri documenti che rappresenti la summa della loro realtà locale». Puddu definisce artefatta la LSU e promuove sa limba de mesania: «Certe cose si diranno alla campidanesa, altre alla logudoresa nei documenti ufficiali della Regione ed ogni paese non vedrà cancellata una parte della propria cultura e della propria identità». Adesso il giudizio finale spetta alla Regione. «Nel 2004 la Regione ha adottato entrambi i progetti e sta valutando la scelta migliore», ricorda Corongiu. Nel Sarcidano, dove "Su Sotziu" ha radunato decine di iscritti, sperano che la decisione cada sulla lingua de mesania. Antonio Pintori