Oggetto: Osservazioni della Confederazione Sindacale Sarda sul DPEF 2006-2008
Audizione 3 Commissione Bilancio Consiglio regionale del 02.08.2005
PREMESSA
La Confederazione Sindacale Sarda ringrazia il Presidente della Commissione ed i suoi componenti per l’invito ed opportunità di esprimere il proprio parere ed alcune osservazioni di merito sul DPEF 2006-2008, sul quale per altro non è avvenuta nessuna analoga consultazione da parte della Giunta Regionale, come invece avvenne per la manovra di bilancio 2005.
GIUDIZIO
La Confederazione Sindacale Sarda esprime un giudizio complessivamente positivo sul DPEF 2006-2008.
Condivide le analisi sul quadro economico nel sistema europeo e nazionale e soprattutto valuta di estremo interesse l’analisi sulla struttura produttiva del “Sistema Sardegna”.
1. Il continuo rimando nel DPEF al futuro Programma Regionale di Sviluppo (PRS), lungi dall’apparire un rifuggire da un quadro preciso e concreto di concezione di NUOVO SVILUPPO, risulta invece la matrice principale e l’asse portante su cui si sviluppa questa proposta di DPEF che non avrebbe senso senza lo schema “strategico” del PRS, i cui nuovi strumenti di programmazione sono il Piano del Turismo sostenibile, il Piano Socio-Sanitario, il nuovo Piano Energetico, il Piano di Assetto del Territorio, il Piano Agroalimentare e di Sviluppo rurale, il Piano Antispopolamento.
2. Finalmente si rompe un tabù consolidato in Sardegna sul mondo delle Imprese e si da conto della realtà delle imprese sarde senza infingimenti: il 40 % opera nel commercio, il 28 % negli atri servizi, il 17 % nelle costruzioni e solo il 14 % nell’industria. Si dice con chiarezza che la nostra struttura d’impresa prevalente ha una dimensione media di 3,7 dipendenti e che le microimprese sono il tessuto vero della nostra economia, dando atto che le imprese artigiane costituiscono circa il 38 % del totale delle imprese con una incidenza occupazionale rilevante.
3. Il DPEF analizza i settori produttivi e fa osservare che essi sono concentrati in pochi settori: alimentare (22,4 %), lavorazione del legno e sughero (16 %), produzione del metallo e affini (15 %), estrazione e trasformazione (10,4 %); Certo poi vi è un indice di specializzazione dell’economia isolana su cui ha ancora un peso determinante il settore estrattivo sia per la componente energetica (52 %) sia nei minerali metalliferi (54,7 %) che nelle altre attività estrattive di cava (4,5 %).
Non mancano altre specializzazioni legate soprattutto allo sviluppo di internet e dell’informatica, alla produzione di energia, gas e acqua.
4. Nel piano di Nuovo Sviluppo Sostenibile uno dei volani principali è il Turismo strettamente legato al Piano Paesaggistico Regionale che indica il turismo non solo come valore economico rilevante ma come rispetto e promozione del paesaggio della Sardegna che è assunto come valore identitario del territorio sardo. In questo senso si parla di “nuova rinascita” fondata sull’identità del territorio, punto di forza del nuovo modello di sviluppo.
5. L’aver centrato il DPEF sul nuovo sviluppo ed individuato i macro obiettivi quali la competitività e la coesione sociale, determina la chiarezza delle linee strategiche su cui la Regione intende muoversi ed investire nel prossimo futuro.
La Confederazione Sindacale Sarda condivide queste linee strategiche ed incoraggia il Consiglio ed il Governo regionale perché il presente DPEF sia effettivamente “un percorso di sviluppo fondato sull’equilibrio e sul rinforzo reciproco fra competizione e coesione”
I PUNTI CRITICI
Il DPEF mostra alcune incoerenze rispetto alle quali la Confederazione Sindacale Sarda intende proporre dei correttivi.
1. Se è vero che la cultura dell’identità deve essere sempre più correlata ai nuovi processi e progetti autonomistici e la lingua sarda è riconosciuta come valore identitario principale legata alla scoperta, conservazione e valorizzazione del patrimonio delle varie comunità locali, il DPEF manca di coerenza tagliando vistosamente i fondi proprio in quei capitoli di spesa dove maggiori dovrebbero essere le risorse a disposizione; come pure è assurdo che, mentre si esaltano l’arte e la cultura sarda, si scivoli pesantemente sull’editoria sarda,..Proprio su questo versante, se non si dovesse procedere ad una immediata correzione, si metterebbero a rischio progetti e programmi dell’intero settore con gravi ripercussioni sull’occupazione e freno alla competitività della nostra editoria che in questi anni si è conquistato spazi interessanti di mercato nelle fiere nazionali ed internazionali.
2. Se l’analisi delle nostre imprese mette in luce la insufficiente capacità di “ fare sistema” delle nostre microimprese, non si capisce perché il DPEF non impegni maggiori risorse in questa direzione, dando ancora una volta più peso alle grandi Industrie, sui cui già esistono impegnati fondi statali rilevanti. La proposta della Confederazione Sindacale Sarda è di incentivare con fondi regionali solo le industrie che accettino il Piano Regionale di Riconversione Industriale in ciò condividendo e sostenendo le recenti dichiarazioni dell’assessore regionale all’ambiente che tanto clamore hanno suscitato soprattutto in chi intende perseguire il vecchio sviluppo industriale fallimentare e in gran parte inquinante come dimostrano le ricadute negative sull’ambiente e sulla salute delle popolazioni interessate.
Condividiamo lo sviluppo sostenibile e la definizione citata nello stesso DPF,enunciata nel Rapporto Brundtland (Tokio 1987 – Rio de Janeiro 1992) che “la protezione non va più considerata un limite allo sviluppo economico e sociale, ma deve essere vista come un suo presupposto fondamentale”.
3. Sul Commercio, che pure in Sardegna è al primo posto come numero di imprese attive, il DPEF non mette neppure un euro a disposizione e non viene spesa neppure una parola a favore del commercio ambulante che da anni attende una Legge Regionale che restituisca le competenze del rilascio delle licenze ai comuni, togliendo le stesse alle Province che incassano i tributi senza rendere alcun servizio a questi lavoratori.
La CSS da anni sostiene l’ambulantato, che in Sardegna interessa più di 6 mila addetti, e ripropone con forza, come ormai da due DPEF che, nelle more di una legge Regionale sul Commercio, si introduca un articolo li legge in Finanziaria che preveda le licenze comunali. Si allega la proposta.
4.Sull’Agroalimentare, settore portante per il nuovo sviluppo sostenibile, perché ambiente sano e pulito significano migliore qualità di prodotto, il DPEF investe ancora troppo poco. Gli sforzi dovrebbero andare sulla formazione, sulla creazione di imprese cooperativistiche e su nuove forme di accesso al credito.
5.Sulla Formazione il DPEF non riesce a vincere la contraddizione sulla bassa scolarizzazione, sull’alta incidenza si dispersione scolastica e l’esigenza formativa, rifugiandosi unicamente sulla Legge che affida alla Scuola il compito della scolarizzazione fino ai 14 anni. Ma ancora una volta non vengono indicati i modi di recupero dei ragazzi che abbandonano la scuola e che in questi anni hanno avuto come unica risposta alternativa i corsi professionali: Eppure la comunità Europea ha messo a disposizione i fondi per risolvere questo problema che deve trovare risposta urgente e adeguata da parte della Regione.
6. Il DPEF riconosce il ruolo delle parti sociali come soggetti attivi di collaborazione, elaborazione di progetti e di sostegno alla programmazione regionale, però non rifinanzia il funzionamento del CREL, di cui ancora si attendono le nomine e a cui la CSS si candida, né il DPEF rifinanzia il capitolo di spesa a cui le OOSS facevano riferimento per svolgere i compiti di collaborazione con le Istituzioni Regionali.
L’ambiente e le politiche del territorio saranno le sfide per il Nuovo Sviluppo: Il lavoro e le sue nuove opportunità dovranno essere legate strettamente al Piano Regionale di Sviluppo. La Confederazione Sindacale Sarda sostiene e sosterrà tutte le rivendicazioni presenti nel DPEF volte ad ottenere dal Governo Nazionale il rispetto dell’art.8 dello Statuto per quanto riguarda le spettanze derivanti dal maggior gettito dell’IRPEF, dell’IVA e dei PIL nazionali e regionali.
La Confederazione Sindacale Sarda si troverà a fianco dell’Istituzione Regionale perché coesione e sussidiarietà siano sinonimo di equità e di riconoscimento di pari dignità di cittadinanza in Italia e in Europa.