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Limba e Imprenta - Il messaggero sardo telematico de su 23.08.2004

Il percorso linguistico per realizzare la "limba de mesania"

I primi abitatori della Sardegna furono certamente gli anonimi Paleolitici-Neolitici a cui fecero seguito lenti processi migratori provenienti dal Sud del Mar Caspio e dalle pendici del Caucaso; più specificatamente gli ultimi studi sul DNA indicherebbero l'Armenia.Sui popoli antichi dell'Isola è assai ricca la favolistica di autori greci e latini, ma finora non si conosce nessun documento che faccia da riferimento ai loro arcaici linguaggi. Particolarmente nella toponomastica, sono comunque pervenuti fino a noi, e non sommersi dalle lunghe e varie dominazioni, nomi dalla radice NUR-UR e AL.-A, comuni alla toponomastica orientale e asiana; ciò sosterrebbe, ancor più, la tesi della migrazione da Oriente a Occidente dei futuri nuragici.Altre radici superstiti delle lingue asiane nel lessico sardo sono: ASU; BON; GAL; GEN; GES; GON; EKA; KI; KUR; MAS; TUR, etc. Naturalmente questi periodi storici e linguistici sono avvolti dal più fitto mistero e si prestano alle più svariate ipotesi; per l'opera di linguisti e ricercatori sardi c'è stato il collegamento tipologico tra il sardiano-nuragico e l'etrusco, e il ricorso ad accoppiamenti di monosillabi accadici-sumerici (terzo millennio a.C.) per spiegare parole e toponimi della Sardegna.In ogni caso comunque la lingua nuragica o paleosarda e il suo sistema linguistico è stato arricchito dai contatti con il mondo paleoetrusco-laziale, eolico e fenicio-punico; alcuni termini di chiara origine punica sono di uso comune nel meridione dell'Isola: mitza (sorgente) e tzinniga (giunco marino).Con l'opera di colonizzazione della Sardegna da parte dei Romani, iniziò nel 238 a.C., il drammatico processo di romanizzazione che interessò la quasi totalità dell'Isola con la conseguente diffusione e penetrazione della lingua latina: quella arcaica delle prime colonie.Nei sette secoli di dominazione si ebbe un radicamento del latino-sardo che resistette a qualsiasi rilevante influsso in età bizantina.Le dominazioni, particolarmente nelle zone interne, furono anche generatrici di “ribellismo” o di coscienza-identità “resistenziale” che si concretizzò nel fiero periodo giudicale (IX-XV secolo); periodo storico ricordato per il conseguimento di una condizione di autonomia politica e indipendenza.Dai documenti giudicali “in limba” (Carte dei Giudici, degli Statuti e la Carta de Logu -opera legislativa - di Eleonora d'Arborea) emerge “una lingua romanza autentica e particolarissima, poco differenziata sul piano areale e con parecchi tratti rispetto alle sorelle neolatine”.E appunto da quell'idea di una base linguistica importante e unitaria, identificata storicamente nel territorio arborense e nel richiamo alla lingua sarda utilizzata per la Carta de Logu, nasce la proposta alternativa alla LSU (norme di base per una “Limba Sarda Unificada” Regione Autonoma della Sardegna, Cagliari 2001) e definita “Limba De Mesania”.Vari i rilievi critici: (artificialità, carattere impositivo) mossi allo standard avanzato con il progetto LSU: ma soprattutto ritenuto non praticabile perchè frutto di scelta che “favorisce”solo una macrovariante, quella logudorese, a discapito dell'intero patrimonio lessicale e morfologico rappresentato dall'unitarietà del campidanese e logudorese.La “Limba De Mesania”, proposta da “Comitau abbia a unu sardu cumunu”, ha riattivato un ampio dibattito tra intellettuali, scrittori, poeti e la dichiarata adesione della Fondazione Sardinia, Sotziu Limba Sarda, Istituto Camillo Bellieni e di svariate associazioni culturali locali. Con la lingua di mezzo o mediana si auspica la pari dignità delle varianti, il superamento di localismi e campanilismi che, ancora una volta, minerebbero la serena possibilità di una politica linguistica unitaria “de totu su sardu” e una normalizzazione democratica della lingua di riferimento ad uso dell'Amministrazione della Sardegna. Il progetto aperto a contributi o osservazioni, si propone di realizzare “unu manigiu unitariu e comunu” della lingua e “s'unificatzione de s'iscritura”.Alla presentazione, avvenuta recentemente a Cagliari, seguiranno un convegno, incontri-dibattito nell'Isola e nei circoli degli emigrati sardi.Il ricco e attuale patrimonio linguistico della Sardegna è principalmente rappresentato, secondo i glottologi, da un sostrato di sardo antico; dalla rilevante parte centrale latina; da superstrati di italiano medievale-moderno, catalano e spagnolo. Rilevano, inoltre, tracce del greco bizantino e di altre lingue che non hanno mai dominato la Sardegna.La vera limba identitaria, siamo comunque certi, sarà sempre quella parlata, frutto vitale di cultura orale e corale, ricca di varianti e diversità ed espressione di tutte le realtà e comnità della Sardegna.

A segus