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04/03/2005 Rassigna de s'imprenta - La Repubblica

L'università affare di famiglia

di Attilio Bolzoni

BARI - La stanza numero 24 è quella del professore Giovanni Tatarano,
> ordinario di Diritto privato. Suo figlio Marco insegna lì accanto, nella
> stanza numero 4. Sua figlia Maria Chiara riceve gli studenti proprio di
> fronte a papà, nella stanza numero 12.
> Tutta la famiglia in un corridoio. E non come quegli altri, che si sono
> sparpagliati invece su quattro piani e sopra cinque cattedre. Quegli altri
> che si chiamano Dell'Atti, tutti parenti, tutti docenti.
>
> Ma mai tanti e mai tanto esimi come i Massari, nove tra fratelli e nipoti
e
> cugini, probabilmente la tribù accademica più numerosa d'Italia. Benvenuti
> all'Università di Bari, benvenuti nella città dove in pochi intimi si
> spartiscono il sapere e il potere.
> Buongiorno, dov'è la stanza del professore Girone? "Girone chi?", risponde
> spazientito il vecchio custode di Economia e Commercio. Girone Giovanni il
> Magnifico Rettore o Girone Raffaella che è sua figlia?, Girone Gianluca
che
> è suo figlio o Girone Sallustio Giulia che è sua moglie? In ordine, stanza
> numero 3, stanza numero 26, stanza numero 58, stanza numero 13. E
aggiunge,
> sempre più infastidito il custode: "Poi se vuole parlare con un altro
> parente stretto dei Girone, ci sarebbe pure il dottore Francesco
Campobasso,
> associato di statistica, che è il marito della professoressa Raffaella,
> quinto piano, stanza numero 19".
>
> E' cominciato così il nostro viaggio in quel labirinto che è l'Ateneo
> pugliese, concorsi pilotati, test truccati, esami comprati e venduti,
> tentate estorsioni e una Parentopoli che è ormai al di là del bene e del
> male. Lo scandalo sta dilagando. E a Bari, per la prima volta la razza
> barona trema. Sussurri, voci, grida. Si sta scoprendo un vero verminaio
> nell'Università dalle più antiche tradizioni delle Puglie. Facoltà dopo
> facoltà, dipartimento dopo dipartimento. E anche sotto la spinta di una
> valanga di anonimi.
>
> Sono tanti i Corvi che volano nel cielo di Bari in queste settimane di
> paura. Raccontano di tutto e di tutti, spiegano in lunghe lettere (con
tanto
> di allegati grafici e di alberi genealogici) come una mezza dozzina di
clan
> accademici hanno allungato le mani sull'Università. "Arrivano ogni mattina
> sulle scrivanie dei sostituti con la posta prioritaria", confessa il
> procuratore aggiunto Marco Dinapoli, il magistrato che coordina le
indagini
> sulla pubblica amministrazione. Denunce di combine nelle commissioni
> esaminatrici, nomi, cognomi, favori incrociati per piazzare di qua e di là
> consanguinei o amanti, fidanzati e generi. Ci sono inchieste aperte
> dappertutto. A Veterinaria e a Matematica, a Scienze delle Comunicazioni,
a
> Cardiologia, a Ginecologia, a Genetica, al Politecnico. Ma è Economia e
> Commercio - dove il rettore Giovanni Girone è ordinario di Statistica -
che
> è il cuore della razza barona barese, è in quell'edificio grigio a cinque
> piani il suq delle cattedre.
>
> Sono tutte qui le grandi famiglie accademiche, tutte super rappresentate a
> cominciare da quella del Magnifico fino agli illustrissimi Massari, tre
> fratelli - Giansiro, Lamberto e Lanfranco - e poi un nugolo di figli
> ricercatori. Concorsi a regola d'arte, carte naturalmente sempre a posto
> come vuole la legge. Tanto a vincere sono soprattutto i parenti. Il
preside
> della facoltà si chiama Carlo Cecchi e allarga sconsolato le braccia: "A
me
> i professori me li regalano le commissioni aggiudicatrici dei concorsi:
cosa
> posso fare io? Io non sono mai stato nelle commissioni di esami".
>
> Senza vergogna e senza pudore una dozzina di clan accademici, anno dopo
> anno, si sono impadroniti dell'Ateneo. "E' come se ci fosse stata una
> competizione tra alcuni professori a chi riusciva a collocare più membri
del
> proprio gruppo familiare", commenta Nicola Colaianni, ex magistrato di
> Cassazione, il docente di Diritto pubblico nominato dal senato accademico
a
> presiedere una commissione d'inchiesta sui buchi neri dell'ateneo. La sua
> relazione finale l'altro ieri è finita dritta dritta alla procura della
> Repubblica.
>
> Ci sono i clan ad Economia e Commercio e ci sono quelli al Policlinico,
> altro girone infernale della cultura universitaria pugliese. Clan e ancora
> clan, lo scambio di promesse per un posto di ricercatore o di associato, i
> figli e i nipoti tutti specializzandi, sempre gli stessi nomi che occupano
> le stesse cattedre: i Ponzio a Lingue, i Foti al Politecnico e via via
tutti
> gli altri. Fino alle grandi famiglie dei "professori" del Policlinico.
Quasi
> tutti hanno trovato un dottorato di ricerca o un incarico nella stessa
> clinica del padre o dello zio o del cugino. A Psichiatria. A Ortopedia. A
> Neurochirurgia. A Endocrinologia. A Chirurgia generale. Un elenco
infinito.
> Con il 40 per cento circa dei figli dei primari nella stessa facoltà dei
> padri e, molto spesso, nella stessa struttura operativa. Con l'età dei
> "fortunati" parenti a volte molto sospetta, mediamente dieci anni più
bassa
> di quella dei loro colleghi senza blasone.
> Privilegi di casta e anche qualcosa di più. Come quell'holding che gestiva
> concorsi con il trucco a Cardiologia, il fondatore della scuola barese
Paolo
> Rizzon arrestato per associazione a delinquere "finalizzata al falso e
alla
> corruzione", secondo i giudici un componente di rango di una sorta di
Cupola
> che "dirigeva" gli affari della cardiologia. E non solo in Puglia. O come
il
> primario di Ginecologia e ostetricia Sergio Schonauer, indagato per avere
> votato una commissione che avrebbe dovuto giudicare suo figlio Luca per un
> posto di ricercatore nella sua stessa clinica. E' la prepotente
"normalità"
> di questa Bari universitaria che si sente impunita, è l'intrigo alla luce
> del sole, l'omertà delle complicità estese.
>
> Rettore, ma cos'è questa sua Università, una sola grande famiglia? Prima
> Giovanni Girone travolge con la sua mole un gruppo di giornalisti e si fa
> sfuggire un magnifico "vaff...", poi si scusa, minaccia la solita querela
a
> chiunque parli o scriva dei suoi e degli altri parenti cattedratici,
> finalmente si placa e ci fa entrare nella sua stanza. Alle sue spalle due
> grandi foto, una di Padre Pio e l'altra di Aldo Moro. E alla fine Girone
> sospira: "I nomi non c'entrano, i concorsi o sono corretti o non sono
> corretti. E nel caso di mia moglie e dei miei figli è stato tutto
> regolarissimo: quel che conta è soltanto la produzione scientifica". Così
> parla il Magnifico rettore dell'Università di Bari, l'ateneo delle grandi
> tribù.
>
> (3 marzo 2005)
>

A segus